Nel momento in cui la comunità è stata rimpiazzata da app e device, la genitorialità è diventata missione impossibile e merce preziosissima per le aziende, come racconta la giornalista Amanda Hess nel suo libro Un'altra vita.
Le aziende di Big Tech stanno investendo nella creazione di neonati “di design”, cioè geneticamente modificati
I miliardari della Silicon Valley hanno deciso che quello di cui l'umanità ha bisogno è una formula per creare “neonati potenziati”.
Un figlio immune da malattie genetiche ed ereditarie e, perché no, anche molto intelligente e altrettanto alto. Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal è questo uno dei nuovi settori in cui i miliardari della Silicon Valley stanno investendo i loro capitali. La startup Preventive avrebbe appena concluso un giro di finanziamento in cui è riuscita a raccogliere una cifra attorno ai 30 milioni di dollari, investimenti giunti da figure di spicco di Big Tech come il Ceo di OpenAI Sam Altman e il capo di Coinbase Brian Armstrong. I fondi raccolti serviranno a lavorare su un progetto di miglioramento genetico di embrioni umani, con l’obiettivo di eliminare le malattie ereditarie inscritte nel Dna dei nascituri.
Non si tratta della “vecchia” clonazione, ma di un processo di vera e propria eugenetica, un taglia e cuci a livello di Dna. Questo tipo di pratiche è attualmente vietato dalle legislazione degli Stati Uniti e di molti altri Paesi, anche per le ovvie implicazioni morali di questo tipo di ricerche scientifiche. Lo scoop del Wall Street Journal potrebbe rovinare i piani, dunque: la ricerca attualmente è ancora in fase preclinica, non è ancora arrivata alla fase di sperimentazione umana, fosse anche solo per il fatto che si tratta di una ricerca, come detto, illegale. Il Wall Street Journal ha anche scoperto che, consapevole dell’aria grigia in cui si muove e dei rischi a cui questo la espone, Preventive avrebbe già previsto la possibilità di spostare la ricerca in Paesi con regolamentazioni più permissive (una possibilità pare potrebbero essere gli Emirati Arabi). Alcuni investitori, usciti allo scoperto, hanno rivendicato l’intento umanitario della ricerca. Lo stesso Altman, via X, si è sempre detto fiducioso che si arriverà presto a guarire definitivamente alcune malattie genetiche in breve tempo, ribadendo più volte di investire molti dei suoi capitali a sostegno della ricerca.
Predictions for the three most important technological developments that will happen by 2025:
1) We will get net-gain nuclear fusion working at prototype scale
2) AGI will feel within reach to many people in the industry
3) Gene editing will have cured at least one major disease— Sam Altman (@sama) January 5, 2019
Ovviamente, tanti scienziati hanno già ampiamento spiegato quanto di sbagliato, moralmente, eticamente e scientificamente ci sia in questa corsa al “miglioramento umano”. Basti considerare che queste ricerche così delicate, difficili e controverse si trovano adesso nelle mani di aziende private, che hanno deciso di investirci ingenti somme non per scopi umanitari, ovviamente, ma convinte del potenziale commerciale della ricerca stessa. A suscitare preoccupazione, poi, è anche il confine sempre meno netto che separa la scienza che dovrebbe curare le malattie da quella impiegata a fini di, appunto, “miglioramento”, parola che si presta a una inquietante vastità di interpretazione. E poi, c’è anche e soprattutto il fatto che una ricerca come questa si svolga in segreto, senza alcuna trasparenza e in palese violazione della legge.
Nel momento in cui la comunità è stata rimpiazzata da app e device, la genitorialità è diventata missione impossibile e merce preziosissima per le aziende, come racconta la giornalista Amanda Hess nel suo libro Un'altra vita.
Abdoulaye N, nome d'arte Doudou Cross Bitume, aveva un bel po' di follower, diversi precedenti penali e in curriculum anche un lavoro nella sicurezza del Centre Pompidou.