Tanti nomi emergenti, molto rap e veterani al minimo: è questo il trend di Sanremo 2026, pensato per un pubblico social e under trenta.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait
Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.
Secondo Oxford University Press la parola che descrive meglio il 2025 (oltre che tutti noi) è “rage bait”. Per chi non avesse mai sentito questo termine, rage bait si traduce letteralmente con “esca per la rabbia” e la definizione fornita dall’Oxford Dictionary è quella di un contenuto online progettato volutamente per suscitare rabbia o indignazione, con lo scopo di aumentare l’interazione con una particolare pagina web o contenuto social. Come riporta il New York Times, rage bait risale almeno al 2002, comparendo per la prima volta durante una discussione su Usenet, una forma primordiale di Internet, per descrivere la reazione di un guidatore che veniva lampeggiato da un altro che cercava di superarlo.
Se nell’apprendere la notizia si potrebbe pensare al mondo come un luogo un po’ più incazzato – e in parte forse lo è – Casper Grathwohl, Presidente di Oxford Languages, ci rassicura raccontando come l’aumento dell’utilizzo del termine rage bait nel corso dell’ultimo anno testimoni sempre di più una consapevolezza verso le tattiche di manipolazione in cui possiamo incorrere online. Se prima Internet si concentrava sul catturare la nostra attenzione tramite la curiosità, oggi questa è sostituita dai sentimenti di rabbia e frustrazione, purtroppo molto più efficaci e potenti.
Interessante notare come “parasocial” sia invece la parola dell’anno scelta dal Cambridge Dictionary, riferendosi ad una connessione (inesistente) percepita dalle persone verso un personaggio pubblico o addirittura verso l’intelligenza artificiale. Una relazione parasociale quindi è un legame emotivo unilaterale che una persona sviluppa con una celebrità, un influencer o un personaggio di fantasia, pur non conoscendolo nella realtà. L’Oxford Dictionary ci parla rabbia, il Cambridge di amore, ma sempre via social. Se da un lato internet sembra starci in qualche modo atrofizzando il cervello – l’anno scorso la parola dell’anno era “brain rot” – le emozioni suscitate dal web potrebbero essere, molto tristemente, l’ultimo frammento di autenticità che ci rimane.
È il più “schivo” dei musicisti italiani, evita l'autopromozione e limita moltissimo anche i live. E nonostante questo, il suo Una lunghissima ombra è stato uno dei dischi più attesi del 2025. Lo abbiamo intervistato nel nuovo numero di Rivista Studio, appena uscito.