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Il miglior romanzo italiano sono le puntate di Affari Tuoi
Avidità, superstizione, adrenalina, gloria e lacrime: la più grande spremuta di umanità in televisione, ed è irresistibile.

Ogni giorno, quarantacinque minuti di violenza, amore, adrenalina, paura, emozione, canzonette, scherzi, sogni realizzati o infranti, qualche risata e molte lacrime di commozione ma spesso anche di dolore inconsolabile. Affari Tuoi è di gran lunga il più avvincente programma della televisione italiana, e gli elementi cardine che lo rendono tale sono questi uomini e donne in cerca di una svolta, i molti soldi in palio e l’adrenalina del gioco d’azzardo o giù di lì. La durata è perfetta, la collocazione oraria si inserisce nel momento migliore per un palinsesto in cui è scomparsa la seconda serata e il piatto forte di tanti sono ormai diventate le piattaforme. Sempre in bilico, in punta sul divano in attesa della prossima offerta del maligno dottore o sperando in un disperato e salvifico cambio pacco.
Affari Tuoi è una commedia, un thriller, un poliziesco, a volte un film demenziale, in alcune puntate passa da commedia brillante a cinepanettone, si adatta e prende la forma di qualunque cosa lo spettatore abbia bisogno. È la più grande spremuta di umanità da trovare in onda, Italia in purezza. Ogni concorrente ha come unico obiettivo quello di tornare a casa con dei soldi, possibilmente molti.
Il programma racconta senza nessun filtro il bisogno ultimo e fondante dei tempi che viviamo e non solo, un desiderio selvaggio, un’acquolina in bocca che parte dalla pancia, investe la bocca e arriva fino al cervello. In Italia è difficile trovare qualcuno che riveli l’esatto ammontare del proprio stipendio, spesso le retribuzioni diventano un argomento tabù anche ai colloqui di lavoro ma in mezzo a quei pacchi blu tutto cambia e le persone aprono cuore e portafoglio, pronti a ballare “Sesso e Samba” insieme a Stefano De Martino mentre confidano in diretta nazionale che si accontentano di ventimila euro per comprarsi la macchina nuova o ne bastano anche cinquemila così finalmente possono rifare il pavimento della tavernetta.
Tra le onde di Affari Tuoi spariscono il riserbo e la vergogna, nessuno ha paura di mostrarsi avido, ambizioso, o ancor peggio povero, nessuno teme il giudizio degli altri e lo studio diventa una sorta di zona franca in cui ogni debolezza può diventare un punto di forza o viceversa. I concorrenti stringono la mano del compagno o della compagna, abbracciano la madre, impugnano un rosario, rivelano di indossare il maglione portafortuna o le mutande rosse, e poi si appellano ai numeri. Spesso vengono inseguiti dei pacchi precisi appellandosi a sogni premonitori, a date di nascita di figli, date di morti di genitori o nonni, ci si appella a formule magiche, qualcuno parla di sé in terza persona e ogni segno è buono per provare a intuire o indovinare dove sono nascosti i premi migliori.
C’è un’atmosfera animista, l’illusione di poter influire sul destino e il confine tra vivi e morti, tra realismo e magia, sparisce come in Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Appaiono il sacro, le credenze ancestrali, la disperazione, gli sguardi rivolti al cielo, la sfortuna appiccicata e invincibile, le puntate spesso scivolano quasi verso le sedute spiritiche. Qualcuno si illude di essere bravo, di essere forte nel gioco come se fosse utile una qualunque competenza. La verità è che per vincere ad Affari Tuoi serve solo tantissima fortuna, ma l’illusione che non sia così è uno dei primi motori di questo programma favoloso.
Tutto cammina sul filo sospeso dell’illusione, soprattutto nel rapporto con il misterioso “dottore”. Così dirà al telefono a Di Martino? Rideranno di tutti noi spettatori e dei concorrenti? Saranno solo concentrati sul gioco? Il dottore è un autore del programma che ne conosce alla perfezione i meccanismi. Negli anni è cambiato, ma rimane una persona che ha sottomano la situazione di ogni pacco e prova a manipolare ogni concorrente per farlo cadere nel modo più rovinoso per far risparmiare soldi alla Rai e allo stesso tempo alzare l’asticella dell’intrattenimento. Le puntate più avvincenti sono quelle in cui il dottore vince, in cui vanno in scena le cadute rovinose, i pacchi da 300mila euro abbandonati in cambio di 10 euro o mollati per inseguire un’offerta da quindicimila euro accettata con la bava alla bocca e la disperazione nello stomaco di chi magari non si fa una vacanza da cinque anni. È sempre la pancia che domina, sia di chi sta a casa sia di chi sta in studio, stretto tra le budella che si contorcono sognando di uscire dagli studi di Tiburtina con in tasca l’assegno per una vita diversa.
Affari Tuoi è una lezione magistrale di racconto e allo stesso l’affermazione di come la magia televisiva funzioni ancora. Pensando al gioco nel suo meccanismo più crudo, la fabula di ogni puntata potrebbe durare un minuto: si sceglie il concorrente della serata, lo si chiama al tavolo, si apre il suo pacco per primo e poi tutti a casa. L’intreccio invece disegna tre quarti d’ora di intrattenimento incredibile, una lezione di storytelling perfetta in cui raccontare la natura umana più intima in balia della sorte cieca. Non c’è nemmeno bisogno di alzarne il ritmo con il montaggio come succede in altri programmi di successo come Masterchef o nelle prime fasi di X-Factor perché le pause e le accelerazioni di Affari Tuoi sono quelle della nostra vita, delle nostre paure, delle nostre giornate quotidiane. Ogni sera un romanzo, una saga con protagonisti diversi che però si trovano a vivere in un mondo che ha sempre le stesse regole. È un esempio di scrittura naturale e spontanea, una narrazione che si alimenta da sola e brucia senza spegnersi mai.
Il contenitore perfetto di questo format è sempre e ancora la Rai. Intanto, per la sua estetica inconfondibile e per gli stilemi che insegue. Lo studio sempre rassicurante e ben illuminato, il tavolo trasparente dietro al quale stanno i concorrenti, il telefono rosso, Stefano De Martino in maniche di camicia bianca, gli applausi del pubblico che partono al momento giusto, i «nooooo» che accompagnano l’apertura dei pacchi più ricchi, lo scandire di «zero zero zero» al momento delle offerte del dottore. Affari Tuoi è l’abbraccio di Mamma Rai che ammanta di una patina di buoni sentimenti un format invece di violenza inaudita, è la televisione di un tempo che staziona sempre dentro al volemose bene ma diventa un psicodramma collettivo da social, un reel da 45 minuti perfetto per una scrollata sui TikTok delle nostre serate infrasettimanali.
Pier Paolo Pasolini ne L’articolo delle lucciole scriveva che «per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla», e Affari Tuoi mi sembra davvero lo strumento perfetto sia per provare a capire i cambiamenti della gente che per amarla. Nel suo momento più basso e meschino, nelle sue cadute ma anche nella ricerca di una vittoria e di una felicità che ogni tanto arriva, dura un secondo e poi passa, mentre sta per iniziare il film della sera.