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È stato il Pentagono a bandire i Furby?

Messi in vendita per la prima volta nel 1998, i Furby furono un enorme successo commerciale: se ne vendettero 1,8 milioni il primo anno e 14 milioni nel 1999. Sembrava il giocattolo perfetto: un orsetto dai lineamenti un po’ alieni in grado di “parlare” e “imparare” la lingua del suo piccolo padrone. Cominciava parlando in furbish, una lingua di fantasia e molto sgrammaticata, per poi “imparare” nuove parole “imparate” dai bambini. Il vocabolario massimo di ogni pupazzo constava di 200 parole – 100 in inglese e 100 in furbish. Le sue capacità d’apprendimento, per quanto rudimentali, erano davvero sorprendenti.

Forse troppo.

In poco tempo la leggenda del giocattolo che ascolta e impara dagli umani, oltre a garantire entrate miliardari al produttore Tiger Electronics, arrivò al Pentagono. Che non apprezzò. Nel 1999, racconta mental_floss, al culmine della Furby-mania, gli orsacchiotti furono “banditi” dalla National Security Agency, dalla base militare Norfolk Naval Shipyard e dal Pentagono. Il motivo era a suo modo ovvio, come raccontò a suo tempo anche la Bbc: se quegli aggeggi riuscivano ad ascoltare e imparare dall’ambiente circostante, avrebbero potuto intercettare discorsi o argomenti top secret, cominciando a ripeterli in continuazione.

Per quanto il rischio fosse inesistente, la voce si diffuse molto velocemente e Roger Shiffman, presidente della Tiger Electronics, parte del colosso Hasbro, fu costretto a ripetere in pubblico che «i Furby non sono spie». Ma era già tardi. La paranoia si diffuse in altri settori: alcuni cominciarono a sostenere che i Furby potevano interferire con alcune apparecchiature mediche, altri sostennero che la tecnologia utilizzata nel prodotto lo rendeva in grado di «lanciare uno Space Shuttle»

Anche a causa di questi rumors la Furby-mania sfumò velocemente e, almeno finora, i due tentativi di revival del 2005 e 2012 non sono riusciti a farli tornare un successo commerciale.

 

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Immagine: un modello di Furby del 1998 (Getty Images)