Hype ↓
18:31 martedì 16 dicembre 2025
Amazon installerà nei Kindle una AI che ti spiega i libri se non li hai capiti
 La nuova funzione si chiama "Ask This Book” e servirà ai lettori confusi, distratti o non proprio sveglissimi.
Il distributore americano Neon ha organizzato una proiezione per soli manager di No Other Choice di Park Chan-wook, che è un film su un uomo che uccide manager Con tanto di lettera indirizzata a tutti i Ceo delle aziende Fortune 500, invitati a vedere il film il 17 dicembre a New York alle ore 17 locali.
Zohran Mamdani ha fatto una performance in un museo di New York invitando i cittadini a dirgli quello che vogliono da lui Ispirandosi alla celebre performance di Marina Abramović, il sindaco ha offerto colloqui di tre minuti a chiunque volesse parlargli.
Negli anni ’60 la Cia ha perso un ordigno nucleare sull’Himalaya e ancora non l’ha ritrovato Nel 1965, sulla vetta di Nanda Devi, l'intelligence americana ha perso un dispositivo alimentato a plutonio. È ancora lì, da qualche parte.
Cosa c’è nei primi sei minuti dell’Odissea di Christopher Nolan che sono già stati mostrati nei cinema americani Questo "prologo" è stato proiettato in diverse sale negli Usa e ovviamente è già stato piratato e diffuso online.
I Talebani in Afghanistan hanno un nuovo nemico: i giovani che si vestono da Peaky Blinders Quattro ragazzi di 20 anni sono stati sottoposti a un «programma di riabilitazione» dopo aver sfoggiato outfit ispirati a Tommy Shelby e compari.
Il neo Presidente del Cile José Antonio Kast ha detto che se Pinochet fosse ancora vivo voterebbe per lui Ed evidentemente anche questo è piaciuto agli elettori, o almeno al 58 per cento di quelli che hanno votato al ballottaggio e che lo hanno eletto Presidente.
Dopo l’attentato a Bondi Beach, in Australia vogliono introdurre leggi durissime sul porto d’armi visto che quelle usate nella strage erano tutte detenute legalmente Intestate tutte a Sajid Akram, l'uomo che insieme al figlio Naveed ha ucciso 15 persone che si erano radunate in spiaggia per festeggiare Hannukkah.

Nella vita di chi scrive

In La scrittura o la vita Annalena Benini ha raccolto le sue conversazioni con dieci scrittori italiani, indagando le pene e le gioie del mestiere.

23 Marzo 2018

Nessuno può dire di avere iniziato a scrivere con l’intenzione di farsi del male. Se mai il contrario. Si comincia usando la scrittura come una specie di medicinale fatto in casa, per supplire a qualcosa che manca, curare quello che non va. In questo senso, la dipendenza dalla scrittura funziona nello stesso modo in cui funziona qualsiasi dipendenza: nessuno inizia a drogarsi perché vuole mettersi nei guai o rendere la propria vita un calvario. L’aspirante tossico cerca qualcosa di meglio, una via di fuga che lo porti altrove. Vuole una medicina o forse, semplicemente, è troppo curioso per accettare la sua condizione. L’aspirante scrittore è uguale: inizia per disperazione, noia o curiosità, completamente ignaro – nonostante gli avvertimenti dei più esperti, di chi ne è uscito, di chi l’ha vissuto – del guaio in cui sta andando a ficcarsi.

In La scrittura o la vita, uscito con Rizzoli il 13 marzo, Annalena Benini ha raccolto dieci conversazioni con alcuni fra i più conosciuti scrittori italiani: Sandro Veronesi, Michele Mari, Valeria Parrella, Domenico Starnone, Francesco Piccolo, Patrizia Cavalli, Edoardo Albinati, Melania Mazzucco, Alessandro Piperno e Walter Siti. La cosa che traspare con più forza, quasi con violenza, da queste pagine, è una serie di valori incarnati in parole abbastanza demodé, ormai quasi strane da pronunciare, come “fatica”, “vocazione”, “fede” e “sacrificio”. Alla fine del libro, in ordine casuale, Benini ha raccolto e raccontato in poche righe trenta libri fondamentali citati durante le interviste, «una lista incompleta ma ardente di quello che serve per vivere, e per scrivere». Insomma, un ottimo manuale per aspiranti scrittori. Giusto? Non proprio. Non solo.

