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15:32 martedì 1 luglio 2025
Grazie all’accordo tra Netflix e la Nasa ora si potrà fare binge watching anche dell’esplorazione spaziale Il servizio di streaming trasmetterà in diretta tutta la stagione dei lanci spaziali, comprese le passeggiate nello spazio degli astronauti.
Gli asini non sono affatto stupidi e se hanno questa reputazione è per colpa del classismo Diverse ricerche hanno ormai stabilito che sono intelligenti quanto i cavalli, la loro cattiva fama ha a che vedere con l'associazione alle classi sociali più umili.
In Turchia ci sono proteste e arresti per una vignetta su Maometto pubblicata da un giornale satirico Almeno, secondo le autorità e i manifestanti la vignetta ritrarrebbe il profeta, ma il direttore del giornale ha spiegato che non è affatto così.
Una delle band più popolari su Spotify nell’ultimo mese è un gruppo psych rock generato dall’AI Trecentomila ascoltatori mensili per i Velvet Sundown, che fanno canzoni abbastanza brutte e soprattutto non esistono davvero.
A Bologna hanno istituito dei “rifugi climatici” per aiutare le persone ad affrontare il caldo E a Napoli un ospedale ha organizzato percorsi dedicati ai ricoveri per colpi di calore. La crisi climatica è una problema amministrativo e sanitario, ormai.
Tra i contenuti speciali del vinile di Virgin c’è anche una foto del pube di Lorde Almeno, secondo le più accreditate teorie elaborate sui social sarebbe il suo e la fotografia l'avrebbe scattata Talia Chetrit.
Con dei cori pro Palestina e contro l’IDF, i Bob Vylan hanno scatenato una delle peggiori shitstorm della storia di Glastonbury Accusati di hate speech da Starmer, licenziati dalla loro agenzia, cancellati da Bbc: tre giorni piuttosto intensi, per il duo.
La Rai vorrebbe abbandonare Sanremo (il Comune) e trasformare Sanremo (il festival) in un evento itinerante Sono settimane che la tv di Stato (e i discografici) litigano con il Comune: questioni di soldi, pare, che potrebbero portare alla fine del Festival per come lo conosciamo.

Il ritorno di Zack Snyder

Da Justice League, Snyder Cut, in arrivo a marzo, al nuovo film sugli zombie presto su Netflix. Ritratto di uno dei registi più amati e odiati degli ultimi anni.

23 Febbraio 2021

Ci sono molti modi per uccidere qualcuno, e Zack Snyder probabilmente li conosce tutti. Non sorprende che la sua casa di produzione, che ora si chiama The Stone Quarry, in origine si chiamasse Cruel and Unusual Films, film cruenti e inusuali, in cui i personaggi venivano massacrati, abbattuti con asce, fucili da caccia, motoseghe e bombole di propano, mentre i cervelli saltavano e i denti pure. E tutto questo solo nel suo primo film, uno strano remake dell’Alba dei morti viventi di Romero, girato nel 2004, da cui il nuovo progetto, Army of the Dead (arriverà su Netflix il 21 maggio), sembra prendere le mosse. Non è l’unico motivo per cui siamo tornati a parlare di Zack Snyder, il più osteggiato-amato regista secondo forse solo a Michael Bay – di cui era compagno di corso all’Art Center School of Design di Pasadena. Dalla pubblicazione del trailer di Justice League, Snyder Cut (su Hbo Max dal 18 marzo, durerà 4 interminabili ore), si è riaccesa l’attenzione non solo intorno al film con la storia più controversa degli ultimi tempi, ma anche nei confronti dell’uomo che avrebbe dovuto dirigerlo dall’inizio.

Regista, appassionato di armi e macchine (guida lo stesso modello di Aston Martin pilotato da James Bond in Goldfinger), pubblicitario per marchi come Nike, ma soprattutto autore del Batman più tamarro di sempre. Zack Snyder, promotore del sadismo dei supereroi – contro il volere di Christopher Nolan, produttore, è persino riuscito a creare un Superman assassino in Man of Steel, che ha segnato il suo ingresso definitivo nell’universo Dc nel 2013 – secondo una stima di Box Office Media, risalente al 2016, avrebbe incassato un totale di 1,6 miliardi di dollari in tutto il mondo con i suoi film. Proprio per questo la Warner nel bel mezzo di una corsa al botteghino gli aveva affidato la realizzazione di Batman vs Superman: Dawn of Justice, poi il ruolo di produttore esecutivo per Suicide Squad e per Wonder Woman, infine il film sulla Justice League di cui Snyder aveva parlato come «un arazzo mitologico, bellissimo e personale».

