Hype ↓
10:25 venerdì 21 novembre 2025
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

Sul venire a Milano in cerca della modernità

Da Napoli alla Lombardia, a quasi 40 anni. Le esplorazioni, le impressioni, i traumi. Un editoriale dal n°23 di Studio, interamente dedicato a Milano.

25 Aprile 2015
romano-demajo

Fotografia di Filippo Romano per Studio

Pubblichiamo uno dei quattro editoriali presenti sul nuovo numero di Studio, interamente dedicato a Milano. Il resto del numero è anticipato qui.

*

Prima del gennaio 2015, non avevo mai passato a Milano più di tre giorni consecutivi. Poi sono andato a viverci. Decisione rischiosa, ma forse non troppo se hai molta voglia di cambiare.

Le persone che incontro, quando dico che vengo da Napoli, dicono quasi sempre: «Che salto!», oppure «Che trauma!». Spesso mi guardano preoccupati, come a mettere in dubbio le mie capacità di adattamento. Altri, con un orgoglio sottinteso, mi chiedono: «Allora, com’è Milano?». (Mi sembra di poter dire che questa forma di pudore nel dimostrare attaccamento alla propria città sia una caratteristica molto milanese contro il parossistico campanilismo di napoletani e romani). Si finisce per girare intorno ai soliti discorsi sulle differenze. Faccio notare che ho vissuto anche a Roma e che tra qualche tempo avrò un quadro completo di cosa significhi vivere in una grande città italiana – sud, nord, centro – da tre milioni di abitanti in su. Ma, appunto, com’è Milano? Anche se nessuno ce lo chiedesse, è la domanda che ci facciamo in continuazione quando ci trasferiamo in un posto nuovo. E forse, farsela sempre meno spesso col passare dei giorni è una dimostrazione del fatto che ci siamo adattati. Io da qualche tempo – e in un tempo che non prevedevo potesse essere così breve – inizio a domandarmelo di meno. Già adesso, dopo tre mesi, mi sembra normale vivere a Milano, e immagino che questo sia merito della città. Faccio confronti inevitabili con la retorica del meridionale che lascia l’amatissima terra per affrontare suo malgrado l’asprezza del nord. Dico alle persone che mi dicono: «Che trauma» o «Che salto»: «Voi non avete idea di quanto Napoli sia poco ospitale». Diciamo che Napoli è una città bellissima. Non diciamo che è una città ospitale. Diciamo che Milano è una città facile. E non diciamo che è una città brutta.

Il bello di vivere in una città che non conosci è provare continuamente l’eccitazione dell’esploratore. Mi è successo soltanto a Roma e così tanto tempo fa che non mi ricordavo la sensazione di costruire mentalmente, sovrapponendone i pezzi un giorno dopo l’altro, l’immagine della città. Un’immagine che poi è destinata a cambiare, ad allargarsi e ad arricchirsi, come un quadro che prende forma davanti ai tuoi occhi, o addirittura a rovesciarsi. Linee che si ramificano nel senso di orientamento. Facciate di palazzi, incroci, la nuova grana della luce. È bellissimo quando inizi a capire che quella strada porta in un posto dove sei già stato arrivandoci da un’altra parte, ed è rassicurante sapere che per un bel pezzo potrai permetterti una certa naiveté, che significa anche che ti lamenterai poco.

La mia Milano per il momento è solo un piccolo pezzo illuminato, che sta tra il nord e il centro di una stanza buia. Una mappa con molte lacune, ma già ricca di momenti e di dettagli. Un moderno palazzetto a tre piani con una facciata di cemento e un parato di foglie piangenti a via Losanna; dettagli di ampie finestre a scomparsa con dentro salotti dal bagliore giallo, intraviste passando col tram 1 a corso Sempione; un tardo pomeriggio di febbraio sotto i fiocchi di neve in una via Sarpi deserta; il tempo passato su una panchina di piazza Gramsci in una delle prime mattine milanesi pensando che quella sarebbe stata la mia prima piazza preferita della città; una domenica passata coi bambini a guardare a bocca aperta i diorama del Museo di Storia Naturale ai Giardini Montanelli. Tutta via Sarpi. Tutta via della Moscova. Tutta via San Gregorio. Sono le strade che ho fatto più volte avanti e indietro. Qui, la confidenza mi fa rendere conto che quello che ho percepito in qualche breve istante di rapimento e quindi quello che continuo a cercare a Milano, forse perché per me è abbastanza insolito rispetto alla dirompente storicità di Napoli e Roma, è un sentimento di modernità. Non, attenzione, di contemporaneità, ma di qualcosa che sta appena prima e che è da poco malinconicamente fuggita via.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.