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Israele vuole cancellare la sua versione degli Oscar perché ha vinto un film che parla di un ragazzino palestinese Anche perché, vincendo, The Sea è automaticamente candidato a rappresentare Israele agli Oscar per il miglior film internazionale.
Il candidato della Francia all’Oscar per il Miglior film internazionale è un film ambientato in Iran, che parla di Iran e diretto da un iraniano Dalla Palma d’Oro a Cannes alla candidatura francese agli Oscar, il viaggio di Jafar Panahi attraverso le crepe della politica e del cinema
Sulla tv del ministero della Difesa russo c’è uno show fatto con l’AI che trolla i politici stranieri Macron con i bigodini rosa, Trump che parla di gabinetti dorati, von der Leyen in versione soviet: questo il meglio che la "satira" russa offre.
Il late show di Jimmy Kimmel è stato sospeso per dei commenti di Kimmel su Charlie Kirk Commenti che però Jimmy Kimmel non ha mai fatto.
Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
Enzo Iacchetti che urla «Cos’hai detto, stronzo? Vengo giù e ti prendo a pugni» è diventato l’idolo di internet Il suo sbrocco a È sempre Cartabianca sul genocidio a Gaza lo ha fatto diventare l'uomo più amato (e memato) sui social.
Ci sono anche Annie Ernaux e Sally Rooney tra coloro che hanno chiesto a Macron di ripristinare il programma per evacuare scrittori e artisti da Gaza E assieme a loro hanno firmato l'appello anche Abdulrazak Gurnah, Mathias Énard, Naomi Klein, Deborah Levy e molti altri.
Per Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Charlie Kirk, verrà chiesta la pena di morte  La procura lo ha accusato di omicidio aggravato, reato per il quale il codice penale dello Utah prevede la pena capitale. 

Nove europei che hanno scelto Milano

Sempre più europei scelgono Milano. Di età e professioni diverse, ecco perché hanno deciso di trasferirsi in città.

di Studio
05 Settembre 2017

Vengono da Paesi diversi, hanno età diverse e fanno professioni diverse: sono tutti, però, europei che vivono a Milano. Uomini e donne originari di nazioni differenti dell’Unione europea, dalla Grecia alla Norvegia, dall’Ungheria ai Paesi Bassi, che abbiamo scelto di ritrarre in queste pagine, raccontando, brevemente, le loro storie e il loro rapporto con la città.

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Georgia Tal – greca, fashion editor

Se dovesse descrivere Milano con una parola, quella parola sarebbe «casa», dice Georgia, che vive in città da 13 anni e oggi ne ha trenta. «Sono venuta a Milano per studiare Architettura al Politecnico», ricorda (a proposito: secondo una stima recente, ogni anno il Politecnico ospita circa seimila studenti stranieri, però si tratta di un traguardo relativamente recente, reso possibile dall’introduzione di molti corsi in lingua inglese). Anche se, oggi, la sua carriera l’ha portata in altre direzioni. Infatti Georgia lavora come stylist e fashion editor per varie testate, incluse Vogue Gioiello, Vogue Accessory e il magazine Odda. «Il fatto che sia così piccola è il motivo per cui amo ma nello stesso tempo odio Milano», racconta.

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Mónika Szilágyi – ungherese, publisher

Milano, racconta, le piace perché è un po’ Italia e un po’ Mitteleuropa. Ungherese, 41 anni, di cui 14 vissuti nel capoluogo lombardo, un marito italiano e una figlia nata qui, Mónika Szilágyi ha studiato letteratura italiana a Budapest e oggi pubblica in Italia autori dell’Europa centrale, con la sua casa editrice Anfora: l’ultima uscita è Abigail, il Bildungsroman di Magda Szabó, scrittrice ungherese già tradotta, con altre opere, da Einaudi. «È un concetto, quello della Mitteleuropa, che è andato perso con gli anni del comunismo, quando abbiamo iniziato a dividere l’Europa in est e ovest. Ma è un peccato, perché c’è un qualcosa che accomuna le città dell’Europa centrale, da Milano a Budapest, da Vienna a Praga, che sono state parte dell’impero asburgico. E questa matrice comune, se uno ci pensa, è stato l’inizio dell’Europa».

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Declan Eytan – olandese, giornalista

Viene dai Paesi Bassi ma scrive per una testata americana, Forbes, dove si occupa soprattutto di moda, del business che vi ruota attorno, e di arte contemporanea. Dopo avere frequentato brevemente la facoltà di Economia commerciale presso l’università di Rotterdam, Declan, che oggi ha 26 anni, si è trasferito a Milano quando era giovanissimo, nel 2009: «In realtà volevo fare una pausa di un anno dagli studi, quindi mi sono trasferito qui per frequentare una scuola di lingua. Diciamo che sono ancora in pausa», scherza. Con Milano, dice è stato «amore a prima vista»: una «città dove si respira la moda» e che preferisce, anche esteticamente, a città d’arte come Roma e Venezia. Nel febbraio di quest’anno, un suo articolo su Forbes sul razzismo in Italia aveva fatto molto discutere.