Ma proprio durante le riprese di Justice League nel 2017 erano arrivati mesi di silenzio: nel marzo dello stesso anno la sua primogenita Autumn, figlia adottiva di Snyder e della prima moglie (è padre di 7 figli, 5 dei quali nati dalle precedenti relazioni con Dennis Weber e Kristen Elin, e altri due adottati con l’attuale moglie) si è suicidata a 20 anni, dopo un lungo periodo di crisi depressiva. «Pensavo che sarebbe stato catartico tornare al lavoro», aveva dichiarato all’Hollywood Reporter, «seppellirmici dentro per vedere se potesse essere una via di fuga. Ma questo progetto richiede un impegno intenso, ti consuma. Ho deciso di ritirarmi dalle riprese». Vennero affidate a Josh Whedon. Una volta in sala, il pubblico denigrò il film. Stando alle petizioni con cui i fan chiesero una nuova versione, Justice League poteva essere solo di Snyder.

Cresciuto a Greenwich, Connecticut, Snyder viene da una famiglia appartenente alla “Christian Science Church”. Sua madre, pittrice e fotografa, nel 1977 lo accompagna a vedere Star Wars: lui per Natale chiede una cinepresa. Ha rivelato di essere dislessico e di essersi lanciato nello sport, trasferendo questa passione nelle prime piccole opere: piene di azione, tantissima. Al college realizza un film sulla Prima guerra mondiale, scavando trincee dietro la casa in cui abitava, noleggiando uniformi per i suoi attori (i suoi amici, tra cui Larry Fong, poi suo direttore della fotografia) e simulando la pioggia con il tubo per innaffiare le piante.

Per comprendere Snyder, dicono i suoi colleghi, è utile osservare il luogo in cui lavora (qui c’è un thread che lo analizza), un vecchio spazio simile a un magazzino nel lotto della Warner, in cui una volta stavano quelli che dipingevano i fondali per i film. Amy Adams ha detto che chi lo conosce lo chiama «la fortezza della solitudine di Snyder». Si viene accolti dalla statua di un cavallo senza testa, una versione di Superman che regge un tavolino da caffè, al centro macchine per i pesi (si allena 4 volte a settimana, vuole essere in grado di fare le stesse cose che devono fare i suoi attori per poterli dirigere meglio), poi tantissimi teschi, a vegliare sulla stanza c’è un angelo alato dal suo Sucker Punch del 2011, è forse il primo caso in cui si capisce di più dalla sinossi che c’è su Netflix piuttosto che dal film.

Il miglior esempio dello stile di Snyder risale al 2006: è 300, l’adattamento della graphic novel di Frank Miller su alcuni guerrieri spartani che fanno a pezzi centinaia di persiani durante la battaglia delle Termopili. Con le decapitazioni a rallentatore, impalamenti magnifici, questa è Sparta, sesso selvaggio tra Leonida e Gorgo, un prontuario perfetto per come ristabilire l’estetica della ferocia, renderla iconica e coinvolgente come giocare a un videogioco. È quanto succede anche con Batman vs Superman del 2016 – online ci si può perdere tra i paragoni, pro e contro, con quanto fatto dalla trilogia di Nolan – e prima ancora con Watchmen nato dal capolavoro di Alan Moore e Dave Gibbons, musica di Simon & Garfunkel, tenebroso, impresa titanica. L’opera in cui si trovano i migliori titoli di testa dei film sui supereroi, con “The Times They Are A-Changin” di Bob Dylan in sottofondo.

Orpelli, colori cupissimi o immagini sovraesposte, tanta azione, rallenty, pochi dialoghi, tutto quello che ti aspetti ti dia uno che ama i fucili, gira in skate, ha i nomi dei figli tatuati sulle braccia, lo stivaletto stringato, il gilet, che ha un po’ lo stile di Negan di The Walking Dead, quel tipo di truzzo hardcore che non vorresti mai ti piacesse ma comunque un po’ ti piace. Di cui, come per Nolan che è il gentleman dei supereroi e delle spie in doppiopetto e taglio sartoriale, i suoi personaggi sono sempre un riflesso estetico, si evince anche con Batman. E Snyder è il bello in palestra con il cuore d’oro, quello che fa gli affronti frontali con i manubri senza togliere il Daytona con il datario, con il braccialetto d’argento con la croce, la mascella squadrata. Non peggiore, ma solo diverso. Tamarro, appunto.

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