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01:43 lunedì 27 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

Bully, la storia nera più estiva che c’è

Il film del regista di Kids racconta un vero caso di cronaca, l'omicidio di Bobby Kent, un giovane bullo ucciso il 14 luglio 1993 da un gruppo di teenager guidati dal suo migliore amico e dalla sua fidanzata.

28 Agosto 2024

Da quando l’ho visto su Mubi un paio di anni fa, per caso, durante uno degli infiniti pomeriggi di un agosto trascorso a Milano, Bully di Larry Clark è diventato il mio film dell’estate (oltre che uno dei miei film preferiti). Non ne sapevo niente: soltanto dopo ho scoperto che la storia che racconta è ispirata a un vero fatto di cronaca nera avvenuto il 14 luglio 1993, in Florida, quando Bobby Kent, un ragazzo di vent’anni, è stato ucciso da un gruppo di teenager (sette persone, per l’esattezza) compreso il suo migliore amico, Marty.

Il sud della Florida, i teenager, l’omicidio: ovviamente il regista di Kids ci vede subito un film. La sceneggiatura la fa scrivere a Roger Pullis e David McKenna (quello che nel 1998 ha scritto American History X), attingendo dal libro di Jim Schutze dedicato al caso, Bully: A True Story of High School Revenge. Sapendo che si tratta di Larry Clark, tu che ti appresti a guardarlo ti immagini già una girandola di ragazzini bellissimi che fanno sesso, cazzeggiano e si ubriacano accompagnati da una colonna musicale della madonna. E infatti è proprio così: ma la bellezza e lo stile dei giovani protagonisti fa da sfondo a una potentissima storia di vendetta, d’amore e di morte.

Le protagoniste femminili sono Ali, la classica adolescente esuberante, abbronzata, succintamente abbigliata e sessualmente iperattiva (una brat, potremmo dire oggi), e Lisa, la classica adolescente introversa, timida, infagottata dentro a magliette e pantaloni larghi, tanto pallida quanto vergine. Le due conoscono, o meglio abbordano, due amici che lavorano in un fast food, Bobby e Marty, e decidono di uscire per un date a quattro. E lì cominciano i problemi: Lisa e Marty si innamorano, ma Lisa scopre che tra Marty e il suo amico è in corso da anni una relazione tossica fatta di bullismo e violenza. Scopre anche, a sue spese, che Marty non è l’unica vittima di Bobby: molto presto emerge che oltre a essere aggressivo e prepotente, il ragazzo è un violento stupratore (e mi fermo qui altrimenti sto raccontando tutto). L’atmosfera leggera, estiva, euforica e spensierata dell’inizio del film si trasforma in un incubo oscuro, doloroso e molto molto angosciante, che sfocia nell’omicidio finale. Terrorizzati, caotici, goffi, Lisa, Marty e i loro amici si ritrovano a fare qualcosa che avevano fino a quel momento soltanto fantasticato, e con loro sgomento, riescono a farlo davvero. È una lunga, insopportabile, angosciantissima scena, così credibile che sembra vera. Per non parlare del “dopo”.

Il merito è anche del cast: io, ad esempio, mi sono innamorata dei due protagonisti, Rachel Miner, che fa Lisa (pelle bianca, lunghi capelli rossi, timida ma spietata) e Brad Renfro che fa Marty (taciturno, tormentato, bonissimo). Ma ce n’è per tutti i gusti: Bijou Phillips e Kelli Garner sono bellissime e dotate di invidiabili look anni 2000, mentre un giovanissimo Michael Pitt compare in un delizioso ruolo minore.

Si narra che David McKenna rinnegò il film finito, scrivendo al regista e ai produttori che «somigliava a un porno» con scene di «sesso incredibilmente gratuite, nessuna storia, zero motivazione, nessuno sviluppo dei personaggi». Decise infatti di firmare con uno pseudonimo, Zachary Long. Una descrizione, questa di McKenna, che ricorda un po’ quella che molti hanno dato di Euphoria di Sam Levinson, una serie che sicuramente a Bully deve qualcosa (oltre che a Petra Collins, come avevamo visto qui, e a molti altri), ma non tiene conto del potere di questo film di rievocare l’energia disperata, folle e spesso irrimediabilmente distruttiva che d’estate si avventa sull’adolescenza come il fuoco della Pentecoste.

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