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04:59 lunedì 27 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

Zara ha cancellato una sua campagna pubblicitaria accusata di offendere i morti di Gaza

12 Dicembre 2023

La nuova campagna promozionale di Zara si intitola (a questo punto sarebbe più corretto usare il verbo all’imperfetto, però) The Jacket, dedicata a una linea di giacche della serie Atelier. Protagonista la modella Kristen McMenamy ritratta in mezzo a quelle che sembrano essere macerie: in una foto McMenamy porta in spalla un manichino avvolto in una specie di sudario bianco, in un’altra è in piedi dentro una “cabina” di legno che ricorda moltissimo una bara, tutt’attorno manichini a cui mancano le braccia e pezzi di un muro bianco che pendono dal soffitto. Subito dopo la pubblicazione delle immagini sui profili social di Zara, moltissimi utenti hanno invitato a boicottare il brand: le foto di The Jacket fanno venire in mente la Striscia di Gaza, le case fatte a pezzi dalle bombe, i cadaveri avvolti in sudari di fortuna, le bare sparse per le strade. «Non è possibile che non sia stato fatto apposta», ha scritto l’artista palestinese Hazem Harb in un post Instagram. L’hashtag #boycottzara si è rapidamente diffuso su tutte le piattaforme.

Come sempre in questi casi, a nulla sono servite le spiegazioni del colpevole. Zara ha rimosso tutte le fotografie della campagna The Jacket dal suo sito e dai suoi social, ma ormai era troppo tardi e l’accusa di aver fatto del genocidio uno strumento pubblicitario era stata già condivisa da centinaia di migliaia di utenti. In un post su Instagram il brand ha spiegato che The Jacket era parte del rinnovamento dell’immagine del marchio programmata da tempo: «La campagna è stata pensata a giugno e scattata a settembre», si legge in questo post. Che prosegue poi con un chiarimento: la guerra in Medio Oriente ovviamente non c’entra nulla con tutto questo. «Nelle fotografie ci sono sculture non finite all’interno dello studio di una scultrice, il loro unico scopo era mostrare capi d’abbigliamento artigianali in un contesto artistico». Il messaggio si chiude con delle scuse a tutti coloro che si sono sentiti offesi a causa di un fraintendimento che non può tuttavia far dubitare del rispetto che il brand ha «nei confronti di tutti».

https://www.instagram.com/p/C0vxGLVu9Vt/

Anche questo post è stato duramente criticato. Tutti hanno sottolineato che sì, si sa che le campagne pubblicitarie dei brand sono frutto di lunga e attenta programmazione. Il punto, però, hanno sottolineato gli utenti nei commenti, è la decisione di far uscire comunque queste fotografie, nonostante quello che sta succedendo dal 7 ottobre in Israele e nella Striscia di Gaza. Una questione di sensibilità scarsa o assente del tutto, un episodio per certi versi simile a quello in cui Balenciaga fu accusata usare simbologia satanista e incitare alla pedofilia in una sua campagna pubblicitaria (ne avevamo scritto qui). Altri hanno sottolineato che le critiche a Zara vengono anche dai precedenti dell’azienda. Due anni fa si era discusso molto di un litigio su quello che all’epoca si chiamava ancora Twitter in cui una delle senior designer di Zara, Vanessa Perilman, aveva risposto alla modella palestinese Qaher Harhash dicendo che «forse se la tua gente studiasse allora non farebbe saltare in aria ospedali e scuole di Gaza che Israele ha contribuito a costruire. […] Gli israeliani non insegnano ai loro bambini a odiare né a lanciare pietre ai soldati, come invece fate voi». C’è stato anche chi ha definito Zara un marchio «sionista», ricordando che il proprietario del franchise in Israele, Joey Schwebel, a ottobre del 2022 aveva organizzato un evento il cui ospite principale era Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit.

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