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Siccome una creator l’ha “accusata” di essere transgender, Brigitte Macron mostrerà in tribunale il suo Dna per dimostrare di essere nata donna E vincere così la causa per diffamazione contro Candace Owens, creator dell'alt-right Usa che sostiene che la Première dame abbia cambiato sesso.
Israele vuole cancellare la sua versione degli Oscar perché ha vinto un film che parla di un ragazzino palestinese Anche perché, vincendo, The Sea è automaticamente candidato a rappresentare Israele agli Oscar quelli veri.
Il candidato della Francia all’Oscar per il Miglior film internazionale è un film ambientato in Iran, che parla di Iran e diretto da un iraniano Dalla Palma d’Oro a Cannes alla candidatura francese agli Oscar, il viaggio di Jafar Panahi attraverso le crepe della politica e del cinema
Sulla tv del ministero della Difesa russo c’è uno show fatto con l’AI che trolla i politici stranieri Macron con i bigodini rosa, Trump che parla di gabinetti dorati, von der Leyen in versione soviet: questo il meglio che la "satira" russa offre.
Il late show di Jimmy Kimmel è stato sospeso per dei commenti di Kimmel su Charlie Kirk Commenti che però Jimmy Kimmel non ha mai fatto.
Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
Enzo Iacchetti che urla «Cos’hai detto, stronzo? Vengo giù e ti prendo a pugni» è diventato l’idolo di internet Il suo sbrocco a È sempre Cartabianca sul genocidio a Gaza lo ha fatto diventare l'uomo più amato (e memato) sui social.
Ci sono anche Annie Ernaux e Sally Rooney tra coloro che hanno chiesto a Macron di ripristinare il programma per evacuare scrittori e artisti da Gaza E assieme a loro hanno firmato l'appello anche Abdulrazak Gurnah, Mathias Énard, Naomi Klein, Deborah Levy e molti altri.

Quando la Cia usava l’arte moderna come un’arma

29 Aprile 2013

Jackson Pollock, Willem de Kooning e Mark Rothko, spie al soldo della Cia. Potrebbe sembrare il riassunto della trama di un romanzo di fantascienza, ma è realtà. I tre alfieri dell’espressionismo astratto, così come altri artisti americani ed europei, secondo un articolo dell’Independent datato 22 ottobre 1995, furono parte integrante dell’arsenale con cui gli Stati Uniti combatterono la Guerra Fredda.

Utilizzare l’arte e la cultura occidentale a fini propagandistici: i servizi segreti americani ebbero questa idea fin dalla fondazione della Cia, nel 1947. Appena tre anni dopo venne istituita una divisione detta delle Organizzazioni internazionali, al cui vertice fu posto Tom Braden: fu questo dipartimento a finanziare la trasposizione cinematografica de “La fattoria degli animali” orwelliana, nonché a sponsorizzare artisti jazz americani e i tour internazionali dell’Orchestra sinfonica di Boston. E, nei fatti, a promuovere proprio l’avanguardia dell’espressionismo astratto.

Gli artisti coinvolti nel disegno non seppero di essere spalleggiati dagli uffici della Cia. Molti di loro, peraltro, erano ex-comunisti che, in pieno maccartismo, negli Stati Uniti risultavano tutto tranne che visti di buon occhio. Ma negli anni Cinquanta e Sessanta il governo finanziò le loro opere ed esibizioni con una politica conosciuta col nome in codice di «lungo guinzaglio» (long leash). A confermarne l’esistenza, nell’articolo del 1995, fu Donald Jameson, uno degli agenti titolari dell’operazione.

Per capire quale fosse l’utilità pratica di una simile strategia, basta citare un esempio concreto. Nel 1947 il Dipartimento di Stato organizzò un tour artistico internazionale, Advancing American Art, per rispondere alle illazioni sovietiche secondo cui gli Stati Uniti sarebbero stati un deserto culturale. Il filisteismo però era dominante tanto nell’opinione pubblica, quanto a Washington: il presidente dell’epoca, Harry Truman, disse, riferendosi ad alcuni quadri facenti parte della mostra: «Se questa è arte, io sono un ottentotto». Nemmeno a dirlo, il tour venne cancellato.

(via)

Nell’immagine: Ritmo d’autunno (1950) di Jackson Pollock.

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