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04:04 venerdì 4 luglio 2025
Andrea Bajani ha vinto il Premio Strega 2025 con L’anniversario Feltrinelli torna alla vittoria 20 anni dopo l'ultima volta.
La Bbc non ha voluto trasmettere un documentario sui crimini dell’Idf contro i medici di Gaza Documentario che la stessa Bbc aveva commissionato. Si intitola Gaza: Doctors Under Attack e alla fine è andato in onda su Channel 4, tra le polemiche.
Per vincere le elezioni adesso Marine Le Pen punta sull’aria condizionata per tutti Una proposta che ha acceso il dibattito politico, in uno dei Paesi, la Francia, meno climatizzati d'Europa.
Luca Guadagnino sta cercando delle comparse molto specifiche per il misterioso film che girerà quest’estate in Piemonte Se avete la carnagione molto chiara o siete amanti di videogiochi, potrebbe essere la grande occasione per esordire al cinema.
La Lidl ha fatto una giacca limited edition dedicata agli Oasis e l’ha chiamata Lidl By Lidl Prende ispirazione da una giacca cult indossata da Liam, quella di Berghaus, di cui è volto pubblicitario.
L’uomo Del Monte ha dichiarato bancarotta L’azienda ha grossi debiti perché i consumatori statunitensi hanno cominciato a cercare cibi più sani, facendo diminuire molto le vendite. 
La sentenza del processo Diddy è molto più complicata di come la si sta raccontando È vero che è stato assolto dalle accuse più gravi, che gli facevano rischiare l'ergastolo. Ma è vero anche che rischia fino a 20 anni di carcere.
Il Dalai Lama sta per compiere 90 anni e Cina e Tibet già litigano per il suo successore Lui ha detto che il suo successore non nascerà sicuramente in Cina, la Cina lo ha accusato di essere «un manipolatore».

Come restare creativi

Un illustratore, un'artista e un designer raccontano come stanno vivendo questo periodo di reclusione, anche dal punto di vista creativo.

04 Aprile 2020

Il MoMA ha pubblicato sul proprio magazine un podcast che dura 15 minuti, ossia il tempo che ci vuole per andare in metro dalla sede centrale del museo a quella periferica del MoMA PS1, nel Queens. Il titolo è A Portable Embrace, e il sottotitolo recita: “Conor Bourgal has created a soundtrack to keep you company in front of a painting, or when you’re alone in a city”. È probabile che in questo momento a tenervi compagnia, oltre ai social, ci sia la creatività di chi, come il compositore newyorkese, diffonde piccole tregue intellettuali dalla cacofonia di fondo. Tra questi ci dovrebbe essere Emiliano Ponzi, illustratore di fama internazionale, nato a Reggio Emilia ma milanese di adozione. Emiliano ha scelto di raccontare la nuova normalità ai tempi del Coronavirus sul Washington Post: «Sta nascendo una nuova creatività che riscriverà le regole del mondo», mi dice al telefono, «ogni giorno invio alla redazione un mio disegno e un testo attraverso i quali cerco di trasmettere quello che sto vivendo». Una delle puntate si intitola “MUM”: ritrae una donna, sua madre, in fila ordinata fuori da un supermercato dotata di mascherina, e che, come tutte le mamme italiane, si preoccupa innanzitutto che il frigo del figlio sia pieno: «Una madre che è cresciuta negli anni dopo la Seconda guerra mondiale vuole assicurarsi che mangi, perché grasso per lei significa sano mentre magro è sinonimo di malato». In un’altra c’è una Milano-fantasma, «una specie di contemporaneo Omega Man, il film degli anni ’70, ispirato al romanzo Io Sono Leggenda». C’è anche una sintesi del bollettino italiano (che siamo tutti abituati a ricevere, ogni giorno).

