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In carcere Sarkozy verrà messo in isolamento per evitare che gli altri detenuti si facciano i selfie con lui L'amministrazione della prigione di La Santé di Parigi ha preso questa decisione per proteggere il Presidente dal suo "fandom" carcerario.
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Il collezionista di cartelloni

Abbiamo parlato con Maurizio Baroni, autore di un prezioso libro che raccoglie la storia e le opere dei migliori pittori di cinema italiani.

di Studio
03 Luglio 2018

Come nascono le grandi passioni? Nella maggior parte dei casi, per emulazione. E come nasce una grande passione per il cinema? Al cinema, ovviamente. Quella di Maurizio Baroni inizia quando è ancora bambino. Appassionato di cinema incredibilmente precoce («A 10 anni attendevo con ansia il lunedì sera per guardare alla televisione i film di Ingmar Bergman»), si ritrova ad assistere quasi per caso, tra un Ercole e un Maciste visti e rivisti nei quattro cinema di Castelfranco Emilia, alla proiezione di I 400 colpi di Truffaut. Ed è proprio emulando un gesto che vede fare al giovane protagonista che il dodicenne Baroni inizia a strappare i cartelloni dai muri. «Nel giro di pochi mesi ho perfezionato la mia arte fino a superare il maestro», racconta ricordando il periodo in cui la sua passione prese forma: «Una volta pur di impossessarmi di un cartellone dovetti scardinare un’intera locandina che non riuscivo a forzare: era più grande di me, ma la portai fino a casa». E ancora: «A volte riuscivo a staccare dal muro grossi blocchi di cartelloni, stratificati uno sull’altro. Li portavo a casa e li mettevo a mollo nella vasca da bagno, con acqua calda, finche non si dividevano l’uno dall’altro. Poi li stiravo con cura. Dopo quel procedimento, ovviamente, il ferro da stiro di mia madre era tutto impiastricciato di colla».

Ben presto la passione di Maurizio diviene motivo di scontro con la famiglia. «Mi alzavo all’alba per rubare i cartelloni, poi tornavo a letto, già vestito, aspettando che mia madre mi chiamasse per andare a scuola: rimaneva sempre stupita dalla velocità con cui ero pronto». Nella stanza di Baroni il padre scopre decine e decine di cartelloni rubati dalle bacheche fuori dai cinema della città, nonché la famosa locandina di ferro: per impartire una lezione al figlio decide di fare un grande falò con tutta quella cianfrusaglia ottenuta in maniera illegale. «I miei cartelloni bruciarono per una notte intera», ricorda Baroni, «fu una nottata che ancora ricordo con chiarezza: era un venerdì». Il severo provvedimento del padre non spense la passione di Maurizio, che anzi lo convinse a investire i 5000 lire promessi in regalo per la fine della scuola alla SAC di Bologna, ottenendo (questa volta “legalmente”) una cospicua quantità di cartelloni. «Nella mia vita non ho desiderato altro«, racconta Baroni. «Quando mia moglie vuole farmi un regalo sa che non c’è niente che mi interessa come i cartelloni dei film. Ma ai tempi non avevo nessuno con cui condividere la mia passione: mi ci sarebbero voluti anni e anni per riuscire ad avvicinarmi al mondo che sognavo da lontano, guardando le immagini dipinte».

Nel corso di quegli anni, Baroni apre una libreria, e nel tempo libero si dedica alla sua vera e unica passione, il cinema e i suoi cartelloni. Nel 1995 pubblica un libro diviso in 3 volumi che è diventato un vero e proprio culto per gli appassionati del genere. Un ambizioso lavoro enciclopedico che attraverso locandine, manifesti e una ricca serie di dati (tra i quali gli incassi) riassume tutta la cinematografia italiana dal 1945 al 1978, compresi i film minori, «perché per fare un capolavoro come Il Gattopardo, che costava molto di più di quello che guadagnava, ci volevano tanti film minori che costavano poco ma incassavano tanto». Con Platea in piedi Baroni è il primo a puntare i riflettori su un’arte ancora poco o per niente riconosciuta, quella dei pittori di cinema: «anni dopo, molti di quei manifesti sono stati battuti all’asta a prezzi altissimi».

Raggiunto al telefono, Maurizio Baroni ci confida di aver sentito proprio oggi Carlo Verdone, che l’ha chiamato per complimentarsi con lui del suo ultimo libro, Pittori di Cinema, pubblicato da Lazy Dog Press (con book design curato da Bunker). Un’opera monumentale, preziosissima, che raccoglie e racconta il lavoro e le vite di artisti ancora troppo poco noti: i pittori di cinema, appunto, ovvero gli illustratori che hanno realizzato i più bei cartelloni del cinema italiano. Nomi che a molti non dicono nulla, eppure hanno contribuito con le loro splendide immagini a comunicare in tutto il mondo i film che hanno fatto la storia: Symeoni, De Seta, Campeggi, i fratelli Nistri e tantissimi altri. In molti casi veri e propri artisti, influenzati dalle correnti d’avanguardia della pittura a loro contemporanea, che con le loro immagini si sono preoccupati di restituire l’atmosfera legata a un film prima ancora che gli spettatori lo vedessero nelle sale (o, nel caso di Castefranco Emilia, prima che Baroni passasse a rubare i cartelloni dalle bacheche: a oggi ha una collezione di circa 25mila pezzi). 432 pagine che raccolgono poster, locandine, flani, bozzetti (molti dei quali inediti), le storie dei 29 artisti, ma anche aneddoti a proposito di attori, produttori e registi, molti dei quali Maurizio Baroni è riuscito, esaudendo i suoi sogni, a conoscere personalmente, in alcuni casi stringendo amicizie durate decenni, come con Giuliano Gemma o Nino Manfredi.

Oggi l’autore presenta Pittori di Cinema al festival Ciné di Riccione
ore 21, Arena Piazzale Ceccarini
Immagini dal libro, book design di Bunker
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