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Un gruppo di ricercatori ha scoperto che non c’è limite alla longevità

L’ha raccontato Scientific American: a giudicare dai risultati di uno studio sembra che non esista un limite naturale alla lunghezza della vita degli esseri umani, contrariamente a quanto ritenuto dalla maggior parte dei biologi e dei demografi. È il risultato di un’analisi statistica condotta in Italia e pubblicata recentemente su Science, nella quale sono state calcolate le probabilità di sopravvivenza di quasi 4000 italiani di età compresa tra 105 anni e oltre. Una squadra guidata da Elisabetta Barbi, Francesco Lagona e Marco Marsili (rispettivamente delle Università La Sapienza e Tor Vergata di Roma e dell’Istat) in collaborazione con ricercatori dell’Università della Danimarca meridionale e dell’Università della California a Berkeley, ha scoperto che al di sopra dei 105 anni il rischio di morte per età smette di aumentare per restare costante.
I problemi riscontrati in questo tipo di ricerca sono normalmente legati alla difficoltà di ottenere dati affidabili riguardo all’età della morte di persone molto anziane, che tendono a non ricordare con precisione la loro vera età o a “regalarsi” degli anni più. Anche in una nazione come l’Italia, dove il sistema di registrazione è attendibile il controllo può risultare difficile: spesso i registri anagrafici sono andati perduti nel corso delle guerre, ma è anche possibile che paesi molto piccoli presentino o presentassero in passato un’anagrafe poco efficiente.
La ricerca guidata da Elisabetta Barbi ha puntato a ridurre al minimo questi fattori di incertezze, concentrandosi sull’evoluzione del rischio di morte nell’arco di sei anni di un gruppo di 3836 italiani di cui è stato recuperato il certificato di nascita. Di questi nati fra il 1898 e il 1910, soltanto 463 erano uomini. L’analisi di questi dati ha appunto suggerito «che la longevità umana sta ancora aumentando nel tempo e che non è stato ancora raggiunto un suo limite, se pure esso esiste».

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