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18:05 mercoledì 22 ottobre 2025
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.
Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.
A causa del riscaldamento globale, per la prima volta nella storia sono state trovate delle zanzare in Islanda Era uno degli unici due posti al mondo fin qui rimasto libero dalle zanzare. Adesso resta soltanto l'Antartide.
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.
A Teheran hanno inaugurato una stazione della metropolitana dedicata alla Vergine Maria La stazione si chiama Maryam Moghaddas, che in persiano significa proprio Vergine Maria, e si trova vicino alla più grande chiesa della città.
Cercando di uccidere una blatta, una donna in Corea del Sud ha scatenato un incendio in cui è andato distrutto un appartamento ed è morta anche una persona La donna ha usato un lanciafiamme fatto in casa, fatto da un accendino e un deodorante spray. La sorte della blatta al momento non è nota.
Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà utilizzate poi nella campagne di sensibilizzazione Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.
I trafficanti di Captagon, l’anfetamina siriana, si stanno rivelando un grave problema per il nuovo governo siriano In questi giorni le autorità hanno sequestrato 12 milioni di pasticche, la più grande operazione di questo tipo dalla caduta del regime di Assad.

A che punto siamo con Airbnb

Al di là delle solite mete: i progetti più recenti prendono il via da uno studio sull’impatto dell’home sharing nell’Italia rurale.

di Studio
24 Novembre 2017

Le grandi invenzioni provocano un cambiamento di paradigma, separando il prima dal dopo. Quando un’invenzione funziona, diventa sempre più difficile e strano ricordare com’era vivere prima che arrivasse a modificare le nostre vite. Da una decina d’anni stiamo vivendo il dopo Facebook, ed è già difficile provare a ricordare com’era il prima, tornare con la mente al modo in cui usavamo i nostri pc e cellulari quando ancora non avevamo l’esigenza di controllare ciò che succedeva sui social. Ma stiamo anche vivendo il dopo Airbnb, che ha cambiato il nostro modo di viaggiare e abitare le nostre stesse case. Anche in questo caso è strano ricordare il prima. Bisogna riandare ai tempi in cui, visitando una città, le possibilità di pernottamento si limitavano a un letto nella camerata di un ostello, un giaciglio sempre troppo caro in un bed & breakfast, una camera in un albergo brutto e anonimo, o una comoda, gradevole, costosissima stanza in un Hotel 4 o 5 stelle.

Oggi Airbnb offre soluzioni per qualsiasi tipo di esigenza, dalla situazione più economica e frugale all’appartamento con arredamento e vista eccezionali, dalla possibilità di socializzare con gli host e fare amicizia, facendosi aiutare a scoprire il paese o la città, a un ritiro chiavi programmato via messaggio, senza che sia nemmeno necessario incontrare il proprietario della casa. Ma soprattutto offre la possibilità a chi viaggia di stare in una casa vera, a volte abitata da qualcun altro, con tutto quello che quest’esperienza comporta. Sul numero 27 di Studio Michele Masneri aveva intervistato il fondatore, facendo un po’ il punto sulla situazione. Joe Gebbia ci aveva raccontato la nascita di una startup in grado di rivoluzonare il modo di viaggiare di milioni di persone. Cos’è cambiato in un anno?

La notizia più recente, riportata da Vanity Fair, è quella di un host che ogni anno incassa 11.9 milioni di sterline affittando su Airbnb le sue 881 proprietà a Londra. È il primo nella lista mondiale di chi fa più soldi affittando case, stilata da un sito americano di statistiche (non approvate da Airbnb). Nell’articolo si segnala come il mercato della startup sembra sia sempre più gestito da host professionali e grandi gruppi di investimento. Una situazione che mette in agitazione albergatori e agenzie. Dei divieti a New York, San Francisco, Berlino e il problema della tassazione, avevamo parlato l’anno scorso in questo articolo, chiedendoci se fosse possibile trovare un punto di incontro tra legislazione e vantaggi della sharing economy.

Di fronte all’aumento degli host professionali viene da chiedersi se il singolo host abbia ancora la possibilità di guadagnare. La risposta sembra essere sì. C’è chi addirittura, come Francesca Pilla, ha scritto un libro sull’argomento, Guadagnare con Airbnb, pubblicato da Feltrinelli. Secondo i dati ufficiali, nel 2016 i 5.6 milioni di ospiti degli Airbnb italiani hanno portato nelle tasche degli host 621 milioni di euro, con un guadagno medio all’anno per host di 2,200 euro. La cifra sembra bassa, ma bisogna pensare che include anche coloro che hanno ospitato qualcuno soltanto per qualche giorno, magari solo una volta all’anno. Certo, spesso il guadagno di un host non è in grado di sostituire uno stipendio, ma può senz’altro aiutare. A Milano ad esempio (città protagonista dell’ultimo esperimento Airbnb Experience) la possibilità di affittare una stanza o una casa è una risorsa importante per molti giovani, che sfruttano i weekend e i picchi di affluenza della settimana della moda o del salone del mobile per integrare le loro entrate.

Questo per quanto riguarda le città. Ma è proprio al di fuori delle solite mete (Milano, Roma, Venezia, eccetera) che si stanno sviluppando le idee più interessanti di Airbnb, che nell’ultimo anno ha presentato uno studio sull’impatto dell’home sharing nell’Italia rurale. Sul modello del progetto realizzato a inizio 2017 a Civita di Bagnoreggio (noi siamo andati a vederlo, ne parlavamo in questo articolo), Airbnb ha iniziato a recuperare spazi pubblici all’interno di borghi antichi, collaborando con la comunità locale, artisti e architetti con l’obiettivo di far conoscere i piccoli centri italiani ai viaggiatori di tutto il mondo, espandere le economie locali e promuovere un turismo più sostenibile. Un’iniziativa che fonde la volontà di proteggere e conservare il passato con lo slancio verso il futuro che caratterizza la startup. Domani alle 12:30 alla Triennale di Milano, Matteo Stifanelli, country manager di Airbnb seguirà questo slancio, invitandoci a immaginare le città del domani e i nuovi modi in cui le abiteremo.

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