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Delle foto sul sito di Medici senza frontiere hanno fatto incazzare tutti

23 Maggio 2022

Negli scorsi giorni Medici senza frontiere aveva pubblicato sul suo sito le fotografie di una sedicenne congolese violentata da tre miliziani, una scelta che ha scatenato una discreta shitstorm sui social media: fotografi, attivisti e avvocati specializzati in diritti umani hanno durissimamente criticato la scelta dell’organizzazione, fino a quando Medici senza frontiere non ha deciso di rimuovere le immagini dal sito e chiedere scusa pubblicamente. «Abbiamo commesso un grave errore di valutazione decidendo di pubblicare le foto di una minorenne che ha vissuto una simile esperienza», queste le parole di un rappresentante della Ong riportate oggi dal Guardian. Un errore tanto più grave se si considera che Msf ha delle linee guida precise da rispettare in questi casi: un/una minorenne orfano/a vittima di un crimine come questo non può essere considerata/o in condizione di fornire il suo consenso alla diffusione di immagini o informazioni che lo/la riguardino.

Lo stesso rappresentante ha detto che la ragazza (vittima di stupro due mesi prima che le foto venissero scattate) aveva dato il suo consenso e aveva accettato di essere fotografata, aggiungendo però che Msf avrebbe dovuto sapere che tutto questo non era sufficiente «data la sua età e il trauma che aveva subìto». Le foto rimosse mostravano la ragazza stesa su una panchina mentre veniva curata in un ospedale gestito da Msf a Drodro, un campo profughi nella provincia congolese di Ituri. Sui social le prime critiche sono arrivate da Benjamin Chesterton, produttore cinematografico a capo di Duckrabbit, che ha descritto le immagini della ragazza come «razziste e disumanizzanti». In un primo momento Msf aveva difeso la decisione di pubblicare quelle foto, ma con il proseguire e l’ingigantirsi della polemica, alla fine ha scelto di rimuovere le due immagini che ritraevano la ragazza.

Le foto erano state scattate dalla fotografa iraniana Newsha Tavakolian per l’agenzia Magnum. Tavakolian ha anche lei difeso il progetto – intitolato Ituri, a Glimmer through the Crack – e ha aggiunto che Msf ha deciso di cancellare le immagini dal sito senza prima interpellarla sulla questione. «Non stiamo parlando di una sedicenne “qualsiasi”, che vive la vita di una bambina in un mondo facile. No, questa ragazza vive nel Congo dell’est, in una zona in cui lo stupro è uno strumento di guerra».

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