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È uscito il primo trailer di Marty Supreme, il film sul ping pong con cui Timothée Chalamet punta a vincere l’Oscar Il film di Josh Safdie è stato accolto con entusiasmo dalla critica e il suo protagonista è già lanciatissimo verso la statuetta per il Miglior attore. 
Da oggi scatta il blocco ai siti porno per i minorenni, solo che al momento non è bloccato niente Dal 12 novembre i portali per adulti devono controllare l'età degli utenti con un sistema esterno e anonimo, che però non è ancora operativo.
È morto Homayoun Ershadi, leggendario attore iraniano che Abbas Kiarostami scoprì a un semaforo Il suo ruolo ne Il sapore della ciliegia lanciò una carriera iniziata per caso: nonostante il successo, non si è mai sentito un vero attore.
Papa Leone XIV ha rivelato i suoi quattro film preferiti e tra questi non ci sono né ConclaveThe Young Pope E neanche Habemus Papam e I due Papi né nessun altro film che parli di Papi.
Hbo ha annunciato che V per Vendetta tornerà, stavolta come serie tv Del progetto al momento si sa pochissimo, ma è già stato confermato James Gunn nel ruolo di produttore esecutivo.
Le aziende di Big Tech stanno investendo nella creazione di neonati “di design”, cioè geneticamente modificati I miliardari della Silicon Valley hanno deciso che quello di cui l'umanità ha bisogno è una formula per creare “neonati potenziati”.
Secondo il presidente della COP30 i Paesi ricchi dovrebbero tutti prendere lezioni di ambientalismo dalla Cina André Corrêa do Lago ha detto che la Cina, uno dei tre maggiori inquinatori al mondo, è l'esempio che il resto del mondo dovrebbe seguire.
Prima di essere scarcerato, Sarkozy si è vantato su Instagram di tutte le lettere che stava ricevendo in carcere Un reel sull'Instagram dell'ex Presidente mostra le tante lettere, regali e cartoline inviategli dai sostenitori. Lui ha promesso che risponderà a tutti.

Arca, la ricerca del futuro

Nella seconda serata di C2C a Milano c'è il sudamericano Arca, non solo un musicista tra i più influenti di oggi, ma anche il riferimento di un movimento.

08 Aprile 2016

Alejandro Ghersi è un ragazzo benestante, nato a Caracas nel 1990. Un’infanzia sviluppatasi, per sua stessa ammissione «in una sorta di bolla», un agio fatto di lezioni di piano, viaggi e quartieri esclusivi: zone di una ricchezza ostentata in ogni angolo. Una serenità apparente in cui non pare poter nascere nulla. Quello vissuto da Arca non è il Venezuela dei narcos, delle difficoltà; è circondato dal benessere tra villette a schiera che paiono fotocopiate.

Alejandro oggi è Arca, uno dei personaggi di rottura più influenti del panorama musicale contemporaneo, un artista che ha permesso a molti di aprire lo sguardo sul futuro di un certo tipo di musica, e non soltanto. Il suono di Arca è multiforme, lo specchio di una molteplicità di caratteri che convivono in lui. Dal 2012 – anno in cui debutta con tre ep, uno più indovinato dell’altro – l’artista venezuelano è riuscito a produrre due degli album più rilevanti degli ultimi anni – Xen, Mutant – collaborare a dischi di artiste come Fka Twigs (ottenendo la nomination al Mercury) e Kelela, per arrivare a mettere la mani sulle produzioni di Yeezus (Kanye è sempre presente) e divenire parte del processo con cui Björk ha realizzato Vulnicura.

L’idea di musica di Arca è un’esaltazione del movimento flessuoso del corpo

Il lavoro di Arca non è soltanto una costruzione sonora, ma una riflessione più ampia sull’identità personale e collettiva, o almeno un tentativo di rivelare le personalità che agiscono all’interno di ognuno di noi. Arca non lo fa con l’ingenuità di certo pop senza struttura; la sua idea di musica è un’esaltazione del movimento flessuoso del corpo. Il suo valore aggiunto è passare dal mostrare gli spazi vuoti e le debolezze di un artista all’essere consapevoli che imbrigliandoli si possa arrivare a produrre qualcosa di fertile ed esplosivo.

I lavori di Arca rientrano in quella che è stata definita una «ricerca del futuro», intesa come un’attenzione agli sviluppi delle identità personali e sessuali moderne, impossibili da ingabbiare entro limiti e confini definiti. La sua produzione è «insieme maschio bianco, diva latina e creatura del futuro». E il suo atteggiamento riprende per certi versi quanto detto da Kurt Cobain: «Se sei razzista, sessista od omofobo non ascoltare la nostra musica». Anche per questo Arca non può soltanto essere guardato come mero e semplice musicista: è in senso più ampio il riferimento di un intero movimento che guarda al futuro come possibile approdo a un’espressione sessuale libera, priva di sovrastrutture.

La figura aliena eppure dal suono così concreto dei giorni di Xen ha lentamente lasciato spazio a una produzione fatta di atmosfere torbide, suoni che sembrano venire da un immaginario onirico. Sono lontani i giorni dei due Stretch, in cui le origini latine venivano sublimate in percussioni ossessive: le voci pitchate e cafone capaci di provocare movimenti simultanei e grevi sono andate scomparendo, non esiste più il Ghersi degli esordi. L’astrazione ha preso il sopravvento, tutto si è fatto più sfumato, come una nebbia di suoni in cui i ritmi hanno perso il primato all’interno dell’umore generale della sua musica.

Nelle ultime settimane anche Iggy Pop pare aver scoperto il talento di Arca, suonando Soichiro nel suo radio show su Bbc 6. Quest’innamoramento fa pensare che ciò che Arca sta realizzando oggi sia davvero quanto di più sovversivo si possa trovare. Alejandro è riuscito a scardinare le resistenze di scene machiste e talvolta misogine, corrompendole. Come un virus incurabile, Arca è entrato in mondi che non gli appartengono per modificarli.

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L’introspezione di Arca si è fatta sempre più dura e cupa: i lead synth hanno mitigato quell’aura di sacralità degli inizi, che ora si è tramutata in un’estasi buia in cui i nervi si torcono seguendo un tremore interno. Il ritmo di “Mutant”, ad esempio, è un groviglio di suoni che nasce ed esplode in maniera quasi dolorosa, il suono di un magnete instabile e deviante. La pressione si fa via via sempre più consistente, come in uno scontro tra identità che non hanno modo di dialogare. Arca è un sudaca che lotta per affermare la sua essenza inserendo autocitazioni dalla sua fase di crescita: un piano in “Sinner”, un accenno di melodia latineggiante in “Anger”. Il suo è un suono ambiguo ma attraente, diverso dalle produzioni a cui siamo abituati.

C’è una grande importanza spirituale nel lavoro di Arca, diretta emanazione del subconscio dell’artista venezuelano. Alejandro non si giudica mentre realizza la propria musica, non lo fa durante i propri live, ha messo da parte il cantato, le influenze R&B, per tirare fuori un suono che fosse il più fedele possibile all’idea che ha di sé e della sua identità contesa.

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