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L’artista Sophie Calle ha ingaggiato Bono, Pharrell e altre popstar per un album in memoria del suo gatto
Intervistata l’anno scorso dal New York Times, Sophie Calle disse che «anni fa, quando parlai della mancanza di desiderio di avere un figlio, un amico mi fece notare che l’atteggiamento che avevo nei confronti del mio gatto, Souris, era quello di una madre». Così l’artista francese si è immedesimata a tal punto nei panni di una mamma gatta da decidere di simularne la gravidanza. Per 62 giorni (tempo di gestazione felino) la Calle ha indossato una pancia finta, rimossa solo al momento di “partorire” un gattino di peluche, bianco e nero come il suo Souris.
Souris (che in francese vuol dire topo) è morto nel 2014. Da allora sono passati quattro anni, ma Sophie Calle non ha ancora superato il lutto. Il che, almeno per la sua arte, è un bene. Le ultime perfomance dell’artista concettuale (quelle che l’hanno resa famosa in America), ruotano tutte attorno al tema della morte. Calle ha eretto due lapidi, una nel cimitero di Brooklyn e una in Provenza, incoraggiando i visitatori a seppellirci accanto i propri segreti. In seguito ha esposto le risposte datele dalle persone cui ha chiesto che significato avesse per loro la morte, anche nella sua versione digitale («Cosa provi mentre schiacci il tasto “Cancella contatto”?»).

Sophie Calle a Mellionnec, in Francia, nel 2014 durante la performance “Lieux mouvants”, dove invitò i visitatori a seppellire i propri segreti (Photo by FRED TANNEAU/AFP/Getty Images)
Ancora, nella serie Ma mère, mon chat, mon père, dans cet odre, ha mostrato le foto dei suoi cari defunti accompagnati da una nota autobiografica in cui raccontava cosa ha provato nel perderli. Che il gatto venga prima del padre nella lista non è un caso. «Mio padre aveva 95 anni, mi aspettavo che morisse», ha confessato Sophie ad Artnet. Con il gatto è stata tutta un’altra storia. «La gente ti compatisce se perdi un genitore, ma trova osceno che io dica di essere triste per la morte del mio gatto – continua l’artista – mentre per me, è stato quasi più violento. Perché io vivevo con il mio gatto, non con i miei genitori».
E allora, per continuare a celebrare la buon’anima di Souris, Sophie Calle ha deciso di far incidere un album. Si intitola Souris Calle e contiene 37 tracce. Un album che mixa generi diversi (si spazia dal blues al black metal) e i cui autori e interpreti sono artisti del calibro di Bono, Pharrell, Michael Stipe e molti altri. Tutti impegnati a ricordare il gatto, senza ironia. Pare addirittura che dieci di loro conoscessero Souris e ci fossero affezionati. Secondo National Public Radio, Souris Calle è un gran bel disco.

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