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12:27 domenica 23 novembre 2025
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

Breasts, anche i seni hanno una storia

Simbolo di maternità, empowerment, sessualità, immagine corporea e malattia, ma anche oggetto di censura: la mostra a Venezia è un'indagine sul modo in cui il seno è stato rappresentato nell'arte attraverso culture e tradizioni diverse.

17 Aprile 2024

Sono fra i soggetti più desiderati, decantati, controversi, occultati e contemporaneamente ostentati della storia dell’umanità. Pablo Neruda le chiamava cupole gemelle, mentre quel romanticone di Pierre de Ronsard «il luogo dove nasce l’amore». Su di loro si sono scritti poemi, libri, trattati sociologici e psicanalitici (Freud li considerava il punto di partenza dell’intera vita sessuale). E ora al seno è dedicata anche una mostra d’arte, una delle più attese nel corposo panorama degli eventi del fuori Biennale. Breasts, il titolo in inglese rende il tutto più glamour, è la super collettiva che celebra il simbolismo del seno dal ‘500 a oggi. Il progetto, curato da Carolina Pasti (che ha collaborato con la Fondazione Ieo-Monzino, dedicando il 30% dei fondi del catalogo per sostenere la ricerca), è allestito all’ACP Palazzo Franchetti, proprio davanti al Ponte dell’Accademia. Ma soprattutto, nella stessa sede dell’esposizione Your ghosts are mine: expanded cinemas, amplified voices, prodotta da Qatar Museums che, saputo il tema della mostra attigua, pare abbia immediatamente chiesto di tenere a debita distanza dagli emiri qualsiasi manifesto dominato da capezzoli, mammelle e simili.

Le opere in scena, che coinvolgono pittura, scultura, fotografia e cinema, indagano il modo in cui il seno è stato rappresentato nell’arte attraverso culture e tradizioni diverse. Il tutto riflettendo su una serie di temi quali la maternità, l’empowerment, la sessualità, l’immagine corporea e la malattia. Insomma attraverso Breasts, il seno diventa la Cartina Tornasole per affrontare temi socio-politici, sfidare le tradizioni storiche ed esprimere identità personali e collettive. Un progetto per certi versi dirompente in un’epoca perbenista e politicamente correttissima come la nostra. Perdersi nel mare di seni raccontati nelle cinque stanze del palazzo che dal 1999 appartiene all’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, suona un po’ come contrappasso nei confronti di chi oggi – Instagram è l’esempio più clamoroso – consente di postare i capezzoli maschili ma non quelli femminili a meno che non si tratti di foto di allattamento o cicatrici da mastectomia.

A questo tour guidato nel mondo del grembo femminile, si accede grazie ad un ingresso immersivo e site-specific progettato da Buchanan Studio. La prima sala è una sorta di ripasso della materia. Qui si ripercorrono le narrazioni storiche legate al corpo della donna, rivelando in che modo gli artisti di oggi abbiano riletto a loro immagine e somiglianza le raffigurazioni storiche firmate dagli antichi maestri del Rinascimento. Al centro di questa analisi, l’iconografia della Madonna che allatta il Bambino. Una delle figure più rappresentate nella storia dell’arte, che star come Cindy Sherman, Richard Dupont, Teniqua Clementine Crawford e Sherrie Levine hanno rivisitato secondo la propria sensibilità e il proprio stile. Ma è nelle stanze successive che si esplora il seno nelle sue infinite sfaccettature. Partendo dalle pratiche scultoree, rappresentate dalle opere surrealiste di Marcel Duchamp, “Prière de toucher”, con un seno di gommapiuma affisso sulla copertina del libro “Le Surréalisme en 1947” e dal “Nudo con lumaca” realizzato da Salvador Dalí. Ma anche dal lavoro di Prune Nourry, sopravvissuta al cancro, che a due passi dal Canal Grande presenta una scultura realizzata in vetro veneziano e bronzo.

Anche la fotografia si ritaglia un ruolo essenziale. Merito di stelle come Robert Mapplethorpe e Irving Penn, che, come veri e propri entomologi, esaminano al microscopio tutte rappresentazioni non convenzionali e simboliche del corpo, volando ben oltre la tradizione. Lo scopo? Suscitare emozioni subconsce ed evocare nello spettatore un senso di meraviglia, desiderio o disagio, spingendolo a mettere in discussione ciò che fino a quel momento ha sempre dato per scontato in tema di corpo umano e sessualità. Piu o meno lo stesso obbiettivo è perseguito dalla pubblicità, che negli ultimi 50 anni ha letteralmente saccheggiato l’iconografia del décolleté. Punta di diamante di quest’invasione politicamente scorretta: Oliviero Toscani, capace di sfidare e sovvertire  ogni convenzione fisica e stilistica.

Un’ampia sala è poi dedicata a quegli artisti capaci di frammentare e decostruire il seno creando suggestive connessioni con il materialismo contemporaneo. E’ il caso di Allen Jones, con i suoi manichini femminili del tutto simili ad armature e paramenti religiosi; di Laura Panno, che ha fatto del seno la vera fonte ispiratrice di oltre quarant’anni di carriera. Ma anche della gettonatissima (e costosissima) Anna Weyant, con i suoi pastosi dipinti dove tutto è innocenza e contemporaneamente perdizione. Una delle chicche in mostra è poi la tela dell’astro nascente della pittura figurativa Chloe Wise che ha raffigurato due prosperosi seni che ciondolano, sensuali, su un pallone da calcio, appositamente per l’evento in Laguna.

Infine il film Four For See Beauties di Laure Prouvost, che di fatto chiude la mostra. L’artista francese, vincitrice nel 2013 del Turner Prize, concentra in quindici minuti le varie fasi della vita umana attraverso le azioni di tre donne e di un neonato. Il video è una sorta di danza ipnotica dominata da corpi, suoni, stelle marine, pesci, sguardi, sospiri e ovviamente seni. Un eden in cui si alternano i nostri istinti più ancestrali. Il perfetta sintonia con la tesi dell’autore boliviano Gustavo Bolívar Moreno secondo cui «senza tette non può esistere il paradiso».

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