Sentiamo dire ormai da un bel po’ che Italia le persone che hanno pubblicato, stanno per pubblicare o pubblicheranno un libro sono tantissime, forse troppe, soprattutto in proporzione ai lettori. A parte alcune eccezioni (come i dieci raccolti qui) i guadagni di questi “autori” si aggirano tra lo zero e il pochissimo. Mentre leggevo il libro di Annalena Benini mi chiedevo: che cosa fa di uno scrittore un vero scrittore, a parte, evidentemente, il risultato del suo lavoro? Come fai a capire se sei uno scrittore, dentro di te, quando il mondo ancora non lo sa? E poi: esiste una cura, un modo per smettere? E ancora: è normale che la scrittura rovini la vita? O meglio: è normale che la scrittura rovini la vita, e che uno scrittore consideri questa vita rovinata, ammaccata dalla scrittura, la più stupenda e desiderabile che si possa immaginare?

Se questo libro è disseminato di indizi e risposte a queste domande – e al tempo stesso è capace di farne sorgere di nuove – il merito non è soltanto degli scrittori intervistati, ma della voce che chiede. Con una capacità di porre domande che funzionano come chiavi, sbloccando proprio le porte delle stanze lasciate in disordine, Annalena Benini ha generato un ritratto sublime (nel senso di spaventoso e attraente allo stesso tempo) del mestiere di scrivere, che non è, non sempre, qualcosa che paga e appaga. Più spesso, come nella bellissima dichiarazione di Marina Cvetaeva che l’autrice ha scelto per l’introduzione, è un nemico di fronte al quale, semplicemente, ci si trova disarmati. «Perché scrivo? Scrivo perché non posso non scrivere».

Nella sua introduzione, Benini ricorda l’aneddoto raccontato da una giovane catechista pallida e invasata (poi sciolta dall’incarico perché giudicata troppo “estrema”) della sua infanzia, ovvero la storia di una bambina che, presa dal fervore religioso, si era spaccata i denti da latte con una pietra, perché le avevano detto che avrebbe potuto fare la cresima soltanto quando avrebbe avuto dei denti veri. Nel ragionamento di Benini questa specie di fuoco – una fede così folle da sfiorare (e forse oltrepassare) il limite della stupidità – è una metafora della scrittura. La bambina infervorata, la catechista, Anne Frank, Marina Cvetaeva, Alice Munro, Natalia Ginzburg, Virginia Woolf: per la giornalista stanno tutte sulla stessa barca. Donne che hanno permesso alla loro “dipendenza”, o alla loro fede, di mettere a repentaglio la vita e, soprattutto, di contaminare anche quelle di chi stava loro intorno. Le testimonianze citate da Benini, infatti, sono anche quelle di chi ha visto il demone dall’esterno, dalla donna che salvò il diario di Anne Frank alla figlia di Alice Munro. Per completare la lista, qui appena accennata, si potrebbe aggiungere un libro uscito nel 2017 (In gratitudine, NN editore), in cui la scrittrice Jenny Diski, oltre a spiegare, tra le altre cose, cosa significa avere il cancro e il disturbo di personalità borderline, racconta com’è essere adottata e cresciuta da Doris Lessing.

Dopo la bellissima introduzione, che condensa in poche pagine una serie di immagini quasi troppo vivide per essere guardate a occhio nudo, Benini passa il microfono agli scrittori. Che sembrano condividere la stessa visione dell’autrice («la scrittura o la vita», appunto, non nel senso di aut-aut kierkegaardiano, ma come risposta alla minaccia del ladro: lo scrittore porge la borsa-scrittura per salvarsi le penne, non potrebbe fare altrimenti). Un dono e una condanna: Francesco Piccolo parla di un cubetto di ghiaccio nel cuore che impedisce di immergersi al 100% nell’esistenza, ovvero una voce che davanti a ogni cosa e a ogni persona e a ogni situazione fa dire soprattutto «scrivi» («sono una dilettante della vita», diceva Virginia Woolf, e Benini ce lo ricorda).

