Hype ↓
06:24 lunedì 8 dicembre 2025
Quentin Tarantino ha detto che Paul Dano è un attore scarso e i colleghi di Paul Dano hanno detto che Quentin Tarantino farebbe meglio a starsene zitto Tarantino lo ha accusato di aver “rovinato” Il petroliere, definendolo «un tipo debole e poco interessante».
Già quattro Paesi hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision 2026 dopo la conferma della partecipazione di Israele Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno annunciato la loro intenzione di boicottare questa edizione se davvero a Israele verrà permesso di partecipare.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.
L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sta mandando nel panico tutta l’industria dell’intrattenimento La geografia del cinema e dalla tv mondiale cambierà per sempre, dopo questo accordo da 83 miliardi di dollari.
Lily Allen distribuirà il suo nuovo album anche in delle chiavette usb a forma di plug anale Un riferimento a "Pussy Palace", canzone più chiacchierata di West End Girl, in cui racconta come ha scoperto i tradimenti dell'ex marito, l'attore David Harbour.
Dario Vitale lascia Versace, appena nove mesi dopo esserne diventato direttore creativo Era stato nominato chief creative officer del brand, appena acquisito dal gruppo Prada, a marzo di quest'anno.
L’unica tappa italiana del tour di Rosalìa sarà a Milano, il 25 marzo Sono uscite le date del tour di Lux: partirà il 16 marzo 2026 da Lione e si chiuderà il 3 settembre a Portorico.
Secondo una ricerca, l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione in Europa sta facendo aumentare e arricchire i trafficanti di essere umani Il Mixed Migration Centre ha pubblicato un ampio studio in cui dimostra che le politiche anti immigrazione stanno solo aggravando il problema che avrebbero dovuto risolvere.

Gli anni ’90 sono di tutti?

La morte di Flint e Perry ha dimostrato che chiunque crede di conoscere lo spirito di quegli anni, anche se non li ha vissuti.

07 Marzo 2019

Il 2019 ci ha dato un motivo in più per considerare il 4 marzo una data infausta. Non solo le elezioni politiche italiane del 2018: da adesso ci ricorderà anche il suicidio di Keith Flint, il cantante dei Prodigy, e la morte di Luke Perry, il Dylan McKay di Beverly Hills, 90210. La scomparsa prematura di queste due icone ha generato un movimento di empatia particolarmente intenso: un po’ per la coincidenza – due morti famosi nello stesso giorno – un po’ per la facilità con cui la fine di queste due vite si è prestata all’interpretazione simbolica. Ma tra tutte le persone che si sono sentite chiamate a condividere sui social il loro personale ricordo dell’uno o dell’altro o scrivere articoli del tipo «ora vi spiego gli anni ’90», chi è davvero cresciuto guardando Beverly Hills e ascoltando la musica dei Prodigy?

C’è chi, per esempio, ha sostenuto che Prodigy e Dylan rappresentassero due cose opposte: o stavi con uno o con l’altro, si dice sul Sole. Chi non mette le due icone in opposizione allora non ha capito lo spirito di quella generazione? Più probabilmente, è stato il figlio naturale della cultura pop dell’epoca – cultura pop che, tra le sue proprietà, conserva ancora oggi la capacità di mescolare ideologie, valori estetici – e diciamolo: il disco dei Prodigy di cui tutti hanno parlato in questi giorni, The Fat of the Land, era già pienamente nel mainstream, mentre i primi due dischi che incarnavano la famosa “ribellione rave” nessuno o quasi li ha citati e forse neanche ascoltati. Se volessi partecipare al dibattito – io, nata nel 1987 – mi spenderei a favore del tenere tutto insieme. Ma, detto sinceramente, io gli anni ’90 li conosco quasi solo grazie al racconto che è stato fatto. E capisco che chi è stato giovane degli anni ’90 negli ultimi giorni deve aver provato la sensazione di essere stato il testimone di un’era ormai saccheggiata da appropriazioni indebite.

Sensazione paradossale, perché gli anni ’90 non sono mai stati così pop, e quindi, apparentemente, così vicini. Basta cercare #nineties su Instagram per scoprire una miriade di profili dedicata al culto delle star e dello stile di quegli anni, spesso creati da ragazzine appena adolescenti – clienti ideali di Bershka – che propone, tra i jeans modello mum (quelli di Beverly Hills, appunto) e le sneakers tipo Buffalo, una felpa con scritto Cobain e la foto in bianco e nero del leader dei Nirvana su sfondo giallo fosforescente. Dopo essere circolati un bel po’ sulle passerelle – dal Saint Laurent di Slimane a Balenciaga di Demna Gvasalia – gli anni ’90 sono arrivati al termine del processo, nelle vetrine dei negozi low cost. Sfruttati in tutte le loro manifestazioni estetiche, più vicini eppure più lontani che mai. A differenza delle t-shirt di H&M, che ancora si sforzavano di simulare qualche buco o un colore un po’ sbiadito, la felpa di Bershka si è liberata da ogni possibile senso di colpa nei confronti del grunge.

