Hype ↓
03:44 venerdì 14 novembre 2025
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.
L’unica persona ancora convinta che Trump non sapesse niente dei traffici di Epstein è l’addetta stampa della Casa Bianca Nonostante le ultime rivelazioni riguardanti gli Epstein Files, Karoline Leavitt continua a ripetere che «il Presidente non ha fatto nulla di male».
È uscito il primo trailer di Marty Supreme, il film sul ping pong con cui Timothée Chalamet punta a vincere l’Oscar Il film di Josh Safdie è stato accolto con entusiasmo dalla critica e il suo protagonista è già lanciatissimo verso la statuetta per il Miglior attore. 
Da oggi scatta il blocco ai siti porno per i minorenni, solo che al momento non è bloccato niente Dal 12 novembre i portali per adulti devono controllare l'età degli utenti con un sistema esterno e anonimo, che però non è ancora operativo.
È morto Homayoun Ershadi, leggendario attore iraniano che Abbas Kiarostami scoprì a un semaforo Il suo ruolo ne Il sapore della ciliegia lanciò una carriera iniziata per caso: nonostante il successo, non si è mai sentito un vero attore.
Papa Leone XIV ha rivelato i suoi quattro film preferiti e tra questi non ci sono né ConclaveThe Young Pope E neanche Habemus Papam e I due Papi né nessun altro film che parli di Papi.

Cento anni di caos in Medio Oriente: è colpa di questa mappa?

17 Maggio 2016

Secondo alcuni, i problemi del Medio Oriente sono iniziati esattamente cent’anni fa, con questa mappa. Hanno compiuto un secolo infatti i celebri accordi di Sykes-Picot, le prove generali di spartizione della regione mediorientale tra britannici e francesi, e per l’occasione diversi media internazionali hanno, dal Washington Post ad al-Jazeera passando per l’Economist, hanno deciso di discuterne le conseguenze, oltre che pubblicarne la mappa.

Era il 16 maggio del 1916 e infuriava la Prima guerra mondiale quando due rappresentanti di medio livello di Londra e Parigi, Sir Mark Sykes e François Georges-Picot si incontrarono per discutere la divisione del Medio Oriente. Prima della Grande Guerra infatti la regione era interamente controllata dall’Impero ottomano, che sarebbe crollato dopo il conflitto vinto invece da Francia e Gran Bretagna. Presagendo la vittoria, dunque le due potenze cominciarono a discutere la spartizione. Il risultato di quel primo incontro fu un documento segreto che proponeva la creazione di due vaste “zone d’influenza” visualizzabili in questa antica mappa, oggi di proprietà della Royal Geographical Society.

skyes-picot

L’accordo fu poi reso pubblico da fonti russe dopo la rivoluzione. E, naturalmente, non fu mai messo in atto. Infatti confini dei mandati coloniali successivi alla Prima guerra mondiale e quelli degli Stati nazionali dopo la Seconda sono ben diversi. Infatti l’Economist, che ha dedicato un ampio approfondimento all’anniversario (qui, ma c’è il paywall), ha realizzato una mappa che mette a confronto i confini post-coloniali Sykes-Picot.

Allora perché alcuni sostengono, come per esempio al-Jazeera, che ancora oggi il Medio Oriente «porta le cicatrici» di quell’accordo?  Nell’analisi dell’Economist «Sykes-Picot è diventato sinonimo di tradimento imperiale» e aggiunge che «George Antonius, uno storico arabo, lo ha definito un documento scioccante, il prodotto “dell’avidità degli alleati”». Infatti le popolazioni locali, che avevano sostenuto gli inglesi contro gli ottomani sperando in una forma di auto-governo, si sono trovate dominate da inglesi e francesi, che poi hanno disegnato dei confini a tavolino per gli Stati post-coloniali.

20160514_SRM203

Alcuni storici attribuiscono a questo fattore l’alta instabilità del Medio Oriente, anche se la cosa è dibattuta. La tesi si articola su tre punti: i Paesi arabi e confinanti non sono riusciti a sviluppare democrazie e forme di governo proprie, perché sono passati dal dominio ottomano a quello occidentale; poi i confini degli Stati tracciati artificialmente, e che dunque non rispecchiano le realtà culturali religiose e tribali, hanno creato tensioni etniche e situazioni instabili (per esempio in Iraq, diviso tra sciiti e sunniti); infine la spartizione anglo-francese ha generato un senso di tradimento e un malcontento tra le popolazioni mediorientali.

«Alla fine gli arabi, che si aspettavano un grande regno hashemita con capitale a Damasco, si sono ritrovati con tanti staterelli. I cristiani maroniti hanno avuto il Libano ma non sono riusciti a controllarlo», riassume l’Economist (il Libano, oggi a maggioranza musulmana, era nato proprio come Stato cristiano, perché francesi e inglesi non hanno anticipato i trend demografici). «I Curdi, che volevano uno Stato, si sono ritrovati divisi».

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.