Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Annie Leibovitz vuole fotografare Elena Ferrante

Il 9 settembre a Fabbrica Orobia 15 a Milano inaugurerà la mostra Women: New Portraits di Annie Leibovitz. L’esibizione è la continuazione di un progetto iniziato nel 1999 dalla fotografa statunitense e la sua compagna ora scomparsa, Susan Sontag, e raccoglie gli scatti più famosi dell’artista. I visitatori potranno vedere ritratti di donne che attraversano ambiti ed epoche diverse, e che col tempo sono aumentati includendo personalità diverse, dall’attivista Malala Yousafzai alla cantante Adele, fino alla direttrice operativa di Facebook Sheryl Sandberg, la comica Amy Schumer e Misty Copeland, la prima solista nera nella storia dell’American Ballet Theatre.

In occasione della mostra milanese, Leibovitz ha detto di sperare di poter riempire due spazi vuoti della sua galleria di immagini con altrettante donne italiane: la prima è Miuccia Prada, con cui ha già fissato un appuntamento; la seconda, più difficile da raggiungere, è Elena Ferrante, la scrittrice di cui non si conosce ancora l’identità, nonostante varie teorie e supposizioni in merito. Intervistata dal quotidiano La Stampa, l’artista americana ha dichiarato: «Sarei felice di fotografare Elena Ferrante, se mai decidesse di svelarsi, anche se la sua scelta di riservatezza mi piace molto».
La Leibovitz nel suo ritratte volti femminili ha fatto ricorso a personalità diverse, si diceva, ma sempre usando un criterio molto definito: l’eccellenza raggiunta nel loro campo professionale. «Rispetto al 1999, vedo che quando i miei soggetti si siedono per essere fotografate hanno più fiducia in loro stessi, e questa è una grande differenza. Penso che come società abbiamo fatto fatica a capire come comportarci e come apparire all’esterno, mentre adesso essere se stessi è accettato» ha detto a Fortune qualche mese fa.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.