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Tedua è diventato grande

La prima data al forum di Assago, il 13 novembre, tra visual e scenografie imponenti, è stata la celebrazione di un viaggio tra Paradiso e Inferno nella personale Divina Commedia del rapper genovese.

di Marco Bianchessi

«Roccia ho portato il mare a Milano», cantava Tedua in “Lingerie” nell’ormai lontano 2017. Sembra passata più di una vita, era un artista molto diverso al tempo, sicuramente con uno spiccato talento ma ancora completamente da sgrezzare. Era un Mario (prima che un Tedua) ancora tutto da scoprire, probabilmente doveva iniziare a conoscersi lui stesso per poi mostrarsi agli altri. A 23 anni non sapeva ancora chi sarebbe diventato, vedeva in parte ciò che sarebbe potuto essere, ma osservava più che altro delle forme sbiadite di possibili futuri.

Il primo ad essere consapevole di ciò era proprio lui, che nelle interviste rilasciate sembrava perfettamente conscio di quanta strada avesse ancora da fare prima di potersi avvicinare al livello che era sicuro di poter raggiungere, e che ora guarda le dodicimila persone presenti alla prima data milanese di La Divina Commedia Tour con le spalle larghe di chi ha un tour sold out, milioni di streaming e un disco rilasciato nel 2023 certificato triplo platino. Tedua sarà anche il primo headliner italiano nella storia degli I-Days: durante la serata al forum, infatti, ha annunciato la sua prima data estiva, Paradiso – Atto Finale, che si terrà agli I-Days Milano sabato 29 giugno 2024 all’Ippodromo SNAI. Tutto questo è forse scontato visto con gli occhi di oggi, ma non lo è per niente, non lo era nel 2016 quando era ancora uno dei cuccioli della trap – uno dei “Bimbi” di Charlie Charles – e neanche dopo Mowgli, un disco che lasciava trasparire si un grande futuro, ma tutto da conquistare. Anche per questo, oggi, è giusto ricordare perché il successo di Tedua è tutto ma non scontato.

Sei anni sono lunghi per ogni persona, ancora di più lo sono per un artista che conosce la fama e la notorietà all’inizio dei venti e che si ritrova sulla soglia dei trenta a riempire palazzetti con una facilità entusiasmante. Tutto questo è stato il percorso artistico prima, ma poi anche personale, di Tedua, che è passato dal mare della Liguria (di Orange County) dove è cresciuto, alla metropoli italiana per eccellenza, Milano ( la giungla di Mowgli) che l’ha visto da bambino e poi l’ha reso uomo. E da giovane uomo quale è ora, può celebrare il suo percorso in un processo di ascesa e discesa tra Paradiso e Inferno nella sua, personalissima, Divina Commedia. La prima data al forum di Assago di pochi giorni fa è stata primariamente questo, una festa, la celebrazione di un viaggio che ha attraversato vari momenti e che oggi vede la sua consacrazione in quello che è uno dei templi della musica italiana.

Tedua nel corso del tempo è riuscito a creare una fanbase trasversale di ragazzi e ragazze giovanissimi ma non solo, desiderosi più che mai di vedere dal vivo il proprio idolo dopo tutti questi anni. Soprattutto è riuscito a convincere gli scettici, che fin dal suo esordio hanno sempre messo un “ma” vicino al suo nome: «si, è bravo, ma va fuori tempo», «si, ha la parlantina, però è logorroico e non riesce a finire un discorso», «si, è intelligente, ma gli manca cultura» e così via. Proprio a loro potrebbe essere dedicato un live del genere, che mostra pienamente quanto sia diventato grande e convincente sotto tutti i punti di vista: la lunghezza del live (poco più di due ore con circa 30 canzoni suonate); la spettacolare scenografia con la porta dell’inferno al centro e visual tra il fantastico e l’onirico; la band con chitarra, batteria, basso e coristi oltre al dj; la presenza di Vaz Te come quasi seconda voce; gli ospiti a sorpresa, Federica Abbate, Kid Yugi, Paky, Bresh, Disme, BNKR 44, Capo Plaza; la gestione dei momenti concitati alternati a quelli più rilassati; la costante presa sul pubblico e in generale la sensazione di una maturità artistica conquistata.

A tutto questo si è associata una scaletta molto ricca, che ha ripercorso integralmente i dischi e che ne ha tratto una sorta di best of. Proprio nel corso del live c’è stata la piena consapevolezza di quanti brani convincenti e forti abbia Tedua nel suo repertorio, con una varietà e una ricchezza non facilmente replicabile per un artista under 30. Ci sono infatti le hit più street come “Hoe” o “Paradiso Artificiale” o la stessa “Lingerie”, insieme a pezzi più pop come “Malamente” o “La verità”, passando per brani che hanno segnato la sua storia artistica (e della trap in Italia) come “Intro Orange County” e arrivando a cose più “sperimentali” come “Lo-fi for U”.

Il live è stato anche un concerto profondamente hip hop, certo, declinato secondo diverse sfaccettature che comprendono la presenza fissa della band, e non solo una struttura più classica da dj con mc. Ma in generale è stato uno spettacolo dove il rap ha fatto da padrone assoluto. Tedua è un rapper prima di tutto, poi è anche un artista, una penna molto capace, un attore all’occasione, un uomo che si sta scoprendo eccetera. Ma sulla sua carta di identità c’è scritto rapper come professione.

Quello che emerge dopo questa performance è la sensazione di aver visto davvero nascere una nuova stella della musica italiana. Qualcuno che non è necessariamente sulla bocca di tutti, che non è il più famoso, il più fashion, il più chiacchierato, ma che si sta imponendo come uno dei giganti della scena rap e non. I dischi successivi e i suoi prossimi passaggi saranno fondamentali per capire fino a che punto Tedua potrà dire la sua in una strada più lunga di un decennio corto, però, se queste sono le premesse, all’uscita dall’ inferno sicuramente ci saranno le stelle ad aspettarlo.