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00:21 lunedì 8 dicembre 2025
Quentin Tarantino ha detto che Paul Dano è un attore scarso e i colleghi di Paul Dano hanno detto che Quentin Tarantino farebbe meglio a starsene zitto Tarantino lo ha accusato di aver “rovinato” Il petroliere, definendolo «un tipo debole e poco interessante».
Già quattro Paesi hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision 2026 dopo la conferma della partecipazione di Israele Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno annunciato la loro intenzione di boicottare questa edizione se davvero a Israele verrà permesso di partecipare.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.
L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sta mandando nel panico tutta l’industria dell’intrattenimento La geografia del cinema e dalla tv mondiale cambierà per sempre, dopo questo accordo da 83 miliardi di dollari.
Lily Allen distribuirà il suo nuovo album anche in delle chiavette usb a forma di plug anale Un riferimento a "Pussy Palace", canzone più chiacchierata di West End Girl, in cui racconta come ha scoperto i tradimenti dell'ex marito, l'attore David Harbour.
Dario Vitale lascia Versace, appena nove mesi dopo esserne diventato direttore creativo Era stato nominato chief creative officer del brand, appena acquisito dal gruppo Prada, a marzo di quest'anno.
L’unica tappa italiana del tour di Rosalìa sarà a Milano, il 25 marzo Sono uscite le date del tour di Lux: partirà il 16 marzo 2026 da Lione e si chiuderà il 3 settembre a Portorico.
Secondo una ricerca, l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione in Europa sta facendo aumentare e arricchire i trafficanti di essere umani Il Mixed Migration Centre ha pubblicato un ampio studio in cui dimostra che le politiche anti immigrazione stanno solo aggravando il problema che avrebbero dovuto risolvere.

Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà utilizzate poi nella campagne di sensibilizzazione

Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.

21 Ottobre 2025

Le immagini generate con l’intelligenza artificiale che ritraggono la povertà sono sempre più spesso utilizzate da Ong e associazioni umanitarie per le proprie campagne di raccolte fondi, pubblicità e sensibilizzazione. Si trovano sulle piattaforme di foto stock e vengono usate per limitare i costi, non avere problemi di licenza né di consenso da parte dei soggetti ritratti nelle foto. Queste immagini si trovano ormai numerose su siti come Adobe Stock Photos e Freepik, per trovarle basta inserire chiavi di ricerca generiche come “povertà”, ma funzionano anche didascalie più specifiche come “Bambini asiatici nuotano in un fiume pieno di rifiuti” o “Medico caucasico villaggio africano”.

È un fatto risaputo che tante AI generative tendano a replicare, e talvolta a esagerare, i pregiudizi di cui internet è piena. La proliferazione di immagini distorte, stereotipate e fuorvianti nella comunicazione sanitaria e nelle campagne delle organizzazioni non governative potrebbe contribuire ad aggravare e diffondere ulteriormente questi pregiudizi, perché le immagini potrebbero poi essere usate per addestrare la prossima generazione di modelli di AI, dando inizio a un circolo vizioso difficilissimo da interrompere.

Il Guardian, a proposito di questo tema, ha interpellato Arsenii Alenichev, ricercatore presso l’Istituto di Medicina Tropicale di Anversa che studia la produzione di immagini sulla salute globale, che ha dichiarato: «Le immagini replicano la grammatica visiva della povertà: bambini con piatti vuoti, terra crepata, immagini stereotipate». Dall’altro lato, il Guardian ha raggiunto Joaquín Abela, Ceo di Freepik che ha affermato che la responsabilità dell’uso di immagini così estreme ricade sui consumatori e non su piattaforme come la sua perché «se i clienti di tutto il mondo vogliono immagini di un certo tipo, non c’è assolutamente nulla che nessuno possa fare». Adobe, come scrive il Guardian, non ha risposto.

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