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Una delle band più popolari su Spotify nell’ultimo mese è un gruppo psych rock generato dall’AI Trecentomila ascoltatori mensili per i Velvet Sundown, che fanno canzoni abbastanza brutte e soprattutto non esistono davvero.
A Bologna hanno istituito dei “rifugi climatici” per aiutare le persone ad affrontare il caldo E a Napoli un ospedale ha organizzato percorsi dedicati ai ricoveri per colpi di calore. La crisi climatica è una problema amministrativo e sanitario, ormai.
Tra i contenuti speciali del vinile di Virgin c’è anche una foto del pube di Lorde Almeno, secondo le più accreditate teorie elaborate sui social sarebbe il suo e la fotografia l'avrebbe scattata Talia Chetrit.
Con dei cori pro Palestina e contro l’IDF, i Bob Vylan hanno scatenato una delle peggiori shitstorm della storia di Glastonbury Accusati di hate speech da Starmer, licenziati dalla loro agenzia, cancellati da Bbc: tre giorni piuttosto intensi, per il duo.
La Rai vorrebbe abbandonare Sanremo (il Comune) e trasformare Sanremo (il festival) in un evento itinerante Sono settimane che la tv di Stato (e i discografici) litigano con il Comune: questioni di soldi, pare, che potrebbero portare alla fine del Festival per come lo conosciamo.
La storia del turista norvegese respinto dagli Stati Uniti per un meme su Vance sembrava falsa perché effettivamente lo era Non è stato rimpatriato per le foto salvate sul suo cellulare, ma semplicemente perché ha ammesso di aver consumato stupefacenti.
In Giappone è stato condannato a morte il famigerato “killer di Twitter” Takahiro Shiraishi è stato riconosciuto colpevole degli omicidi di nove ragazze. Erano tre anni che nel Paese non veniva eseguita nessuna pena capitale.
Per sposarsi a Venezia e farsi contestare dai veneziani Bezos ha speso almeno 40 milioni di euro Una cifra assurda che però non gli basta nemmeno per entrare nella Top 5 dei matrimoni più costosi di sempre.

Su Netflix c’è un bellissimo film taiwanese e nessuno lo sa

A Sun di Chung Mong-hong è uscito in sordina nel 2019, è sulla piattaforma di streaming da un anno, e ora è stato incluso nella shortlist degli Oscar 2021.

10 Marzo 2021

Dopo essere stato proiettato al Toronto Film festival del 2019, A Sun, il film del regista taiwanese Chung Mong-hong, lo scorso anno è arrivato su Netflix. Eppure, nonostante sia lì da quasi 12 mesi, è rimasto uno sconosciuto film taiwanese fino a qualche settimana fa, quando il titolo è entrato nella shortlist dei film candidati all’Oscar per il Miglior film straniero. Il 23 novembre del 2019 Peter Debruge, su Variety, l’aveva persino definito «un’opera sbalorditiva a livello mondiale». E noi niente. Perché A Sun è sfuggito non solo agli occhi del pubblico (ha 14 recensioni su Rotten Tomatoes), ma anche a quelli di molta critica, e una volta inghiottito dalla tirannia dell’algoritmo di Netflix si è perso tra migliaia di altri titoli, per quella logica per cui i film non sono mai stati così tanto accessibili e allo stesso tempo – vista la loro strabordante quantità e disponibilità – non è mai stato tanto difficile trovarli.

Anche se A Sun, quinto lungometraggio in mandarino di Chung Mong-hong, che ne ha curato anche la fotografia con lo pseudonimo di Nagao Nakashima, inizia con la ripresa di una mano mozzata dentro a una zuppa, è una storia famigliare: ripercorre la vicenda di A-ho, il figlio minore finito in un centro di detenzione minorile, e delle persone che gli stanno vicino, gettate ancora più nel caos dalla scoperta della gravidanza della fidanzata del ragazzo e da un altro evento traumatico. Un racconto cupo e potentissimo che incede nella vita di personaggi che la vita la subiscono, una storia di redenzione e consapevolezza che indaga su cosa succede quando diventa impossibile gestire il dolore perché è troppo invadente e arriva tutto insieme. Dedicato specialmente a quel carico di ansie e aspettative che frasi come “Cogli l’attimo” (nel film è il mantra del padre) generano sulle persone.

Intervistato da Variety recentemente, il regista ha spiegato che non ha ancora capito perché il suo film sia passato in sordina (ha trionfato anche ai Golden Horse Awards, i più importanti premi per il cinema cinese): «Certo non è un film gioioso, né offre speranze o un certo tipo di ottimismo, ma penso possa avere valore universale. Spero che chi lo guarda possa riflettere sulle proprie frustrazioni». Eppure l’abbiamo snobbato.

È un po’ un problema occidentale, ci diciamo propensi ad accogliere titoli che provengono da altre parti del mondo ma spesso ci riveliamo poco attenti. Taiwan è un Paese che ha dato tantissimo al cinema contemporaneo, si pensi a tutti i premi vinti da registi come Hou Hsiao-hsien, Leone d’oro con City of Sadness, come Edward Yang, Palma d’oro a Cannes nel 2000 con Yi Yi, o come Tsai Ming Liang premiato a Venezia con il Leone d’oro per Vive l’amour! e a Berlino con l’Orso d’argento per Il fiume. E poi c’è Netflix, che tra i pregi dovrebbe avere la possibilità di aprire una finestra sulla distribuzione mondiale che la comune distribuzione cinematografica (almeno, quando c’era) non apre, e invece a causa del modo in cui è strutturata e dell’incapacità di aggregare i suoi titoli con efficacia, non fa altro che accrescere il problema. Così che film come Dear Ex, Little Big Women (sempre da Taiwan, sempre su Netflix), o A Sun rischiamo di perderceli nonostante la loro qualità.

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