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I lettori di Jia Tolentino non hanno preso bene la sua collaborazione con Airbnb Sia gli ammiratori che i detrattori sono rimasti molto delusi dalla sua decisione di lavorare con un'azienda come Airbnb.
De Niro e Al Pacino sono i protagonisti della nuova campagna Moncler Si chiama Warmer Together e vuole celebrare «le emozioni e il calore dello stare insieme».
È morto D’Angelo, l’artista che ha prima rivoluzionato e poi abbandonato la musica soul Aveva 51 anni ed era malato di cancro. Lascia in eredità tre album diventati culto e una storia personale caratterizzata dal difficile rapporto col successo.
Dei 10 film più visti al cinema in Italia nell’ultima settimana, metà sono vecchi titoli tornati in sala Nell'ottobre del 2025, tra i film più visti in Italia ce n'è uno del 1971, uno del 1997, uno del 2001 e uno del 2009.
Nel suo primo viaggio diplomatico all’estero, il ministro degli Esteri afghano ha dovuto affrontare un grosso problema: le giornaliste Ospite in India, Amir Khan Muttaqi ha cercato in tutti i modi di evitare di rispondere alle domande delle giornaliste, escludendole anche dalle conferenze stampa.
Temu ha raddoppiato i guadagni in Europa nonostante una forza lavoro composta da otto dipendenti soltanto Otto persone per gestire gli ordini, il servizio clienti, il sito, oltre alla parte burocratica, amministrativa e fiscale.
Il Time ha dedicato la copertina a Trump ma lui si è offeso perché nella foto sembra che gli abbiano cancellato i capelli Il Presidente degli Stati Uniti d'America ha commentato così: «La più brutta foto di tutti i tempi».
Il Presidente del Madagascar è fuggito dal Paese per paura di essere ucciso ma rifiuta comunque di dimettersi Al momento nessuno sa dove si trovi Andry Rajoelina, ma lui sostiene di poter comunque continuare a fare il Presidente del Madagascar.

Il populismo e la paura di dire le cose come stanno

Il modo migliore di contrastare il governo non è certo quello di dargli sempre ragione, soprattutto quando ha torto.

26 Gennaio 2019

Un tribunale della Repubblica chiede l’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno per sequestro di persona perché, scrivono i giudici, l’obbligo di salvare la vita in mare «costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare». Un dovere cui Matteo Salvini, secondo i giudici, si sarebbe sottratto lo scorso agosto, nel caso dei 130 naufraghi recuperati dall’incrociatore Diciotti e lasciati per giorni in mezzo al mare, senza possibilità di attraccare. Siccome siamo in Italia, non sorprende la reazione dei suoi sostenitori e dei giornali amici, che hanno parlato subito di attacco giudiziario e ingerenza politica della magistratura. Sorprende, invece, la reazione di diversi osservatori, e persino di esponenti dell’opposizione, secondo i quali il problema è che così si fa un favore a Salvini.

La prima cosa che colpisce è la perfetta simmetria delle due reazioni: che si tratti dell’indignazione dei simpatizzanti del ministro per il vile attacco subito o della preoccupazione dei suoi antipatizzanti per l’insperato regalo che i giudici gli avrebbero fatto, come si vede, l’unico elemento che non compare mai è il merito, fattuale e giuridico, del caso. La questione sollevata dai giudici, e cioè se il ministro degli Interni abbia effettivamente violato i diritti di 130 persone, tenendole in ostaggio per giorni in mezzo al mare, sembra non interessare a nessuno. È legittimo domandarsi se la reazione di tanti commentatori sarebbe stata la stessa, qualora in mezzo al mare, su quella nave, in quelle circostanze e in quelle condizioni, ci fossero stati loro.

L’impressione è che la martellante campagna anti-migranti, dopo la vittoria elettorale delle forze che più l’hanno alimentata, abbia raggiunto un secondo e non trascurabile risultato, spingendo in un angolo e riducendo al silenzio qualunque obiezione di principio. Si dà ormai per scontato che, se la battaglia è stata persa una volta, debba essere considerata persa per sempre, al punto da non tentare più nemmeno di combatterla. E dunque se Salvini afferma di avere fatto benissimo a impedire lo sbarco dei naufraghi e di essere pronto a rifarlo domattina, l’opposizione dovrebbe prendersela non con lui, ma con i giudici. Per non fargli un favore, si capisce.

Ancora meno convincente è l’argomento secondo cui l’iniziativa giudiziaria costituirebbe un attacco alla separazione dei poteri. Un attacco che viene semmai da Salvini, quando in diretta facebook chiede agli italiani se le politiche per l’immigrazione debba deciderle lui o qualche giudice: come dire che, in nome della lotta all’immigrazione irregolare, lui è autorizzato a fare qualsiasi cosa, e nessun giudice può metterci bocca. Vogliamo davvero accettare un simile principio? Vogliamo davvero sancire che in questo campo il ministro degli Interni è autorizzato a compiere qualsiasi atto, e che nessun giudice ha titolo per intervenire, quali che siano le leggi o le convenzioni internazionali eventualmente violate? Ma la separazione dei poteri, fondamento dello Stato di diritto, è nata esattamente per questo: per evitare che un governo, in nome del consenso popolare, potesse fare qualsiasi cosa, considerandosi al di sopra della legge.

A monte di questa surreale discussione c’è però un problema più generale, che riguarda il modo in cui fior di intellettuali, osservatori e protagonisti della politica hanno reagito all’ascesa dei partiti populisti. Una reazione che si traduce in una cantilena che ci tocca sentire sempre più spesso. La maggioranza sostiene idee pericolose per la salute di tutti sui vaccini? D’accordo, ma adesso non vorrete mica fargli la lezione, come quell’antipatico di Roberto Burioni: così gli fate un favore! La manovra economica è un gioco delle tre carte che il giorno dopo le europee costringerà l’Italia a una cura da cavallo in confronto alla quale la stagione del governo Monti sembrerà il paese dei Balocchi? E va bene, ma adesso non vorrete mica schierarvi contro chi vuole dare soldi ai disoccupati e la possibilità di andare in pensione ai lavoratori: così gli fate un favore! La sospensione della prescrizione dopo il primo grado, in un paese in cui i processi già durano decenni, rischia di portare alla paralisi l’intero sistema? D’accordo, ma adesso non vorrete mica difendere ladri e assassini: così gli fate un favore!

Per farla breve, dentro e fuori l’opposizione, è pieno di gente convinta che il modo migliore di contrastare il governo sia dargli sempre ragione, anche – anzi, soprattutto – quando ha torto. È un problema che non riguarda solo la sinistra italiana, ma tutte le forze progressiste che oggi devono confrontarsi con l’ascesa del populismo. A cominciare dal paese che all’ascesa del populismo sta pagando forse il prezzo più alto, la Gran Bretagna alle prese con le autodistruttive aporie della Brexit. Nel recente dibattito sul piano May, il deputato laburista David Lammy ha affrontato la questione in aula con parole di rara chiarezza: «Amici da questo lato della Camera mi dicono di far pace con gli elettori laburisti delle città industriali, gli ex minatori, gli operai, quelli che si sono sentiti dimenticati. Io dico che non dobbiamo, da vigliacchi, trattarli con accondiscendenza. Diciamo loro la verità: vi hanno fatto credere una bugia».

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