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Come regolare il tempo dei bambini davanti allo schermo durante la quarantena?

15 Aprile 2020

Sono numerosi i genitori che, durante l’isolamento da Coronavirus, per tenere occupati i propri bambini, si stanno rivolgendo alla televisione, ai tablet e ai videogiochi più di quanto farebbero normalmente. Tanto che, sebbene parte di questo tempo davanti agli schermi sia legato all’insegnamento da remoto, la visione di piattaforme e canali quali Netflix, Disney+, Cartoon Network, Nickelodeon è aumentata visibilmente. E «nonostante prima del Coronavirus noi genitori abbiamo sempre imposto ai nostri figli di usare questi apparecchi con moderazione, poca tv, pochi videogiochi, adesso per permetterci di lavorare da casa è l’unica alternativa che abbiamo», ha scritto Corinne Purtill sulla Bbc, riflettendo sui modi in cui poter regolare il tempo dei bambini davanti allo schermo.

Perché «le famiglie sono quelle sottoposte a maggiore stress in questo momento», ha dichiarato Michael Robb di Common Sense Media, che educa le famiglie all’uso adeguato della tecnologia. Un forte stress, specie in vista di una possibile riapertura scolastica non prima di settembre. Occorre, in primo luogo, sapere che la definizione “screen time”, ovvero, tempo passato davanti allo schermo, comprende momenti e finalità diverse, come afferma Andrew Przybylski, professore all’Università di Oxford e direttore di ricerca presso l’Oxford Internet Institute: FaceTime con un nonno, guardare un cartone animato, giocare a un videogioco, abbuffarsi di video su YouTube hanno infatti conseguenze diverse, e non dovrebbero essere raggruppati insieme. Proprio per questo, per l’eccezionalità della situazione, secondo gli esperti le regole a cui abbiamo abituato i figli possono cambiare.

Nel riadattare tali regole, un modo per regolare il loro tempo davanti allo schermo potrebbe essere quello di revocare il divieto di usare simili apparecchi nelle camere da letto, così che i bambini possano avere «un posto tranquillo per fare i compiti, seguire le lezioni, così che in salotto i genitori possano lavorare», ha detto la pediatra Cori Cross alla Bbc. Poi, «assicurarsi che ci sia un momento della giornata in cui i bambini spengano ogni dispositivo, trovando modi analoghi per divertirsi, che dopo un certo orario, magari le 21 di sera non guardino più niente, usando questo periodo per insegnare loro ad autoregolarsi», continua, «spiegargli che la situazione è insolita e che per questo dobbiamo modificare le nostre regole, così da responsabilizzarli». Un aspetto, quello dell’auto responsabilizzazione, su cui ha insistito anche il New York Times, attraverso la regola delle “Tre C”: child, content, context, ovvero calibrare le nuove regole in base al carattere del proprio figlio, cercando di promuovere la visione di contenuti di qualità, e adattare ogni cosa al contesto in cui ci troviamo.

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