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11:02 martedì 16 settembre 2025
A Lampedusa sono arrivati tre immigrati palestinesi a bordo di una moto d’acqua I tre hanno usato ChatGPT per pianificare la rocambolesca fuga verso l’Europa, seminando le motovedette tunisine per arrivare in Italia.
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L’ultima tappa della Vuelta di Spagna è stata annullata perché 100 mila manifestanti pro Palestina hanno invaso le strade A causa delle proteste non c'è stata nessuna cerimonia di premiazione, niente passerella finale e né festeggiamenti ufficiali.
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Per la prima volta nella storia, nel mondo ci sono più bambini obesi che sottopeso Stando a un report dell'Unicef, oggi un bambini su 10 soffre di obesità, addirittura uno su 5 è in sovrappeso.
Su internet la T-shirt dell’assassino di Charlie Kirk sta andando a ruba, anche a prezzi altissimi Su eBay sono spuntati decine di annunci in cui la maglietta viene venduta a prezzi che arrivano anche a 500 dollari.
In Corea del Nord sono aumentate le condanne a morte per chi guarda film e serie TV straniere Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il regime di Kim Jong-un ora usa anche l'AI per perseguire questo grave crimine.

Biennale, meno male

Uno strano miracolo italiano: mentre il panorama culturale affonda, Venezia trova l'intelligenza per affidarsi a un curatore di trentanove anni.

30 Maggio 2013

La Biennale di Venezia è uno strano miracolo italiano. In teoria, avrebbe tutte le ragioni per sprofondare nella palude che la circonda. Il finanziamento è pubblico, in larga misura proveniente dal Ministero per i Beni Culturali. Le nomine dei vertici sono politiche: nel cda siedono due rappresentanti del Ministero – incluso il Presidente – il sindaco di Venezia, il presidente della regione e quello della provincia. Le sedi sono di proprietà comunale, il personale è insufficiente e i fondi a disposizione, ovviamente, rappresentano una frazione di quelli sui quali possono contare i principali competitor internazionali.

Eppure, un angelo guardiano molto attivo veglia su di lei. Qui, per qualche ragione, le nomine pubbliche che seguono in genere altre dinamiche, hanno messo al timone persone in grado di governarlo. Pur tra mille polemiche, Baratta, Bernabè, Croff e poi di nuovo Baratta (per quella irresistibile coazione a ripetere che è ormai la cifra della vita pubblica italiana) hanno tenuto diritta la barra. E sono riusciti a resistere agli assalti di ministri e sottosegretari che negli ultimi anni hanno annoverato tra i loro ranghi personaggi del calibro di Rocco Buttiglione, Sandro Bondi e Vittorio Sgarbi.

Il vero provincialismo non è più quello geografico, ma quello storico che ci ha rinchiusi nella gabbia di un eterno presente.

Rifiutando di cedere alle incursioni di chi avrebbe voluto ridurla alla logica strapaesana che governa le politiche culturali italiane, la Biennale è riuscita a seguire l’unica strada che abbia un senso per chi si ostina a produrre cultura e innovazione in Italia: fare leva sul nostro patrimonio non per svenderlo sotto forma di gondole di plastica, ma per dire qualcosa al mondo. Non radere al suolo il campanile di San Marco e trasformare il Canal Grande in un’autostrada come avrebbero voluto i futuristi, bensì arrampicarcisi sopra per provare ad avere ancora un ruolo. Senza la paura del kitsch, dello stereotipo, del parco a tema turistico, ma con la ferma determinazione a partecipare alla formazione dello spirito dei tempi. Come a Shenzen, come a Palo Alto, ma con una logica opposta. Non la tabula rasa, ma il suo contrario: solo il confronto con il museo rivela ciò che è davvero nuovo e lo distingue dal flusso artificiale della ripetizione; il vero provincialismo non è più quello geografico, ma quello storico che ci ha rinchiusi nella gabbia di un eterno presente.

Massimiliano Gioni appare perfettamente coerente con questa linea. Da quel che ho capito, una riflessione sotto forma di labirinto sulla svolta iconica che stiamo attraversando, con la moltiplicazione degli schermi e l’esplosione delle tecnologie della rappresentazione che cambiano la nostra percezione della realtà, un po’ come accadde nel Rinascimento con la scoperta della prospettiva. Un argomento che è chiaramente nel dna italiano e sul quale, pure, facciamo fatica a star dietro alle riflessioni sviluppate altrove. Meno male che c’è la Biennale che, con oltre un secolo di storia sulle spalle, ha ancora l’intelligenza e la forza di offrire a un curatore di trentanove anni un’occasione vera per ripensare il mondo.

Dal numero 14 di Studio

Illustrazione di Filippo Nicolini

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