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Catriona Grant – irlandese, coordinatrice Medical Writing

Si scrive “Catriona” ma si legge “Catrina”: «È un nome gaelico», spiega. Catriona Grant, cinquantenne irlandese, nata a Dublino, vive a Milano da quasi un quarto di secolo: ha figli, ormai grandi, nati qui, «infatti sono italianissimi, però vanno fieri del loro inglese da madrelingua, che gli permette di capire i video degli youtubers meglio dei loro amici». È venuta in Italia non per lavoro, ma perché le piaceva la cultura italiana, però nel capoluogo lombardo ha trovato una sua strada e una sua carriera: è coordinatrice della divisione International Medical Writing Resources della prestigiosa agenzia di comunicazione Sudler & Hennessey, che ha la sua sede italiana a Milano.

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Louis Poinsignon – francese, studente

«Sono un francese che studia a Milano, quest’estate studierò a Londra e l’anno prossimo in Svizzera, non potrei essere più europeo di così», dice Louis, che compie vent’anni a fine giugno e durante le ultime elezioni francesi ha fatto campagna per Emmanuel Macron. A Milano s’è trasferito due anni fa per frequentare la Bocconi: «Volevo studiare Economia e Scienze politiche in un’università di alto livello e non abbiamo nulla di paragonabile in Francia». La descrive come «una città dinamica con un’enorme comunità studentesca, e molto più rilassata di Parigi». Ci sono circa 15 mila studenti stranieri a Milano, secondo una stima di Stefano Caselli, prorettore all’internazionalizzazione della Bocconi: l’ateneo di via Sarfatti rappresenta, insieme al Politecnico, una delle università col più alto numero di studenti internazionali.

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Flo Vellenga – olandese, brand manager

Si è trasferita a Milano, dove lavora come brand manager per il gruppo Shimano Europe, quattro anni fa. Olandese, 28 anni, e una laurea conseguita in Belgio, Flo Vellenga racconta di sentirsi ormai «più una local a Milano che ad Amsterdam, dove sono nata». Non c’è da stupirsi, aggiunge poi: «Credo che, in fondo in fondo, oggi siamo tutti un po’ europei». Il suo lavoro le richiede di viaggiare molto, in Italia e in Europa. Flo descrive la sua città d’adozione come un «punto d’incontro fra nord e sud in Europa», «un mondo tutto da scoprire» pieno di «gente che ha tanta voglia di fare». Però, aggiunge, «vorrei che fosse un po’ più green». Anche perché, dettaglio che si sposa bene con il suo settore di lavoro, Flo ama gli sport outdoor e andare in bicicletta.

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Piotr Niepsuj – polacco, fotografo

Trentadue anni, di cui quasi un terzo trascorsi a Milano, Piotr è arrivato in Italia da studente: «Ho fatto l’Erasmus a Pavia e dopo un anno in Italia mi era di facile immaginare di tornare a Lodz, la mia città natale, che ai tempi era (e lo è ancora) un posto piuttosto deprimente». Un anno dopo ha deciso di trasferirsi da Pavia a Milano, «la città che mi sembrava (e mi sembra ancora) più europea di tutta Italia». Per sua sfortuna, il trasloco avvenne ad agosto: «C’era un caldo micidiale e tutto era chiuso. Faceva abbastanza paura». Però, superato il trauma della prima estate in città, oggi si è convinto che Milano sia «il posto migliore dove vivere. Ha tutto di cui hai bisogno e a un prezzo ragionevole, soprattutto rispetto ad altre città europee. Inoltre, è tutto a un paio di ore di distanza, con il treno o con l’aereo». Non gli piace, però, dice «il fatto che nessuno considera i giovani: pensa che alla mia età io sono ancora considerato un giovane fotografo».

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Arthur Arbesser – austriaco, stilista

Quando si pensa a giovani stilisti che lavorano a Milano, probabilmente uno dei nomi che vengono in mente è quello di Arthur Arbesser (tra l’altro Yoox ha appena annunciato una collaborazione con lui, una collezione che sarà disponibile a partire da fine giugno). Nato a Vienna 34 anni fa, Arthur vive a Milano da quasi 12: si è trasferito qui dopo gli studi a Londra. «Mi piace il fatto che sia una città che devi prima conquistare, che non rivela i suoi segreti facilmente», racconta. «Poi apprezzo la sua misura, la sua discrezione e anche la sua posizione geografica in Europa. In più ho un gruppo di amici molto dinamico, e gli amici sono sempre importantissimi per uno straniero, perché diventano la tua seconda famiglia».

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Elisabeth Ones – norvegese, direttrice per il turismo

«Mi sono trasferita a Milano perché volevo nuovi stimoli. Mi piaceva l’idea di vivere all’estero e imparare una nuova lingua e cultura», racconta Elisabeth Ones, direttrice per il turismo di Innovasjon Norge, l’agenzia per l’innovazione del governo norvegese, che ha un ufficio di rappresentanza nel capoluogo lombardo. Elisabeth, che oggi ha 50 anni, vive a Milano dal 1994, quando si è trasferita in città con la figlia che aveva sei anni. «È una città sempre in movimento, e sento che ne faccio parte, corro con lei», dice Elisabeth, che si sente «europea, norvegese e anche un po’ italiana». Vivendo in centro, apprezza soprattutto il potersi spostare ovunque a piedi e in bicicletta: «Mi piace Milano perché c’è sempre qualcosa da fare. Tra i musei, le attrazioni e le belle mostre di grandi artisti… o solo una passeggiata».

Foto di Bea De Giacomo
Dal numero 31 di Studio
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