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Oscar Pistorius

Abbiamo incontrato a Milano Blade Runner. E abbiamo capito perché ama Mike Tyson

26 Settembre 2011

Oscar Pistorius ha una voce pacata e un sorriso timido. Durante la nostra chiacchierata sorride spesso volgendo lo sguardo a terra, quasi ci fosse da vergognarsi a essere di buon umore. Ogni tanto si concentra e mi fissa negli occhi – forse ha paura di sembrare maleducato. Oscar Pistorius ti ricorda un po’ quel compagno delle medie che era un po’ troppo gentile perché sua mamma gli aveva fatto una capa tanta con le buone maniere, ma alla fine piace a tutti perché raccomandazioni della mamma a parte è molto easy.

Oscar Pistorius non è il fan-tipo di Iron Mike. Invece mi racconta che il suo idolo è proprio Mike Tyson. Come? Uno che ha strappato a morsi l’orecchio dell’avversario e che è finito dentro per stupro? «Ho cominciato a seguirlo quando ero piccolo – racconta il campione sudafricano, classe 1986 – Era incredibile, un eroe, un combattente senza paura. Credo sia stato questo ad affascinarmi di lui: era come se la paura fosse un concetto che non esisteva. Certo, questo era prima che succedessero molte cose…» Ecco, mi dico, adesso il ragazzo fa marcia indietro, qualcuno dell’ufficio stampa gli avrà detto di stare attento a quello che dice. Mi sbaglio. «Ma nonostante tutto Tyson è ancora oggi un eroe. So che ad alcuni piace pensare che non sia giusto dargli un’altra possibilità – va avanti – ma lui sta dimostrando con tutto se stesso che vuole meritarsela. Da quando è uscito di prigione ha fatto del suo meglio per rimediare ai suoi errori. C’è chi dice che non è abbastanza. Ma io penso: che altro può fare uno se non rimediare agli errori?». Ci tiene a farmi sapere che segue il campione peso massimo su Twitter.
Mi immagino Pistorius bambino che gioca contro Tyson a Punch Out. «Spiacente, mai giocato ai videogame. Anche da piccolo, ero più il tipo da sport». Corri per mestiere e fai sport anche quando non lavori? «Gioco a golf, e leggo. Mi piacciono soprattutto le autobiografie, l’ultima che ho letto è quella di Chad Smith. Confesso: sono un fan dei Red Hot Chili Peppers».

Oltre a Tyson, c’è un altro sportivo che Pistorius ha sempre in mente: Michael Johnson, che a dodici anni di distanza dalla sua storica corsa a Siviglia detiene ancora il record mondiale dei 400 metri: la specialità di Pistorius, quella che gli ha permesso di ottenere lo “standard A” e dunque di partecipare ai mondiali della Corea, quando la scorsa estate ha stabilito il suo record personale, qui in Italia, a Lignano. La stessa disciplina con cui spera di qualificarsi per le Olimpiadi di Londra (per qualificarsi ai Giochi Olimpici dovrà raggiungere un tempi da standard A tra gennaio e giugno del 2012). A Lignano Pistorius ha corso i 400 in 45,07 secondi, il record imbattuto di Johnson è 43,18: «Ci separano quasi due secondi, so che sarebbe irrealistico pensare di battere una leggenda del genere. Eppure penso spesso a Johnson. So che è irrealistico, ma mi prefiggo sempre di batterlo. Uno nella vita deve avere i piedi per terra, ma questo non è una buona ragione per non provare a raggiungere obiettivi irrealistici».
Mi racconta che ama l’Italia – un po’ come tutte le celebrities che passano da queste parti. Solo che Pistorius potrebbe avere delle ragioni serie per considerare il nostro Paese un luogo fortunato, almeno per correre: «Per due volte ho stabilito il mio record personale durante una corsa italiana, ero in Italia la prima volta che ho partecipato a una competizione internazionale e poi sono un fan della Lazio». Forse è il caso di non dirlo troppo ad alta voce, qui a Milano. Ride. «È una cosa da non dire troppo ad alta voce da nessuna parte, in Italia. Ma che ci posso fare? Un mio compagno di liceo, di origine romana, era un tifoso sfegatato e me l’ha attaccata».

Prima di andare, una domanda su Milano, sulla sua ultima corsa, quando ha vinto i 400 della Notturna all’Arena civica sotto la pioggia scrostante. «Sai cosa diceva Bill Bowreman [il leggendario allenatore]? – mi risponde con un’alzata di spalle – Che non esiste il tempo cattivo, esistono solo cattivi atleti». Forse comincio a capire che cosa accomuna Oscar Pistorius con Mike Tyson.

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