Visualizza questo post su Instagram

Gisele Bündchen’s casting polaroid in 1994.

Un post condiviso da @ 90s.psycho in data:

Alcuni giovani negli anni ’90 hanno reagito con fastidio alle spiegazioni dei neonati o pre-nati negli anni ’90. Ma c’è qualcosa di ancora più triste, se possibile, dell’essere condannati ad avere fare con l’atteggiamento presuntuoso di chi, sui social, si sente in dovere di esprimere il proprio coinvolgimento personale con una buona percentuale degli eventi che accade su questo pianeta – qualcosa che è sempre successo, probabilmente, ma che, per la prima volta, grazie a Facebook e Twitter, è diventato un fenomeno più facile da riconoscere e analizzare. Forse per la prima volta nella storia, abbiamo le prove – testi, immagini, commenti – del modo in cui i giovani si appropriano di un’epoca e la fraintendono, del processo che trasforma un periodo storico da materia viva nella memoria di alcuni a leggenda, da ricordo privato e reale, con tutti i suoi paradossi e le sue complessità, a racconto condivisibile e quindi manipolato, stereotipato, semplificato.

Molti giornali hanno scritto che il 4 marzo verrà ricordato come “la fine degli anni ’90”. In realtà, il via libera per saccheggiarli era già arrivato da un po’, da Twin Peaks alle Spice Girl, dai choker alle sopracciglia sottili, da Saint Laurent a Bershka. Più che il giorno della fine, allora, il 4 marzo potrebbe essere considerato come la data ufficiale della conclusione di un lungo processo di mitizzazione e il giorno in cui i testimoni di quel periodo si sono davvero sentiti costretti a lasciarlo andare. Gli anni ’90 hanno smesso di essere veri, perché adesso sono di tutti.

Articoli Suggeriti
Orfeo di Virgilio Villoresi è un’altra prova del fatto che un nuovo cinema italiano sta nascendo davvero

L’opera prima del regista, adattamento del Poema a fumetti di Dino Buzzati, mescola live action, animazione e musica per creare un mondo e un linguaggio con pochi eguali nella storia recente del nostro cinema.

L’età dell’oro del cinema italiano non sarebbe stata la stessa senza le fotografie di Tazio Secchiaroli

Del leggendario fotografo abbiamo parlato con il figlio Davide, in occasione dell'inaugurazione della mostra dedicata a suo padre al Festival del Cinema di Porretta Terme.

Leggi anche ↓
Orfeo di Virgilio Villoresi è un’altra prova del fatto che un nuovo cinema italiano sta nascendo davvero

L’opera prima del regista, adattamento del Poema a fumetti di Dino Buzzati, mescola live action, animazione e musica per creare un mondo e un linguaggio con pochi eguali nella storia recente del nostro cinema.

L’età dell’oro del cinema italiano non sarebbe stata la stessa senza le fotografie di Tazio Secchiaroli

Del leggendario fotografo abbiamo parlato con il figlio Davide, in occasione dell'inaugurazione della mostra dedicata a suo padre al Festival del Cinema di Porretta Terme.

La leggendaria collezione d’arte di Ileana Sonnabend è arrivata a Mantova

Ha aperto nel Palazzo della Ragione un nuovo museo dedicato a una delle collezioni private più importanti del Novecento: 94 opere che hanno cambiato la storia dell'arte.

L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sta mandando nel panico tutta l’industria dell’intrattenimento

La geografia del cinema e dalla tv mondiale cambierà per sempre, dopo questo accordo da 83 miliardi di dollari.

Arabella, un film, due amiche

Carolina Cavalli e Benedetta Porcaroli, rispettivamente regista e attrice de Il rapimento di Arabella, al cinema dal 5 dicembre, sono le protagoniste della nostra nuova digital cover.

L’unica tappa italiana del tour di Rosalìa sarà a Milano, il 25 marzo

Sono uscite le date del tour di Lux: partirà il 16 marzo 2026 da Lione e si chiuderà il 3 settembre a Portorico.