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La casa di Babbo Natale in Finlandia quest’anno è assediata non solo dai turisti, ma anche dalle truppe NATO L’escalation al confine russo ha trasformato la meta turistica natalizia della Lapponia in un sito sensibile per l’Alleanza Atlantica.
Per viaggiare negli Stati Uniti bisognerà condividere con il governo americano gli ultimi cinque anni di attività sui social Per ottenere il visto anche i turisti europei dovranno consegnare la cronologia dei loro account su tutte le piattaforme social utilizzate.
D’ora in poi su Letterboxd i film si possono anche noleggiare I titoli disponibili saranno divisi in due categorie: chicche del passato ormai introvabili e film recenti presentati ai festival ma non ancora distribuiti su altre piattaforme.
Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.
Secondo una ricerca, nel 2025 abbiamo passato online più tempo che durante i lockdown Oramai i "vizi" presi durante la pandemia sono diventati abitudini: ogni giorno passiamo online tra le quattro e le sei ore.
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Lo 0,001 per cento più ricco della popolazione mondiale possiede la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità, dice un rapporto del World Inequality Lab Nella ricerca, a cui ha partecipato anche Thomas Piketty, si legge che le disuguaglianze sono ormai diventate una gravissima urgenza in tutto il mondo.
È morta Sophie Kinsella, l’autrice di I Love Shopping Aveva 55 anni e il suo ultimo libro, What Does It Feel Like?, era un romanzo semiautobiografico su una scrittrice che scopre di avere il cancro.

Breve storia dei libri come status symbol

24 Ottobre 2016

I libri sono ancora uno status? Restano nell’era digitale un segno distintivo di prestigio sociale? Secondo Frank Furedi, sociologo e commentatore, sì: «È la ragione per cui quando vengo intervistato per la tv a casa o nel mio ufficio all’università, mi chiedono sempre di stare di fronte alla mia libreria». Partendo da questo assunto, Furedi ha scritto su Aeon un saggio in cui analizza come, nel corso della storia, leggere, al di là dei contenuti – anche il solo fatto di possedere dei libri o di mostrarli –  sia stato riconosciuto come un simbolo di “qualità” delle persone.

Sin dall’invenzione della scrittura cuneiforme e dei geroglifici (tra il 3500 e il 3000 avanti Cristo), i lettori e gli interpreti dei testi incisi sulle tavolette hanno guadagnato una forma di promozione sociale. E gli stessi oggetti su cui erano incisi i testi venivano considerati preziosi quando non, in alcuni casi, sacri. La credenza che i geroglifici dell’antico Egitto avessero poteri magici non è così lontana, nota Furedi, dall’idea ancora in vita oggi che la lettura dei libri costituisca un’esperienza spirituale. Questa grande importanza simbolica ha fatto poi in modo che la lettura in generale e il tipo di libri letti in particolare diventasse un carattere distintivo della persona, un aspetto del carattere, e infine il motivo per cui le persone nel corso della storia hanno tenuto a mostrare se stessi come amanti dei libri.

Nell’antica Roma, già a partire dal secondo secolo avanti Cristo, i “testi” furono riportati dai cieli alla realtà terrena e furono soprattutto considerati beni di lusso che attribuivano a chi li possedeva prestigio culturale. Non possono che colpire un lettore di oggi, le parole che Seneca rivolgeva ai feticisti del testo come oggetto: «Molte persone senza una istruzione scolastica usano i libri non come uno strumento di crescita culturale, ma come decorazione per le sale da pranzo».

Con l’avvento del Rinascimento, e l’intensificarsi dei commerci e degli scambi, la diffusione dei libri aumentò al punto da rendere molto più larga la distinzione legata al possesso del libro come oggetto. Ma questo in qualche modo alimentò una serie di manifestazioni di feticismo librario mai viste. Come è il caso di Richard de Bury, che Furida definisce esempio di lettore pomposo e pretenzioso: il suo saggio Philobiblon, scritto nel 1345 ma pubblicato solo nel 1473, viene definito «il più antico trattato in inglese sui piaceri della letteratura» anche se in realtà dice molto poco sull’esperienza di leggere. È piuttosto il libro di un feticista interessato a collezionare libri più che a leggerli.

L’immagine del leggere che supera in forza l’atto di leggere non è in definitiva una caratteristica dell’età di Instagram. Nell’arte rinascimentale erano diffusi ritratti di persone colte nell’atto di leggere. Come Laura Amtower scrive in Engaging Words: The Culture of Reading in the Middle Ages «un’inondazione di immagini non solo di libri ma di gente che legge libri».

A partire dal Diciottesimo secolo, con la sempre maggiore diffusione della lettura, gli intellettuali introdussero un’ulteriore distinzione arrivata fino a oggi, cioè quella tra lettori più o meno forti. In The Vice of Reading del 1903 Edith Wharton scrive: «Leggere non è una virtù, ma leggere bene è un’arte, e un’arte che solo il lettore nato può acquisire». Per la Wharton un lettore meccanico non acquisirà mai il dono di leggere, così come Viriginia Woolf, nel suo saggio Il lettore comune del 1925 definisce il lettore media come qualcuno che non è stato premiato dalla natura. Il leggere è diventato un fatto così prestigioso che leggere a un bambino, dice Furida, significa come minimo essere buoni genitori: «Un genitore che legge a un figlio in pubblico sta facendo una dichiarazione al mondo».

L’era digitale ha fatto in modo che l’atto di leggere, specie in pubblico, diventasse onnipresente, ma chiaramente ha creato un’ulteriore differenziazione. Chi vuole segnalare la propria intelligenza al mondo non può servirsi di strumenti digitali. Tablet e smartphone non segnalano un gusto o una raffinatezza particolare.  E così gli arredatori di interni continuano a usare le librerie per rappresentare eleganza e sofisticatezza.  Un’azienda che si chiama Books by the Foot offre ai propri clienti di curare una libreria che faccia incontrare «la tua personalità con le tue esigenze di spazio» fornendo libri divisi per «colori, grandezza, altezza e temi». Un business che dimostra come, anche nell’era digitale il libro in quanto oggetto continui a simboleggiare la cultura alta.

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