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20:53 domenica 25 maggio 2025
È morto il fotografo brasiliano Sebastião Salgado Con le sue grandi fotografie in bianco e nero ha sempre sollevato importanti questioni etiche, politiche e ambientali.
Un uomo in Norvegia si è svegliato con una nave cargo arenata nel suo giardino Ma solo dopo che il vicino è andato a svegliarlo per dirgli che c'era una nave cargo arenata nel suo giardino.
Pop Mart ha tolto i Labubu dagli store di Londra perché in fila si creavano delle risse L'azienda ha preso questa decisione per proteggere sia i suoi dipendenti che i clienti.
Per colpa di Trump, Harvard rischia di perdere quasi un terzo dei suoi studenti Gli studenti internazionali sono tantissimi e, con le loro tasse, contribuiscono grandemente al bilancio dell'università.
Il video che Trump ha usato per dimostrare che in Sudafrica è in corso un genocidio dei bianchi è un falso Lo hanno rivelato due giornalisti del New York Times, che hanno indagato sul video e scoperto che si tratta di una bufala.
La Thailandia ha depenalizzato la cannabis, ma il turismo della cannabis l’ha fatta pentire I casi di "turisti" che vanno e vengono dalla Thailandia a scopo di contrabbando sono aumentati a tal punto da costringere le autorità a intervenire.
Nel nuovo Assassin’s Creed si possono uccidere le persone ma non gli animali Anzi, gli animali si possono adottare e allevare, e c'è anche la possibilità di passare tutto il tempo ad accarezzarli.
Sentimental Value di Joachim Trier è il film favorito per la Palma d’oro, almeno a giudicare dalla standing ovation che ha ricevuto Quindici minuti di applausi, la più lunga standing ovation in questa edizione del festival.

La globalizzazione sta finendo?

08 Aprile 2016

Su Quartz è apparso un articolo che analizza un trend socio-economico che sta caratterizzando i nostri tempi, partendo da una notizia di questi giorni: ieri un report di Reuters segnalava che l’Unione europea stava valutando se introdurre l’obbligo di un visto per i cittadini nordamericani che intendono visitare il continente. Per quanto la proposta sia di difficile realizzazione, oltre che intuitivamente controproducente, il sito scrive che la notizia segnala un «contraccolpo negativo molto reale alle dottrine pro-globalizzazione degli ultimi 25 anni».

Di recente il Wall Street Journal aveva sostenuto che le forze che costituiscono il motore primario della globalizzazione – il commercio internazionale in ascesa e la circolazione dei capitali – hanno subito una battuta d’arresto, principalmente per un fattore della globalizzazione che al momento sta dividendo l’opinione pubblica: la circolazione di persone. Tra le promesse del candidato alla Casa Bianca Donald Trump di costruire un muro impenetrabile al confine tra Stati Uniti e Messico e la crisi dei rifugiati in Europa, che in Germania ha costretto Angela Merkel a fare i conti con un calo di voti nelle ultime elezioni statali, le questioni legate all’immigrazione sono diventate la spina nel fianco del sistema globalizzato.

Da una parte il sentimento anti-immigrati, esasperato da atti terroristici come quelli di Parigi e Bruxelles, si basa su questioni non legate agli aspetti economici, come rilevato da diversi studi accademici. Dall’altra a pesare, scrive Quartz, è «l’incapacità della globalizzazione di produrre veri guadagni per la maggior parte della popolazione nelle nazioni ricche». Nel suo recente Global Inequality, l’ex economista della Banca mondiale Branko Milanovic sostiene che per quanto la globalizzazione abbia generato innegabili benefici, la maggior parte di questi ultimi sono ripartiti tra coloro che si trovavano alla base della piramide della distribuzione della ricchezza mondiale (chi ha sconfitto la povertà in Asia, ad esempio) e il famigerato 1% dei super-ricchi. Per gli altri, gli appartenenti a quel variegato insieme definito classe media, negli ultimi decenni ci sono stati «eccezionalmente pochi miglioramenti» nelle condizioni di vita.

quartz

Provando a tirare le fila della questione, Quartz dice che «a meno che la globalizzazione non inizi a restituire benefici reali e riconoscibili agli elettori delle nazioni ricche, la prossima generazione verosimilmente erediterà un mondo con molte più barriere».

Immagine: i vent’anni della caduta del muro di Berlino (Sean Gallup, Getty Images)
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