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Dopo otto anni di studio non stop, la Lofi Girl si è finalmente diplomata Il volto dell’amatissimo canale YouTube ha mostrato il diploma su TikTok, dopo aver tenuto compagnia a milioni di studenti e lavoratori.
In Nepal oltre il settanta per cento delle auto vendute è elettrico In soli cinque anni il tasso di auto elettriche in circolazione nel paese ha raggiunto quello di Norvegia e Singapore. 
Hollywood sembra intenzionata a dare un sequel a tutte le commedie romantiche degli ultimi trent’anni Mentre si gira "Il diavolo veste Prada 2" sono stati annunciati i ritorni di "Il matrimonio del mio migliore amico" e "Sognando Beckham".
A Newton i residenti stanno protestando perché è stata rimossa la bandiera italiana dipinta su una strada La linea tricolore era un simbolo storico: la sindaca ha difeso la scelta parlando di esigenze di sicurezza stradale.
Il Washington Post ha pubblicato una lista dei nomi dei minori uccisi a Gaza Il lungo elenco occupa due intere pagine della testata ma copre meno del 20% della lista di morti accertate.
Yorgos Lanthimos ha diretto il nuovo video di Jerskin Fendrix con protagonista Emma Stone La star è la protagonista del bizzarro video Beth’s Farm, che anticipa il secondo album del musicista e collaboratore di Lanthimos. 
Anche il Regno Unito accelera sul riconoscimento della Palestina come Stato  La mossa del presidente francese Macron sembra aver innescato un cambiamento di rotta senza precedenti nel Vecchio continente.
È morta a 101 anni la donna che diede il nome all’hula hoop Joan Anderson scoprì il gioco in Australia e ne coniò il nome, ma il suo contributo venne riconosciuto solo cinquanta anni dopo.

I libri che piacevano a Javier Marías

12 Settembre 2022

Era ricoverato da mesi nella Clinica Quirón di Madrid per complicazioni dovute al Covid-19 e il 14 agosto la sua famiglia aveva rilasciato una breve nota attraverso il dipartimento di Comunicazione del gruppo editoriale Penguin Random House, in cui diceva che l’autore era in via di guarigione. Le sue condizioni sono invece peggiorate e Javier Marías, 70 anni, è morto di polmonite domenica 11 settembre. Nato a Madrid il 20 settembre, tradotto in tutto il mondo e vincitore di prestigiosi premi, Marías era uno dei più famosi scrittori spagnoli. Aveva raggiunto il successo internazionale nel 1992 con Un cuore così bianco e due anni dopo, nel 1994, l’aveva confermato con Domani nella battaglia pensa a me, forse il suo libro più amato e conosciuto, quello i suoi lettori stanno citando su Twitter per omaggiarlo. Tra i tanti altri suoi romanzi (e saggi, raccolte, articoli e traduzioni) tra quelli che i lettori stanno ricordando in queste ore ci sono Tutte le anime (1989), L’uomo sentimentale (1986) e i più recenti Berta Isla (2017) e Tomas Nevinson, uscito nel 2021. Nei suoi libri, caratterizzati dall’abbondanza di digressioni e ricordi, affrontava temi universali come matrimonio tradimento, amore e segreti. Molte delle sue storie ruotavano intorno ai non detti e all’impossibilità di conoscere davvero noi stessi e le persone a noi più vicine. Ma a catturare il lettore era la sua capacità di raccontare storie sempre diverse riuscendo a mantenere sempre intatta una parte di mistero.

Ai tanti articoli usciti tra ieri e oggi per ricordare lo scrittore suggeriamo di accostare la lettura di un vecchio articolo del Guardian (2018), in cui l’autore parlava dei suoi libri preferiti e delle letture che l’avevano formato. Interrogato sul libro che gli aveva cambiato la vita aveva scelto senza indugio La vita e le opinioni di Tristram Shandy, Gentleman di Laurence Sterne, tradotto in spagnolo quando aveva circa 25 anni, «mi ci sono voluti due anni», aveva ricordato, e aveva scelto il capolavoro di Sterne anche come il libro che più aveva influenzato la sua scrittura. Alla domanda sul libro che avrebbe voluto scrivere aveva risposto «troppi: Joseph Conrad, Marcel Proust, George Eliot. Ma più di tutti Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa». Come libro più sopravvalutato aveva scelto Ulisse di James Joyce mentre aveva citato A High Wind in Jamaica di Richard Hughes come il più sottovalutato. Proust e Nabokov gli scrittori più bravi a «fargli cambiare idea» sulle cose, Le elegie duinesi di Rilke il libro che l’aveva fatto piangere e i racconti di Thomas Bernhard quelli che più lo facevano ridere. Tra gli altri libri nominati nell’ottimo test del Guardian anche quello del povero Karl Ove Knausgaard, ma non in senso positivo: viene citato da Javier Marías come uno dei pochissimi romanzi che non è mai riuscito a finire: «ho rinunciato dopo aver letto le prime 300 pagine».

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