Cose che succedono | Media

Il sito di Vice chiuderà per sempre e centinaia di giornalisti verranno licenziati

«Questo processo di vendita, accelerato grazie alla supervisione del tribunale, rafforzerà l’azienda e garantirà la crescita di Vice nel lungo periodo. In questo modo, proteggeremo quel modo di fare giornalismo e di creare contenuti che ha fatto di Vice un brand di riferimento per i giovani e un partner affidabile per aziende, agenzie e piattaforme», avevano detto in un comunicato stampa il Ceo di Vice dopo la diffusione della notizia della bancarotta, nella primavera del 2023.

Le cose non sono andate proprio così: ieri, giovedì 22 febbraio, è arrivata la notizia che Vice cesserà ufficialmente di pubblicare contenuti sul sito e che la prossima settimana licenzierà “diverse centinaia” di dipendenti. Il Ceo Bruce Dixon ha confermato la notizia in una nota affermando che «non è più conveniente» per l’azienda pubblicare i propri contenuti digitali nello stesso modo in cui l’ha fatto finora.

In pratica Vice diventerà una specie di agenzia di produzione: secondo quanto affermato dal Ceo, il nuovo progetto prevede la collaborazione con altre importanti società di media per «distribuire contenuti digitali, comprese le notizie, sulle loro piattaforme globali» e anche sui loro «canali social, per portare i nostri contenuti dove saranno visualizzati in modo più ampio».

Oltre alla cessazione di Vice.com, Dixon ha annunciato che Vice Media Group è attualmente «in trattative avanzate» per vendere Refinery29, cinque anni dopo che la società l’ha acquisita per 400 milioni di dollari. Dopo aver dichiarato bancarotta nel maggio 2023, la società era stata acquisita da Fortress Investment Group, Soros Fund Management e Monroe Capital per 350 milioni di dollari, seguita da una serie di licenziamenti che avevano interessato Vice News, già prima della fine dell’anno. La chiusura di Vice.com arriva ad appena un giorno di distanza dall’annuncio che Buzzfeed ha venduto Complex a NTWRK per 109 milioni di dollari, e a qualche settimana dalla pubblicazione di un apocalittico – e a questo punto piuttosto azzeccato – pezzo del NYMag che prevedeva un anno orribile per l’industria dei media.