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Farsi rimborsare un’app come un paio di jeans

Per restituire farsi rimborsare un telefono oppure un paio di pantaloni, basta avere tenuto lo scontrino, presentarsi in negozio entro i termini stabiliti e dimostrare di non avere utilizzato la merce. Farsi rimborsare un’app, invece, è una faccenda un po’ più complicata. Anche se, a breve, le cose potrebbero cambiare: infatti un tribunale coreano ha appena obbligato Apple ad adeguare la politica dei resi dell’App store a quelle dei negozi “normali”, e  secondo alcuni il colosso dell’informatica starebbe pensando di estendere la pratica ad altri paesi.

Per il momento, l’App store non prevede una “return policy” paragonabile a quella dei negozi standard. Tanto che nelle “iTunes Store Terms and Conditions” si legge chiaramente che «tutte le vendite sono definitive». È però possibile restituire e farsi rimborsare un’app rivolgendosi alla sezione «Report a Problem», anche se Apple non è tenuta ad accettare la richiesta.

Nella Corea del Sud, però, si è creato un movimento di genitori, preoccupati dal download selvaggio dei loro figli, che si sono rivolti a un tribunale, il quale ha accolto le loro richieste. Secondo il sito appleinsider.com la decisione del tribunale coreano potrebbe influenzare le politiche globali dell’azienda, che starebbe pensando di introdurre anche in altri paesi una return policy automatica.

Infatti anche in altri paesi ci sono stati casi di genitori sul piede di guerra a causa dei download effettuati dai figli: negli Stati Uniti, per esempio, Apple è stata costretta a rimborsare 32 milioni di dollari a una coppia il cui bambino aveva scaricato qualche app di troppo. Secondo alcuni osservatori, inoltre, la mancanza di un’accettazione automatica dei resi rappresentava di per sé un’anomalia.