Diario per John, "opera postuma" che raccoglie le conversazioni tra la scrittrice e il suo psichiatra, è finito al centro del dibattito letterario. Davvero tutto quello che gli scrittori scrivono è fatto per essere letto e pubblicato? Anche senza il loro consenso?
Uno dei massimi esperti di Caravaggio del mondo dice di aver finalmente trovato il suo primo dipinto
Secondo Gianni Papi, "Ragazzo che monda un frutto" è l'opera prima dell'artista: ci sarebbe un dettaglio che lo conferma oltre ogni ragionevole dubbio.

Uno dei massimi esperti dell’opera di Caravaggio, Gianni Papi, sostiene di aver individuato che quello che potrebbe essere il suo primo dipinto. La piccola tela s’intitola “Ragazzo che monda un frutto” e ritrae un ragazzino intento a sbucciare una pera con un coltello. Il dipinto potrebbe essere stato il biglietto da visita dell’artista all’arrivo a Roma.
Sappiamo che a vent’anni Caravaggio si trasferì dalla Lombardia alla città papale in cerca di fortuna. Allora sconosciuto e indigente, per anni dovette dipingere a poco prezzo ritratti e piccole nature morte o soggetti ricorrenti, come appunto il ragazzo che monda la frutta. Dato che all’epoca Caravaggio era poverissimo, si stima che abbia riprodotto più e più vote questo soggetto, che viene anche citato dal biografo suo coevo Giulio Mancini quando racconta la sue opere giovanili. Il fatto che Caravaggio firmasse raramente le sue tele rende sempre molto difficile individuare un’originale tra i tanti potenziali candidati (tra i quali non si contano i falsi e gli imitatori).
Papi però ritiene che la copia comprata da un privato in un’asta nel 2024 sia proprio quella di cui parla Mancini. La tecnica, i pigmenti e il soggetto sono coerenti con quanto sappiamo del giovane artista, ma la differenza l’avrebbe fatta un ulteriore particolare. I raggi X hanno infatti mostrato lo schizzo di una testa di cane, poi coperto da una mano di pittura nera, in quello che è un “riciclo” di una tela caratteristico di un’artista squattrinato. Il muso sarebbe quello di Cornacchia, il cagnolino nero a cui il giovane Caravaggio era legatissimo, come riportato dal suo biografo Giovanni Baglione.

Diario per John, "opera postuma" che raccoglie le conversazioni tra la scrittrice e il suo psichiatra, è finito al centro del dibattito letterario. Davvero tutto quello che gli scrittori scrivono è fatto per essere letto e pubblicato? Anche senza il loro consenso?