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02:48 giovedì 11 dicembre 2025
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Lo 0,001 per cento più ricco della popolazione mondiale possiede la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità, dice un rapporto del World Inequality Lab Nella ricerca, a cui ha partecipato anche Thomas Piketty, si legge che le disuguaglianze sono ormai diventate una gravissima urgenza in tutto il mondo.
È morta Sophie Kinsella, l’autrice di I Love Shopping Aveva 55 anni e il suo ultimo libro, What Does It Feel Like?, era un romanzo semiautobiografico su una scrittrice che scopre di avere il cancro.
La Casa Bianca non userà più il font Calibri nei suoi documenti ufficiali perché è troppo woke E tornerà al caro, vecchio Times New Roman, identificato come il font della tradizione e dell'autorevolezza.
La magistratura americana ha pubblicato il video in cui si vede Luigi Mangione che viene arrestato al McDonald’s Il video è stato registrate dalle bodycam degli agenti ed è una delle prove più importanti nel processo a Mangione, sia per la difesa che per l'accusa.
David Byrne ha fatto una playlist di Natale per chi odia le canzoni di Natale Canzoni tristi, canzoni in spagnolo, canzoni su quanto il Natale sia noioso o deprimente: David Byrne in versione Grinch musicale.
Per impedire a Netflix di acquisire Warner Bros., Paramount ha chiesto aiuto ad Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e pure al genero di Trump Lo studio avrebbe chiesto aiuto a tutti, dal governo USA ai Paesi del Golfo, per lanciare la sua controfferta da 108 miliardi di dollari.
Sempre più persone si uniscono agli scream club, cioè dei gruppi in cui per gestire lo stress invece di andare dallo psicologo ci si mette a urlare in pubblico Nati negli Stati Uniti e arrivati adesso anche in Europa, a quanto pare sono un efficace (e soprattutto gratuito) strumento di gestione dello stress.

Arte-terapia

Dalla comica americana Tig Notaro, all'artista italiano Filippo Minelli. Storie di chi ha affrontato il cancro utilizzando le risorse della propria arte.

04 Ottobre 2012

Lenny Bruce spiegava così la formula del proprio sick humor: comicità uguale tragedia più tempo. Questa frase viene spesso citata quando qualcuno se ne esce con una gag su argomenti difficilmente avvicinabili (di solito stupro o 11 settembre), ma più raramente ci si trova in situazioni nelle quali la tragedia colpisce chi la battuta la fa. E non sempre c’è il beneficio del secondo addendo.

Quando Tig Notaro è salita sul palco il 3 agosto scorso, solo pochi giorni prima un dottore le aveva diagnosticato un cancro in entrambi i seni. Si trattava del culmine di una serie di sfighe che si erano abbattute sulla comica americana nel giro di pochi mesi, ma nonostante la morte accidentale della madre, la fine di una relazione e il sopracitato tumore, quando quella sera Notaro si è presentata al pubblico del Largo non è stato lo stress a parlare. “Grazie, grazie, ho il cancro, grazie, davvero, grazie, ho il cancro”, ha aperto. E poi, dopo la citazione da Lenny Bruce di cui sopra, una serie di battute che hanno spazzato il pubblico via da quel posto oscuro nel quale irrimediabilmente ci spinge la parola con la C (quella brutta davvero, non la capricciosa C-word americana), surfando tra riso e lacrime fino alla fine del monologo. L’energia con cui Notaro ha investito il club losangeleno in quel momento la possiamo solo immaginare, ma stando ai racconti di chi ci è stato e al tweet di Louis CK, ospite a sorpresa della serata, si è trattato di una performance da ricordare.

Oggi sappiamo che la tragedia è stata schivata, che la comica è stata operata e al momento sembra stare bene (ne ha parlato in modo invidiabilmente spiritoso da Conan O’Brien), ma vale comunque la pena parlare del suo esempio. Aldilà della gravità delle condizioni mediche della comica, salire sul palco del Largo e affrontare lo spettro di un futuro a tinte grigie con tale senso dell’umorismo (ma forse spirito è una parola più adatta) ha sicuramente catalizzato le energie giuste per (aiutare a) scongiurarlo.

