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08:39 mercoledì 28 maggio 2025
Si è scoperto che la Cia usava un sito di Star Wars per comunicare con le sue spie Starwarsweb.net ora non esiste più, ma per tanti anni è stato la casa di nerd di Guerre Stellari e agenti segreti americani.
Klarna sta andando malissimo perché nessuno finisce di pagare le rate Cento milioni di dollari di perdite nel primo trimestre del 2025, tutto per colpa di utenti che rateizzano e poi scappano.
Da otto anni Netflix si rifiuta di distribuire un biopic di Gore Vidal perché il protagonista è Kevin Spacey Una decisione che è fin qui è costata cara alla piattaforma, che ha già perso 40 milioni di dollari per questo film.
La Palma d’oro vinta da Jafar Panahi sta facendo litigare la Francia e l’Iran La Repubblica islamica non ha gradito un commento sul film fatto dal ministro degli Esteri francese: ne è nata una crisi diplomatica.
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Dopo aver smentito il fatto di aver tirato cocaina con Merz e Starmer, Macron è stato costretto a smentire anche il fatto di essere stato picchiato dalla moglie Costretto dalle assurde teorie che stanno circolando sui social, ovviamente.
Duemila funzionari dell’Unione europea hanno firmato una lettera in cui accusano l’Ue di non aver fatto niente per Gaza I firmatari invitano anche gli Stati membri a interrompere immediatamente qualsiasi rapporto con Israele.
Dei ricercatori hanno scoperto che è anche grazie alla cacca dei pinguini che in Antartide nascono le nuvole O meglio, grazie anche a questo e a una complicata reazione chimica.

Il padiglione israeliano alla Biennale di Venezia rimarrà chiuso

16 Aprile 2024

«Mi dispiace, ma credo sia una cosa importante», così l’artista Ruth Patir ha commentato la decisione di tenere chiuso il padiglione israeliano alla Biennale di Venezia fino a quando non ci sarà il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza e Hamas non libererà i 97 ostaggi che tiene ancora prigionieri. In un’intervista concessa al New York Times, Patir ha spiegato che la decisione l’hanno presa lei, i due curatori del padiglione Tamar Margalit e Mira Lapidot, senza informare il governo israeliano. In questo momento, all’ingresso del padiglione è attaccato un foglio A4 con sopra scritto che «The artist and curators of the Israeli pavilion will open the exhibition when a cease-fire and hostage release agreement is reached».

La decisione di Patir, Margalit e Lapidot è l’ultimo capitolo di una discussione che prosegue da mesi. Nello scorso febbraio, migliaia di artisti aveva firmato una lettera aperta in cui si invitava la Biennale a bandire Israele dell’edizione 2024: a detta dei firmatari, qualsiasi altra decisione sarebbe equivalso a «fornire un palcoscenico a uno Stato che pratica l’apartheid e che sta perpetrando un genocidio». La risposta alla lettera era arrivata dal ministero della Cultura italiano: il ministro Sangiuliano aveva ribadito che Israele avrebbe avuto il suo padiglione alla Biennale e che il governo italiano avrebbe garantito la partecipazione israeliana «come quella di tutti i Paesi stranieri riconosciuti dallo Stato italiano».

Per quanto riguarda la partecipazione di artisti palestinesi – non essendo quello palestinese uno Stato riconosciuto dall’Italia, un padiglione dedicato alla Biennale non ci può essere, anche se in passato ci sono stati eventi “collaterali”, come quello organizzato dal Palestine Museum US nel 2022 – anche in questo caso si è deciso di procedere come da programma: il curatore Adriano Pedrosa ha confermato che tra i 331 artisti che parteciperanno alla Biennale di quest’anno ci saranno anche due palestinesi, Dana Awartani, Samia Halaby. Tutto come previsto, insomma. Comprese le polemiche che, ovviamente, sono venute dopo l’annuncio della decisione di Patir, Margalit e Lapidot.

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