Hype ↓
05:22 domenica 14 dicembre 2025
Hbo ha svelato le prime immagini di Euphoria 3 ma della trama di questa nuova stagione non si capisce ancora niente Ben 13 secondi di video che anticipano la terza stagione, in arrivo nel mese di aprile, in cui si vedono tutti i protagonisti e le protagoniste.
Nel 2026 OpenAI lancerà una modalità di ChatGPT per fare sexting Sarà una funzione opzionale e disattivata di default, che rimuoverà i limiti attualmente imposti al chatbot sui prompt con contenuti sessuali.
Una ricerca ha dimostrato che la crescita economica non è più legata all’aumento delle emissioni di CO₂ E, di conseguenza, che la transizione energetica non è un freno all'aumento del Pil, neanche nei Paesi più industrializzati.
Reddit ha fatto causa al governo australiano per aver vietato i social ai minori di 16 anni La piattaforma è convinta che la legge anti soci isoli i minorenni e limiti la loro voce politica nella società, fornendo benefici minimi.
La casa di Babbo Natale in Finlandia quest’anno è piena di turisti ma anche di soldati Nato L’escalation al confine russo ha trasformato la meta turistica natalizia della Lapponia in un sito sensibile per l’Alleanza Atlantica.
Il governo americano vuole che i turisti rivelino i loro ultimi 5 anni di attività sui social per ottenere il visto Vale anche per i turisti europei che dovranno consegnare la cronologia dei loro account su tutte le piattaforme social utilizzate.
Ora su Letterboxd i film si possono anche noleggiare e sono già disponibili molte chicche introvabili altrove I titoli disponibili saranno divisi in due categorie: classici del passato ormai introvabili e film recenti presentati ai festival ma non ancora distribuiti su altre piattaforme.
Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.

Tutti chiedono scusa

Da Di Maio per il suo giustizialismo ai francesi per il ruolo avuto in Ruanda, passando per Angelini per il lavoro in nero, non passa giorno che qualcuno si scusi per qualcosa.

04 Giugno 2021

Di sicuro è colpa dell’abbondanza: prendi le scuse di Di Maio, metti le scuse della Francia per il suo ruolo nella guerra in Ruanda e della Germania per il genocidio del popolo Herero nella Seconda guerra mondiale, consideriamo che siamo venuti a conoscenza anche delle scuse di Brusca, e via social il chitarrista Angelini si è scusato per dei modi bruschi avuti sempre via social con una sua, diciamo così, dipendente. Mettiamo che pure io, chissà forse suggestionato o influenzato dal suddetto elenco, a un certo punto mi sono accorto di aver chiesto scusa una decina di volte nell’arco di una giornata.

Insomma, di sicuro colpa dell’abbondanza, ma è difficile in prima battuta capire se stiamo assistendo a una esibizione plateale di scuse, così, a scopo puramente narcisistico impositivo, nonché liberatorio (cazzo devi accettare le mie scuse: un po’ come quando in Pesce di nome Wanda, Otto appende Archie alla finestra, affinché possa fermarsi e ascoltare le sue scuse), oppure è iniziato un serio processo che cambierà alcune narrazioni di potere, dunque il clima di violenza scemerà sempre di più e vivremo in pace.

È difficile per due motivi, il mantello cattolico ci protegge da sempre. Prevede la confessione (che poi sono le scuse a Dio), la successiva richiesta di perdono, nonché atti di riparazioni (in genere preghiere). Un protocollo a cui siamo abituati da millenni e che agisce in default, dunque perdiamo la capacità di analisi dei singoli casi. Il secondo motivo è che il fenomeno in effetti sta nascendo ora e vista la proliferazione e il susseguirsi rapido delle scuse, spesso via social, ci rendiamo conto che nella fretta mancano dei punti di orientamento, utili a capire quando le stesse scuse portano a risultati apprezzabili e seri tra i contendenti, quando invece sono esibizioni momentanee che non tolgono o aggiungono niente alla situazione da sanare. O infine quando le scuse, volente o nolente, diventano uno strumento per cedere potere senza cederlo affatto, insomma mantenere lo status quo, sia di quello che offende sia dell’offeso (con più problemi per l’offeso).

Quelli di noi che sono propositivi ci spingono a sfruttare il fenomeno in atto e volgerlo al meglio. Dunque – ci dicono- è necessario fondare una “episteme” delle scuse, così da separare il grano dal loglio (che poi, tra l’altro, è un’infestante non più pericolosa come un tempo). Soprattutto giungere a un risultato soddisfacente. Grazie alle scuse, sostenute in primo luogo da una presa di responsabilità (e non da chiacchiere e belle parole) nonché da una richiesta di perdono (per responsabilizzare e fa partecipare anche l’offeso: magari non se la sente di perdonare), arrivare sia a prevenire il ripetersi della situazione che ha causato la contesa sia a facilitare una riconciliazione sostenibile. Quindi, in ultima analisi le scuse devono riuscire a trasformare lo status quo o comunque annullare, abbassare di intensità quelle condizioni negative, tossiche e ostili che l’hanno fondato e giustificato (lo status quo).

Non è facile: le scuse e il perdono sono suscettibili di abusi. Le scuse possono essere egoistiche, insincere, controproducenti e inadeguate, pure violente. Si dice: chiedi scusa e sarai perdonato. Tuttavia, questa è una prospettiva di riconciliazione debole e semplicistica, dove si tende a manipolare la vittima. Nel senso che esibire platealmente le scuse e chiedere alla vittima di perdonare l’offesa, può produrre un’accelerazione del processo non voluta: ritieni che la  vittima debba risponderti con la stessa moneta, un perdono esibito. Ciò porta a trascurare i cambiamenti profondi e fondamentali che avvengono dopo un’offesa e che spesso, essendo traumatici, non sono facili da sostenere e definire.

E poi le richieste di perdono possono sorvolare sulla necessità della giustizia. Le scuse devono insomma essere elaborate con cura e con la stessa cura portate avanti: perché non riguardano interamente il passato, ma anche il futuro. Messa in questo modo si capisce che le scuse non sono un evento, mediatico o meno, ma un processo durante il quale ci si chiede, a mo’ di problem solving, cosa è andato storto e quali sono state le condizioni che hanno prodotto il danno a terzi. Prima il processo, poi le scuse, infine l’impegno per la riforma dello status quo.

Poi lo sappiamo, la vita è quasi tutta basata sul senso di colpa. Come lo gestiamo qualifica chi siamo e la qualità della nostra vita. Possiamo condannarci in eterno, organizzare delle sedute di mea culpa ben recitate o fingere che il problema non ci interessi. Ma non c’è dubbio: il senso di colpa va gestito e reso produttivo. Nel libro La separazione del maschio di Francesco Piccolo, il protagonista, quando accompagna la figlia a scuola, si dimentica spesso di darle la merenda. La piccola si lamenta ma lui lotta per non farsi sopraffare dal senso di colpa, ha sbagliato ma non vuole rispondere allo sbaglio esibendo la colpa e offrendole più bene di quanto sia necessario: insomma, non le compra due merendine per riparare. Le scuse sono anche una questione di misura.

Questa scena potrebbe rappresentare il senso di colpa alla greca, per così dire. I Greci furono ossessionati – raccontano gli studiosi – dalla distruzione di Troia. Non per questo smisero di far guerre, anzi, svilupparono o comunque raccontarono benissimo il senso della pietas, un’attenzione ai desideri e alle sofferenze altrui. Se riusciremo a sviluppare questo senso di colpa alla greca, forse, strada facendo impareremo anche a essere gentili, con noi stessi e con gli altri: mica è poco.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.