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Uno dei più importanti premi letterari del mondo sta rimanendo senza concorrenti per un boicottaggio pro-Palestina

Aggiornamento delle ore 12:30 del 23 aprile
Il PEN America di quest’anno non ci sarà. Viste le tantissime rinunce e defezioni da parte degli autori premiati e candidati, la PEN/Faulkner Foundation, organizzatrice dell’evento, è stata costretta ad annullare la cerimonia di premiazione. «Siamo mortificati dal fatto che questa situazione senza precedenti abbia fatto dimenticare a tutti lo straordinario lavoro fatto da giudici stimati, competenti e che tanto si sono impegnati nella selezioni di titoli da candidare in tutte le categorie», ha detto Clarisse Rosaz Shariyf, la Literary Programming Chief Officer del premio, commentando la decisioni di annullare l’edizione 2024.

L’invasione di Gaza da parte di Israele continua ad avere effetti collaterali nel mondo della letteratura internazionale: e dopo il casino tra il premio Hannah Arendt e Masha Gessen, adesso è il turno di uno dei più prestigiosi premi nordamericani, il PEN. È assegnato annualmente dalla PEN/Faulkner Foundation al libro di narrativa considerato migliore, di uno scrittrice o uno scrittore statunitense. Con il Pulitzer e il National Book Award, è uno dei tre più grandi, e sposta le vendite non solo negli USA. Per chiarezza: quando parliamo di “PEN” in generale ci riferiamo a una serie di diversi premi: c’è il Pen/Malamud per i migliori racconti, il PEN Translation Prize, il PEN/Voelcker Award per la poesia, il PEN/ESPN per i libri sportivi, il PEN/Bellwether per le raccolte di saggi, e così via.

Il problema in questione deriva dalla posizione che PEN America, l’associazione che organizza i diversi premi, ha tenuto a proposito della guerra di Israele a Gaza. Tutto inizia il 15 marzo, quando molti autori e autrici ritirarono la loro disponibilità a partecipare al PEN World Voices Festival, spiegando in una lettera aperta che PEN America non avesse fatto abbastanza per condannare l’offensiva israeliana, laddove, nel 2022, aveva fortemente preso le parti dell’Ucraina invasa dalla Russia. A ritirarsi dal festival furono Hisham Matar, Naomi Klein, Lorrie Moore, Zaina Arafat, Michelle Alexander e diversi altri. In risposta, l’associazione ha affermato di aver pubblicato 35 dichiarazioni di condanna sulla guerra.

Qualche giorno fa, PEN America ha annunciato le cosiddette “longlist” per le categorie dei diversi premi annuali:dall’importante Jean Stein Award per il miglior romanzo, vinto l’anno scorso da Percival Everett e del valore di 75.000 dollari, al PEN/Hemingway da 10.000 dollari per l’esordio, e nei giorni successivi molti autori hanno “rinunciato” alla candidatura. Inoltre, Esther Allen, importante traduttrice dallo spagnolo, ha “rifiutato” la vittoria che le era stata assegnata.

Finora sono 29 gli autori e le autrici che si sono fatti da parte, sostenendo che PEN America non ha fatto abbastanza per proteggere gli scrittori palestinesi a Gaza, nonostante la “mission” dell’organizzazione sia quella di proteggere la libertà di espressione nel mondo. Nello specifico, sono stati 9 gli autori che si sono ritirati dalla categoria più prestigiosa e ricca, quella del miglior romanzo. Ne è rimasto uno soltanto.