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01:31 giovedì 6 novembre 2025
Il nuovo album di Rosalía non è ancora uscito ma le recensioni dicono che è già un classico Anticipato dal singolo e dal video di "Berghain", Lux uscirà il 7 novembre. Per la critica è il disco che trasforma Rosalia da popstar in artista d’avanguardia.
La nuova serie di Ryan Murphy con Kim Kardashian che fa l’avvocata è stata demolita da tutta la critica All’s Fair centra lo 0 per cento su Rotten Tomatoes, in tutte le recensioni si usano parole come terribile e catastrofe.
Un giornalista italiano è stato licenziato per una domanda su Israele fatta alla Commissione europea Gabriele Nunziati ha chiesto se Israele dovesse pagare la ricostruzione di Gaza come la Russia quella dell'Ucraina. L'agenzia Nova lo ha licenziato.
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
Ogni volta che va a New York, Karl Ove Knausgård ha un carissimo amico che gli fa da cicerone: Jeremy Strong E viceversa: tutte le volte che l'attore si trova a passare da Copenaghen, passa la serata assieme allo scrittore.
È uscito il trailer di Blossoms Shanghai, la prima serie tv di Wong Kar-wai che arriva dopo dodici anni di silenzio del regista Negli Usa la serie uscirà il 24 novembre su Criterion Channel, in Italia sappiamo che verrà distribuita su Mubi ma una data ufficiale ancora non c'è.
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.

Perché abbiamo sempre voglia di storie di bambini spariti

22 Settembre 2017

In Bambini nel tempo, pubblicato 30 anni fa, Ian McEwan raccontava la storia un autore di libri per bambini e di sua moglie due anni dopo il rapimento della loro figlia di tre anni. Quest’anno Bbc One ha realizzato un film basato sul libro, che andrà in onda dal 24 settembre. In un bell’articolo del Guardian Alex Clark riflette sul perché le storie di bambini spariti sono in grado di colpirci così profondamente. Come nota Clark, in queste narrazioni difficilmente il figlio scomparso è dotato di un’identità propria: immediatamente diventa un simbolo, e la sua scomparsa la miccia che causa l’esplosione di una serie di tensioni familiari e sociali. Un’ondata di complicazioni emotive e psicologiche si riversano immediatamente nello spazio lasciato vuoto. Il bambino assente diventa così l’incarnazione delle nostre peggiori paure, un catalizzatore delle nostre ansie più profonde: i dubbi sulla reale possibilità di proteggere le persone amate, il modo che abbiamo di relazionarci con la società nel suo complesso, il timore dell’ignoto e dell’altro.

Facendo l’esempio di The Missing, serie del 2014 che racconta dell’esaurimento del padre di una bambina dispersa, e di Broadchurch, un’altra serie tv britannica in cui l’omicidio di un bambino provoca il crollo psicologico del padre, Clark sottolinea come le reazioni dei due componenti della coppia seguano il più delle volte gli stessi pattern basati sulla differenza uomo/donna. I padri ritornano compulsivamente, metaforicamente e letteralmente, sulla scena del crimine, rifiutando di arrendersi, mentre le madri più spesso si ritirano in loro stesse e, passando attraverso un processo di elaborazione del dolore, approdano alla fine a una qualche forma di accettazione o ricostruzione. Mentre l’uomo reagisce con l’azione e eventualmente con la violenza, la donna assicura la continuità e tenta di mantenere l’unità familiare. Ma esistono delle eccezioni, come il personaggio interpretato da Winona Ryder in Stranger Things o quello di Julie Christie nel terrificante horror di Nicolas Roeg del 1973, Don’t Look Now, in cui una coppia sposata, la cui figlia è morta da poco per un incidente, si trasferisce a Venezia dopo che il marito accetta la commissione di ristrutturare una chiesa.

Tra i tanti esempi Clark cita Amabili resti e anche Lincoln nel Bardo (di cui avevamo parlato qui), il romanzo di George Saunders finalista al Man Booker Prize di quest’anno, che comincia con la morte del figlio del presidente degli Stati Uniti. Un libro che, secondo Clark, «ci fa capire come, per mano dell’immaginazione giusta, l’orrore della perdita individuale può diventare un’esplorazione straordinariamente umana della bellezza e del valore della vita, per quanto dolorosa».

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