Gli chiedo nella quotidianità cosa è cambiato. «Oltre ad uscire con la mascherina? Non sto andando più in studio, perché è vuoto e freddo, e ho portato tutto il necessario a casa. Il mio lavoro è un lavoro solitario, e sono già abituato a parlare a distanza, lavorando molto con l’estero». Steve Jobs non credeva nello smart working, pensava che le idee migliori nascessero dal confronto casuale e non programmato. «Io credo che questa incredibile esperienza ci insegnerà che avere le persone affianco non è poi così indispensabile per creare. Anzi, le potenzialità sono molto superiori, e vanno ben oltre l’utilizzo di Instagram che abbiamo fatto finora e che, a dirti la verità, proprio in questi giorni mi sembra così vecchio. Io per esempio ho dovuto ripensare un format e sono riuscito a far connettere contemporaneamente 19 artisti italiani – Paolo Ventura, Guido Scarabotto, Gabriella Giannelli, per dirtene alcuni – e a lavorare con loro ad una serie di ritratti che abbiamo messo all’asta per raccogliere fondi per la Croce Rossa. Sono convinto che l’arte abbia il dovere di ripensarsi e di trovare tutti i modi necessari per rispondere a questa emergenza globale».

Sagg Napoli (apparsa sulla copertina di Rivista Studio n. 40) era già abituata a esporre la propria arte su Instagram, utilizzandolo in modo sperimentale. Ora è in quarantena a Sorrento: «Ero venuta a trovare un’amica nel weekend in cui poi è scattato il lockdown e qui sono rimasta, spero che questo momento faccia capire a tutti che l’opera d’arte non deve per forza essere fisica e che ridurre gli spostamenti può solo portare benefici». Il social distancing per Sagg ha avuto innanzitutto un effetto calmante: «Già qualche mese fa ero arrivata ad un black out personale e da allora ho deciso di cambiare le mie abitudini troppo frenetiche. Che poi il motivo per cui il mondo è andato in tilt oggi, credo sia proprio questo: pensavamo troppo, correvamo troppo, producevamo troppo». Le chiedo in che modo le costrizioni imposte dalla situazione attuale stanno influenzando la sua creatività: «Non voglio trovarmi in una situazione ancora più forzata. Non voglio sentirmi costretta a dover intrattenere gli altri per il ruolo che ho. Ho scelto quindi di non costringere me stessa a dover creare per forza ma di utilizzare al meglio questo momento di pausa forzata per concentrarmi sul mio prossimo progetto con Milovan Farronato, che potrebbe diventare interamente online. E poi vivermi le giornate parlando con gli amici, facendo sport – come questa mattina in collegamento con le Medea Sister, bloccate in Svizzera – o semplicemente pensando». In questi giorni Sagg, ha comunque prodotto un contributo per The Colouring Book.

Non tutti vedono però la situazione di crisi come uno stimolo positivo. L’isolamento forzato ha anche dei rischi: il blocco totale della creatività, come mi spiega Giorgio Di Salvo, designer milanese, fondatore del brand United Standard. «Passo molto tempo nel mio studio, a volte ci dormo anche per minimizzare gli spostamenti, ma faccio davvero fatica a mettere a frutto queste ore. Il mindset in cui mi trovo in questo momento, non mi permette di concentrarmi molto». Quando lo chiamo sta provando a montare un video: «Si tratta di un serie di footage a tema militare, era fermo da un po’». Il punto di blocco per lui è la condizione stessa di un futuro incerto, non sapere ancora quando le cose torneranno come prima, e in che modo: «Il settore della moda in questo momento è come se fosse sospeso. La prossima Fashion Week sarà a settembre ma tieni conto che nel mezzo ci sono state due collezioni praticamente invendute». E la musica? «Ho chiuso un nuovo disco, ma per lanciarlo ho bisogno di crearci qualcosa intorno, dei supporti, degli oggetti che lo raccontino. E poi non vorrei sprecarlo lanciandolo nel mare magnum del web». Gli chiedo quale sarà la prima cosa che farà al ritorno alla normalità. «Prenderò la macchina per andare in montagna. Per me la natura e la libertà sono fondamentali per creare».

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