Ma il dato che emerge da queste testimonianze è che, in qualche modo, queste persone col diavolo in corpo sono comunque riuscite a costruirsi e mantenere una vita abbastanza “normale”: relazioni, figli, case, viaggi, lavori, e hanno affrontato, nelle loro esistenze, le cose che affrontiamo tutti  – a parte alcune eccezioni, tipo avere come padre Enzo Mari (e grazie a Michele Mari per aver raccontato questa straordinaria, difficilissima esperienza, tra le pagine di questo libro e nel suo splendido Leggenda privata) – la morte dei genitori (indimenticabile l’aneddoto di Sandro Veronesi sugli ultimi istanti della madre: ha a che fare con un cappuccino), la malattia, perfino le figure di merda e i momenti di auto-esaltazione e ridicola mitomania. Nel loro generoso condividere con Benini, e quindi con noi, le ambivalenze, i sensi di colpa, l’amore, le manie di persecuzione, le paranoie, i fallimenti, i traguardi e le gioie, i meccanismi quotidiani e le simbologie private, questi scrittori danno vita, tutti insieme, a una forma di umanità ipertrofica, da guardare con invidia ma anche con compassione.

La follia e la vocazione, il fuoco e i cubetti di ghiaccio, ma alla fine è evidente che chi scrive per vivere (e viceversa) è prima di tutto umano, forse troppo. Ed è anche questo il bello di questo libro. La scrittura o la vita non è soltanto per gli aspiranti scrittori. È un libro per tutti, perché racconta le vite di uomini e donne accomunati da una stessa, potente passione, che ognuno ha coltivato, inseguito, sviluppato in un modo diverso dall’altro. Che poi questa passione sia la scrittura è ancora meglio, perché è garanzia di uno sguardo spietato, brillante, esilarante (dettaglio importante, in questo libro si ride, si ride tantissimo) sui fatti della vita.

Articoli Suggeriti
Rob Reiner voleva che tutti vivessero felici e contenti

Era amato dal pubblico, era amato dai critici, era amato dagli attori, era amato dagli sceneggiatori: Reiner è stato uno dei maestri americani, una delle più influenti e carismatiche personalità mai viste a Hollywood.

Cosa c’è nei primi sei minuti dell’Odissea di Christopher Nolan che sono già stati mostrati nei cinema americani

Se vi state chiedendo se si vede il Polifemo animatronico annunciato dal regista, la risposta è sì. Però poco.

Leggi anche ↓
Rob Reiner voleva che tutti vivessero felici e contenti

Era amato dal pubblico, era amato dai critici, era amato dagli attori, era amato dagli sceneggiatori: Reiner è stato uno dei maestri americani, una delle più influenti e carismatiche personalità mai viste a Hollywood.

Cosa c’è nei primi sei minuti dell’Odissea di Christopher Nolan che sono già stati mostrati nei cinema americani

Se vi state chiedendo se si vede il Polifemo animatronico annunciato dal regista, la risposta è sì. Però poco.

di Studio
I migliori libri del 2025

Dieci libri selezionati dalla redazione di Rivista Studio tra tutti quelli usciti quest'anno.

Cahiers du cinéma dice che Pomeriggi di solitudine è il film dell’anno e ha perfettamente ragione

Il film di Albert Serra sul torero peruviano Andrés Roca Rey porta il documentario in un territorio inesplorato e violento, persino ostile allo spettatore. Ed è proprio questo a renderlo una delle opere fondamentali della storia recente del cinema.

Ne L’uso della foto c’è il sesso, la morte, la politica e tutto quello che ha reso grande Annie Ernaux

Il libro, uscito 20 anni fa in Francia ma solo adesso in Italia, è il racconto in immagini e parole della breve storia d'amore con il fotografo Marc Marie, attraverso il quale Ernaux tocca tutti i temi che caratterizzano la sua letteratura.

Hbo ha svelato le prime immagini di Euphoria 3 ma della trama di questa nuova stagione non si capisce ancora niente

Ben 13 secondi di video che anticipano la terza stagione, in arrivo nel mese di aprile, in cui si vedono tutti i protagonisti e le protagoniste.