Dichiarazione fatta davanti all'estasiata platea della National Republican Congressional Committee di Washington.
I marchi italiani di pasta sono sempre più spaventati dalla minaccia di Trump di imporre ai loro danni dei dazi del 92 per cento
Se davvero entrassero in funzione, per tante aziende diventerebbe quasi impossibile vendere i loro prodotti sul mercato americano.

Nell’ultimo quinquennio la pasta italiana di qualità ha conquistato gli Stati Uniti. Intervistato dal Guardian, Antonio Rummo ha spiegato che la crescita è stata tale da cogliere di sorpresa l’omonimo marchio, che produce pasta da ben sei generazioni. Le piccole aziende a conduzione familiare divenute colossi del settore a livello internazionale sono la norma in Italia, da Barilla a Garofalo. Ora queste aziende, a causa dei dazi imposti o minacciati dall’amministrazione Trump, rischiano di vedere quasi sparire il mercato statunitense, con conseguenze gravi sull’economia e sui lavoratori.
Fino a ora i produttori di pasta italiani erano usciti relativamente illesi dalla guerra commerciale scatenata da Trump: sui loro prodotti erano stati concordati dazi al 15 per cento, una cifra alta, che mette ovviamente in difficoltà le azienda ma che non impedisce loro di continuare a operare anche sul mercato americano. Le cose potrebbero cambiare, ovviamente per il peggio, se si dovesse realizzare la minaccia di Trump di imporre dazi al 92 per cento (come si sia giunti al numero 92 è fatto che meriterebbe un’indagine giornalistica a sé) sulla pasta importata dall’Italia. Sarebbe un colpo gravissimo per aziende che al momento, in media, riescono a vendere un pacco di pasta di alta qualità a un prezzo attorno ai cinque dollari a confezione, rendendo così ampiamente accessibile un prodotto comunque considerato di lusso dal consumatore statunitense. La minaccia di Trump è la conseguenza di un’accusa di dumping (cioè la pratica di esportare beni all’estero vendendoli a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato, una forma di concorrenza sleale che danneggia le aziende locali concorrenti) mossa dal Dipartimento per il Commercio statunitense ai marchi La Molisana e Garofalo. Accuse che le aziende hanno già respinto e per difendersi dalle quali si preparano ad agire per vie legali, come riporta sempre il Guardian.
Il presidente Trump però ha subito colto l’occasione per “punire” l’intero comparto minacciando un dazio così elevato che, se dovesse davvero entrare in funzione, metterebbe fuori mercato le aziende italiane, spalancando le porte a imitazioni prodotte localmente. Sarebbe un colpo fatale per un settore che esporta quattro miliardi di prodotti negli Stati Uniti.