Non è la prima volta che succede. Un caso particolarmente sensibile per il mondo della stand-up è quello di Robert Schimmel. Nel suo special del 2009, Life Since Then, il comico rivisitava il drammatico periodo della propria chemioterapia senza privare i fan dei “dick jokes” e dell’umorismo da caserma nel quale eccelleva. Chiaramente nello spettacolo l’amputazione di un testicolo per una biopsia diventa una delle tragedie più comicamente fertili, ma ci sono anche barlumi di maturità e saggezza normalmente assenti nelle routine da Las Vegas e AVN Awards del comico. Tipo questo: “Tutti quanti finiamo nella tempesta prima o poi, ma l’importante non è sopravvivere alla tempesta. È imparare a ballare sotto la pioggia.” Schimmel il cancro l’ha sconfitto, anche se poi un destino bastardo ha voluto che un incidente stradale se lo portasse via appena un anno dopo l’uscita dello show.

Un altro esempio (tristemente opposto rispetto agli altri) è quello del geniale Andy Kaufman, idolo di Jim Carrey e ispiratore della biopic di Milos Forman Man on the Moon, consumato da un cancro a soli 35 anni. La sua scomparsa brucia particolarmente proprio per l’ironia che si porta dietro: Kaufman era famoso per il proprio umorismo spiazzante, oltre il limite della performance art, e il suo migliore amico Bob Zmuda racconta nella biografia del comico che un suo radicale progetto era proprio quello di inscenare una finta morte per cancro come burla finale. Quando poi la tragedia ha iniziato a dispiegarsi è facile immaginare un’iniziale sindrome da “al lupo al lupo” ad aggiungere amarezza, oltre al fatto che Kaufman non ha scherzato del proprio male e l’ha tenuto perlopiù segreto ai fan. Inutile dire che molti hanno sospettato la scomparsa fosse il suo capolavoro finale, anche se lui non è mai tornato (se non in forma di tributo all’alter ego Tony Clifton, il cui costume è però chiaramente, anche se ufficiosamente, riempito da Zmuda). Andy Kaufman non ha usato la comicità per vincere la morte, né voglio suggerire che se la sia attirata addosso, ma senza dubbio l’idea di evocare l’esperienza più estrema che possiamo immaginare era, a suo modo, un modo di esorcizzarla.

Affrontare i demoni più innominabili tramite la propria arte e, spesso, con ironia è una pratica che va oltre l’ambiente della stand-up. In passato ce l’hanno insegnato Harvey Pekar, con il suo American Splendor, oppure il Cancer Special di Tom Green, che mandó in onda parte della propria operazione ai testicoli su MTV. Piú vicini a noi mi vengono in mente il mio amico Filippo Minelli (di cui ho parlato già su Studio) e, ancora più recentemente, il caso di Salvatore Iaconesi, media artista colpito da un tumore al cervello.

Nel caso di chi approccia la vita con sarcasmo e ironia per professione, peró, affrontare l’impronunciabile con gli stessi attrezzi con cui si masticano le attese in aeroporto e le banali differenze tra uomini e donne è una sfida dove in gioco c’è tutto, dall’integrità psicofisica a quella professionale. Se accompagnata da una sana risata, la negazione di ogni sacralità, di ogni punto fermo, può essere l’unico sforzo intellettuale rimasto per accettare il flusso dell’inevitabilità cosmica, lo svolgersi di un’esistenza destinata a estinguersi senza eleganza, come una bollicina sul bagnasciuga. Oppure a trionfare, a rimbalzare più in alto di prima. Questo è quello che Tig Notaro e gli altri ci hanno insegnato, e poco importa che adesso Louis CK si sia messo a vendere il cd della performance al Largo in esclusiva dal suo sito (il ricavato va in beneficienza per combattere il cancro al seno, ma non tutto), lei il suo messaggio l’ha mandato ed é quello l’importante: nel dubbio se ne può sempre ridere.

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