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Massive Attack, Brian Eno, Fontaines D.C. e Kneecap hanno formato un’associazione per difendere gli artisti pro Palestina L'obiettivo è difenderli dalle minacce e dalle cause legali, soprattutto le band e i musicisti più giovani.
È morto lo scrittore di culto Gilberto Severini Nel 2011 era arrivato tra i finalisti allo Strega con il libro "A cosa servono gli amori infelici".
I due maggiori premi letterari giapponesi quest’anno non sono stati assegnati perché non c’erano romanzi abbastanza belli I prestigiosi premi Akutagawa e Naoki, da regolamento, hanno deciso di saltare l’annata perché nessun candidato meritava di essere premiato.
Adolescence è la serie più vista nel 2025 su Netflix, persino più di Squid Game La serie inglese domina la classifica dei contenuti originali più visti, confermandosi così l'evento televisivo dell'anno.
I meme e le fake news sul cold kiss-gate, la coppia di amanti beccata al concerto dei Coldplay, sono fuori controllo Andy Byron e Kristin Cabot, loro malgrado, sono diventati la coppia più famosa di tutta internet.
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Zadie Smith farà il suo esordio da cantante nel nuovo album di Blood Orange Per ascoltarla dovremo aspettare il 29 agosto, data di uscita di Essex Honey.
L’Odissea di Nolan esce tra un anno ma la prevendita dei biglietti è già partita e ci sono anche i primi sold out Negli Usa e in Inghilterra le sale IMAX hanno finito i biglietti, a un anno esatto dall'uscita del film.

Facebook, Twitter e i problemi con gli account dell’Isis

23 Novembre 2015

Si sta diffondendo l’idea, soprattutto negli Stati Uniti, che la guerra all’Isis debba passare prima di tutto dall’eliminazione dei suoi canali di propaganda. Tra questi, Facebook e Twitter giocano un ruolo primario nella diffusione di video e immagini, e Hillary Clinton e il senatore repubblicano Joe Barton hanno già richiesto l’aiuto attivo della Silicon Valley. Quest’ultimo ha infatti dichiarato: «non possiamo semplicemente cancellare i loro account e i loro siti Internet?». Una risposta potrebbe essere: no, non è così semplice.

Wired ha sottolineato alcuni dei punti più spinosi della questione, evidenziando come sia la compagnia di Zuckerberg che quella di Dorsey stiamo cercando di implementare una serie di controlli. Come specificato da Steve Stalinsky, direttore del Middle East Media Research, «tra tutte le compagnie, Facebook è quella che riesce meglio a rimuovere contenuti offensivi e a bloccare account ritenuti sospetti». Tuttavia, è cresciuto l’utilizzo di Twitter da parte dei membri dell’Isis. Il Brookyn Institute ha calcolato che tra settembre e dicembre 2014 ci sono stati 46 mila account social attivi e riconducibili al gruppo terrorista.

Una delle principali difficoltà nel controllo dei social media è la possibilità di aprire un nuovo profilo subito dopo la chiusura del vecchio. La sospensione continua degli account ha comunque un effetto: «La buona notizia di questa policy è che riduce il reach della propaganda e del reclutamento, rendendo l’obiettivo dell’Isis più complesso da raggiungere», ha detto Berger del Brooklyn. Sempre secondo l’istituto, le politiche di cancellazione di Twitter hanno cominciato a essere più efficaci dopo che la diffusione del video dell’uccisione di Jack Foley aveva scosso l’opinione pubblica, attirando critiche alla compagnia.

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Nonostante un responsabile di Twitter abbia detto a Wired che le scelte dell’azienda prevedono che i propri utenti non possano diffondere minacce di terrorismo, il problema sta proprio nella definizione di cosa significhi “promuovere il terrorismo” attraverso un social media. Il confine con la libertà di espressione, di cui Twitter si è fatto portatore, è molto labile, e la preoccupazione è che questo tipo di politica potrebbe evolversi in una sorta di censura preventiva. Come sostenuto da Jillian York del Electronic Frontier Foundation’s International Freedom of Expression, un think tank specializzato nei temi del digitale, «dobbiamo chiederci se questa sia la risposta giusta in una democrazia. Non ha senso che la Silicon Valley possa controllare e decidere sulla liceità dei nostri discorsi quotidiani».

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