Hype ↓
16:59 mercoledì 30 aprile 2025
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.

Pass a qualunque costo

La vita dei giornalisti volontari di Sanremo, che al Festival ci sono andati, ma con albergo a chilometri dalla città, sala stampa di serie B, nessun "pass". Un ritratto della stampa meno raccontata.

21 Febbraio 2014

Chiunque abbia mai varcato la soglia di un backstage, a un concerto, a una festa, a un evento, ha ben presente cosa vuol dire avere un pass, detto spesso passi a Roma e dintorni. C’è chi lo ostenta, chi lo appunta alla giacca, chi lo mostra timido e chi – i pochi potenti e fortunati – non ne ha neanche bisogno. Al Festival di Sanremo se non hai un pass al collo praticamente puoi anche non venirci. O meglio: venirci puoi, ma resti fuori: nei ristoranti, ad esempio, di solito è più difficile trovare un tavolo, perché osti e camerieri di qui hanno l’occhio così allenato a leggere al volo ogni cartellino penzolante dal collo dei clienti che – a meno tu non sia uno di quelli che finiscono sui giornali e in quel caso sei il benvenuto ovunque – alla prima occhiata hanno già capito se ti devi accomodare nel tavolino davanti alle cucine o se sei della categoria “qui va bene, dottore?”.
Il pass “press”, a sfondo verde, garantisce abbastanza possibilità: sicuramente è per via dei grandi inviati novecenteschi, delle cui note spese conservano memoria generazioni di ristoratori.

Al Festival di Sanremo – incredibilmente, caso praticamente unico al mondo – le sale stampa sono due.

Al Festival di Sanremo – incredibilmente, caso praticamente unico al mondo – le sale stampa sono due. Una, la principale, detta «roof», è proprio dentro il Teatro Ariston ed è quella in cui stanno le testate più importanti. Poi c’è l’altra, intitolata da quest’anno a Lucio Dalla, detta «di radio e tv», anche se le radio e le tv nazionali non ci sono: è solo un altro modo, un po’ perbenista, di definire la sala stampa delle testate cosiddette “minori”, i portali meno conosciuti, le radio locali, quelle universitarie.

Mettersi qui a fare i nomi sarebbe davvero poco elegante, anche perché si tratta di un mondo molto composito ed eterogeneo, composto da professionalità molto diverse tra loro: si passa dal giornalista che magari lavora da anni in un quotidiano cosiddetto d’area, al beginner entusiasta.

Ecco. Accomunati a quelli delle testate più prestigiose dall’avere un pass al collo nella macro definizione di “inviati a Sanremo”, i beginner entusiasti (d’ora in poi BE) sono però molto, molto altro.

«Il mio sogno era esserci: beh, vedi, eccomi, ce l’ho fatta, ci sono!» dice un giovanotto sui trent’anni (quindi non proprio una giovane promessa) dall’accento pugliese, il cui portale non è il caso di citare visto che qui l’abbiamo eletto rappresentante di una categoria, metafora di un fenomeno. Essere al Festival, indossare finalmente il pass come fosse una medaglia olimpica, ecco l’obbiettivo di molti di quelli – circa 600 – che siedono qui. Il nostro BE ha ricevuto sul suo pc – in sala pochissimi Mac, quasi nessun pro, rarissimi gli Air – la mail di conferma dell’accredito al Festival come fosse un test di gravidanza positivo dopo decine di tentativi a vuoto. Il senso era esserci, e lui c’è. Poi, certo, il fatto di aver viaggiato in pullman sino a Genova e poi in treno e poi ancora in pullman, per lui conta poco. Anche il fatto di dormire a Montenero, tra Bordighera e Ospedaletti, per lui è accessorio: è in camera con un suo collega, e la sera tornano a casa dividendo un taxi con altri due.

Il loro Festival è dentro Casa Sanremo, che è al Palafiori, vicino all’Ariston ma non dentro, al cui ultimo piano si trova la Sala Lucio Dalla. Niente Roof per lui e quelli come lui, niente bar della Sala Stampa (c’è un distributore automatico), niente poltroncine (sedie in plastica) e – figuriamoci – niente cene notturne da Vittorio, da Vino Panino, niente feste al Morgana. A Casa Sanremo non c’è solo la Sala Dalla, ci sono tre piani di stand: le prelibatezze gastronomiche della Puglia, i mini yogurt in omaggio, un’affollatissima conferenza sulle capacità nutritive delle olive taggiasche. Si incontra chiunque: Mr Bello D’Italia in abito scuro un po’ tanto sciancrato e fascia d’ordinanza, Dario Salvatori in trench viola, comitive.

Dentro Casa Sanremo la sera comunque vengono organizzati diversi eventi, feste, jam session. Si racconta di trenini, di coretti: allegria, insomma.

Dentro Casa Sanremo la sera comunque vengono organizzati diversi eventi, feste, jam session. Si racconta di trenini, di coretti: allegria, insomma. Normalmente i giornalisti della Sala Dalla seguono le conferenze stampa del Festival in collegamento, anche se è previsto che alcune delle domande vengano riservate a loro. Certi artisti, comunque, fanno doppia conferenza: una al Roof, di solito la prima, e una successiva al Palafiori. L’alta concentrazione di BE però fa sì che non siano infrequenti quelli che prendono il microfono per chiedere se «puoi fare un saluto a tutti gli ascoltatori», per ricordare che «ci siamo già visti sei anni fa a Lagonegro» o che «ti saluta Marcello, hai presente Marcello?».

La domanda è sempre la stessa: ne vale la pena? «Certo che vale», dice ancora il nostro BE. Ma ti leggono? «Sono arrivato sino a 70 condivisioni su Facebook». A pezzo? «No, per tutti quelli della giornata».

Usciti da Casa Sanremo, superata la vetrina del merchandising (sì, anche qui c’è un merchandising), davanti all’ingresso suonano la pizzica, chissà perché poi, ma alcune signore ridono felici e ballano. Un sosia di Elvis le guarda e fuma. Il pass, però, tra loro, non ce l’ha nessuno.

Nell’immagine, l’esibizione di Elio e le Storie Tese, Sanremo 1996

Articoli Suggeriti
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Leggi anche ↓
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Le scorie del dibattito sul nucleare italiano

Tra ministri dalle idee non chiarissime, popolari pagine Facebook e cartoni animati virali su YouTube, la discussione sull'atomo in Italia è una delle più surreali degli ultimi anni.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.