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Hbo ha svelato le prime immagini di Euphoria 3 ma della trama di questa nuova stagione non si capisce ancora niente Ben 13 secondi di video che anticipano la terza stagione, in arrivo nel mese di aprile, in cui si vedono tutti i protagonisti e le protagoniste.
Nel 2026 OpenAI lancerà una modalità di ChatGPT per fare sexting Sarà una funzione opzionale e disattivata di default, che rimuoverà i limiti attualmente imposti al chatbot sui prompt con contenuti sessuali.
Una ricerca ha dimostrato che la crescita economica non è più legata all’aumento delle emissioni di CO₂ E, di conseguenza, che la transizione energetica non è un freno all'aumento del Pil, neanche nei Paesi più industrializzati.
Reddit ha fatto causa al governo australiano per aver vietato i social ai minori di 16 anni La piattaforma è convinta che la legge anti soci isoli i minorenni e limiti la loro voce politica nella società, fornendo benefici minimi.
La casa di Babbo Natale in Finlandia quest’anno è piena di turisti ma anche di soldati Nato L’escalation al confine russo ha trasformato la meta turistica natalizia della Lapponia in un sito sensibile per l’Alleanza Atlantica.
Il governo americano vuole che i turisti rivelino i loro ultimi 5 anni di attività sui social per ottenere il visto Vale anche per i turisti europei che dovranno consegnare la cronologia dei loro account su tutte le piattaforme social utilizzate.
Ora su Letterboxd i film si possono anche noleggiare e sono già disponibili molte chicche introvabili altrove I titoli disponibili saranno divisi in due categorie: classici del passato ormai introvabili e film recenti presentati ai festival ma non ancora distribuiti su altre piattaforme.
Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.

Sul venire a Milano in cerca della modernità

Da Napoli alla Lombardia, a quasi 40 anni. Le esplorazioni, le impressioni, i traumi. Un editoriale dal n°23 di Studio, interamente dedicato a Milano.

25 Aprile 2015
romano-demajo

Fotografia di Filippo Romano per Studio

Pubblichiamo uno dei quattro editoriali presenti sul nuovo numero di Studio, interamente dedicato a Milano. Il resto del numero è anticipato qui.

*

Prima del gennaio 2015, non avevo mai passato a Milano più di tre giorni consecutivi. Poi sono andato a viverci. Decisione rischiosa, ma forse non troppo se hai molta voglia di cambiare.

Le persone che incontro, quando dico che vengo da Napoli, dicono quasi sempre: «Che salto!», oppure «Che trauma!». Spesso mi guardano preoccupati, come a mettere in dubbio le mie capacità di adattamento. Altri, con un orgoglio sottinteso, mi chiedono: «Allora, com’è Milano?». (Mi sembra di poter dire che questa forma di pudore nel dimostrare attaccamento alla propria città sia una caratteristica molto milanese contro il parossistico campanilismo di napoletani e romani). Si finisce per girare intorno ai soliti discorsi sulle differenze. Faccio notare che ho vissuto anche a Roma e che tra qualche tempo avrò un quadro completo di cosa significhi vivere in una grande città italiana – sud, nord, centro – da tre milioni di abitanti in su. Ma, appunto, com’è Milano? Anche se nessuno ce lo chiedesse, è la domanda che ci facciamo in continuazione quando ci trasferiamo in un posto nuovo. E forse, farsela sempre meno spesso col passare dei giorni è una dimostrazione del fatto che ci siamo adattati. Io da qualche tempo – e in un tempo che non prevedevo potesse essere così breve – inizio a domandarmelo di meno. Già adesso, dopo tre mesi, mi sembra normale vivere a Milano, e immagino che questo sia merito della città. Faccio confronti inevitabili con la retorica del meridionale che lascia l’amatissima terra per affrontare suo malgrado l’asprezza del nord. Dico alle persone che mi dicono: «Che trauma» o «Che salto»: «Voi non avete idea di quanto Napoli sia poco ospitale». Diciamo che Napoli è una città bellissima. Non diciamo che è una città ospitale. Diciamo che Milano è una città facile. E non diciamo che è una città brutta.

Il bello di vivere in una città che non conosci è provare continuamente l’eccitazione dell’esploratore. Mi è successo soltanto a Roma e così tanto tempo fa che non mi ricordavo la sensazione di costruire mentalmente, sovrapponendone i pezzi un giorno dopo l’altro, l’immagine della città. Un’immagine che poi è destinata a cambiare, ad allargarsi e ad arricchirsi, come un quadro che prende forma davanti ai tuoi occhi, o addirittura a rovesciarsi. Linee che si ramificano nel senso di orientamento. Facciate di palazzi, incroci, la nuova grana della luce. È bellissimo quando inizi a capire che quella strada porta in un posto dove sei già stato arrivandoci da un’altra parte, ed è rassicurante sapere che per un bel pezzo potrai permetterti una certa naiveté, che significa anche che ti lamenterai poco.

La mia Milano per il momento è solo un piccolo pezzo illuminato, che sta tra il nord e il centro di una stanza buia. Una mappa con molte lacune, ma già ricca di momenti e di dettagli. Un moderno palazzetto a tre piani con una facciata di cemento e un parato di foglie piangenti a via Losanna; dettagli di ampie finestre a scomparsa con dentro salotti dal bagliore giallo, intraviste passando col tram 1 a corso Sempione; un tardo pomeriggio di febbraio sotto i fiocchi di neve in una via Sarpi deserta; il tempo passato su una panchina di piazza Gramsci in una delle prime mattine milanesi pensando che quella sarebbe stata la mia prima piazza preferita della città; una domenica passata coi bambini a guardare a bocca aperta i diorama del Museo di Storia Naturale ai Giardini Montanelli. Tutta via Sarpi. Tutta via della Moscova. Tutta via San Gregorio. Sono le strade che ho fatto più volte avanti e indietro. Qui, la confidenza mi fa rendere conto che quello che ho percepito in qualche breve istante di rapimento e quindi quello che continuo a cercare a Milano, forse perché per me è abbastanza insolito rispetto alla dirompente storicità di Napoli e Roma, è un sentimento di modernità. Non, attenzione, di contemporaneità, ma di qualcosa che sta appena prima e che è da poco malinconicamente fuggita via.

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