Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Alcuni fotografi hanno spiegato come realizzano i loro scatti usando Facetime o Zoom
Dalla cover story di The Cut con Chloë Sevigny protagonista di un servizio fotografico interamente scattato su Zoom, all’ultimo numero di Vogue Italia, con i contributi fotografici realizzati dai protagonisti stessi delle immagini, la pandemia ha accelerato lo sviluppo di un movimento che Instagram e i social avevano già avviato: sempre più spesso sono i soggetti stessi a raccontarsi, e sempre più spesso lo fanno nel loro ambiente naturale, a casa loro, utilizzando come sfondo set improvvisati o il proprio divano. Questo genere di immagini sta anche dando forma a un’estetica particolare, imperfetta, sfumata: spesso le immagini restituiscono le “turbolenze” della connessione. Atlas Obscura ha chiesto ad alcuni fotografi di spiegare come si realizza un servizio a distanza, evidenziando come questa strana situazione possa in realtà dare spazio a un nuovo modo, più intimo e creativo, di approcciare la fotografia. Il fotografo Shane Balkowitsch, ad esempio, specializzato nell’antica tecnica del collodio umido, ha voluto racchiudere in un’unica immagine tutti i movimenti della sua modella in collegamento su Zoom, attraverso un’esposizione di 60 secondi.
Ogni fotografo si è adattato in modo diverso. Bảo Ngô, ad esempio, ha scelto FaceTime. L’idea è arrivata durante una video chat con sua sorella, che mentre parlava era illuminata dalla luce di una lampada che cambiava colore. «Se ho un’illuminazione decente e un soggetto disponibile, potrebbe ancora esserci un modo per continuare a scattare fotografie. Il mio lavoro è molto ispirato al cinema», ha continuato, «quindi mi piace trovare ambientazioni interessanti». Per questo Ngô ha chiesto alla sua modella di passeggiare all’interno della sua casa cercando dei potenziali set da proporgli. Normalmente, per servizi fotografici di alto budget, uno stilista, un truccatore e un fotografo si preparerebbero per il lavoro a porte chiuse e il modello si presenterebbe solo per farsi scattare. Ma per questo servizio fotografico, Ngô e la sua modella hanno collaborato costantemente: dalla scelta del set a quella degli abiti e del make-up (che, ovviamente, la modella si è applicata da sola). Per scattare ritratti a distanza è fondamentale la collaborazione dei soggetti, e questo è forse il cambiamento più importante. «È uno dei servizi fotografici più intimi che abbia mai fatto e lo stiamo facendo tramite un computer», ha detto la fotografa di Broadway Jenny Anderson.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.