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19:52 martedì 21 ottobre 2025
A Teheran hanno inaugurato una stazione della metropolitana dedicata alla Vergine Maria La stazione si chiama Maryam Moghaddas, che in persiano significa proprio Vergine Maria, e si trova vicino alla più grande chiesa della città.
Cercando di uccidere una blatta, una donna in Corea del Sud ha scatenato un incendio in cui è andato distrutto un appartamento ed è morta anche una persona La donna ha usato un lanciafiamme fatto in casa, fatto da un accendino e un deodorante spray. La sorte della blatta al momento non è nota.
Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà usate nella campagne di sensibilizzazione Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.
I trafficanti di Captagon, l’anfetamina siriana, si stanno rivelando un grave problema per il nuovo governo siriano In questi giorni le autorità hanno sequestrato 12 milioni di pasticche, la più grande operazione di questo tipo dalla caduta del regime di Assad.
In carcere Sarkozy verrà messo in isolamento per evitare che gli altri detenuti si facciano i selfie con lui L'amministrazione della prigione di La Santé di Parigi ha preso questa decisione per proteggere il Presidente dal suo "fandom" carcerario.
La prima serie tv tratta dal Signore delle mosche l’ha realizzata Jack Thorne, il creatore di Adolescence Con la consulenza degli eredi di William Golding, per garantire la massima fedeltà della serie, prodotta da Bbc, ai temi e alle atmosfere del romanzo.
Il figlio del fondatore di Mango sarebbe sospettato nell’indagine sulla morte del padre Lo riportano i quotidiani El Pais e La Vanguardia: la polizia starebbe verificando delle supposte incongruenze nelle dichiarazioni di Jonathan Andic relative alle circostanze della morte del padre Isak.
È morta Sofia Corradi, la donna che ha inventato l’Erasmus “per colpa” della burocrazia italiana Aveva 91 anni e l'idea dell'Erasmus le venne quando in Italia non le furono riconosciuti degli esami universitari fatti negli Usa.

Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà usate nella campagne di sensibilizzazione

Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.

21 Ottobre 2025

Le immagini generate con l’intelligenza artificiale che ritraggono la povertà sono sempre più spesso utilizzate da Ong e associazioni umanitarie per le proprie campagne di raccolte fondi, pubblicità e sensibilizzazione. Si trovano sulle piattaforme di foto stock e vengono usate per limitare i costi, non avere problemi di licenza né di consenso da parte dei soggetti ritratti nelle foto. Queste immagini si trovano ormai numerose su siti come Adobe Stock Photos e Freepik, per trovarle basta inserire chiavi di ricerca generiche come “povertà”, ma funzionano anche didascalie più specifiche come “Bambini asiatici nuotano in un fiume pieno di rifiuti” o “Medico caucasico villaggio africano”.

È un fatto risaputo che tante AI generative tendano a replicare, e talvolta a esagerare, i pregiudizi di cui internet è piena. La proliferazione di immagini distorte, stereotipate e fuorvianti nella comunicazione sanitaria e nelle campagne delle organizzazioni non governative potrebbe contribuire ad aggravare e diffondere ulteriormente questi pregiudizi, perché le immagini potrebbero poi essere usate per addestrare la prossima generazione di modelli di AI, dando inizio a un circolo vizioso difficilissimo da interrompere.

Il Guardian, a proposito di questo tema, ha interpellato Arsenii Alenichev, ricercatore presso l’Istituto di Medicina Tropicale di Anversa che studia la produzione di immagini sulla salute globale, che ha dichiarato: «Le immagini replicano la grammatica visiva della povertà: bambini con piatti vuoti, terra crepata, immagini stereotipate». Dall’altro lato, il Guardian ha raggiunto Joaquín Abela, Ceo di Freepik che ha affermato che la responsabilità dell’uso di immagini così estreme ricade sui consumatori e non su piattaforme come la sua perché «se i clienti di tutto il mondo vogliono immagini di un certo tipo, non c’è assolutamente nulla che nessuno possa fare». Adobe, come scrive il Guardian, non ha risposto.

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