Attualità | Rassegna

Di cosa si è parlato questa settimana

Marilyn Manson nei guai, il figlio di Biden che pubblica un libro, I May Destroy You distrutto e le altre notizie degli ultimi giorni.

di Studio

Evan Rachel Wood e Marilyn Manson il 13 settembre 2007 a New York (Foto di Scott Wintrow / Getty Images)

Questa è la prima puntata di una nuova rassegna del sabato che potrete leggere sia sul sito che sulla newsletter StudioBulletin. Ogni sabato riassumeremo i principali fatti  dell’attualità culturale di cui si è parlato in settimana: arte, libri, cinema, tv, cultura pop, moda, cibo, design, architettura. L’abbiamo pensata come uno strumento utile e di rapida consultazione: cinque, sei, sette voci con i relativi link (di Rivista Studio o altri media), per chi volesse approfondire. Iniziamo così:

Pop – Marilyn Manson è stato scaricato dalla sua etichetta discografica dopo le accuse di abusi
Ha iniziato l’attrice Evan Rachel Wood, raccontando di essere stata abusata fisicamente e psicologicamente dall’artista quando stavano insieme. Lui ha risposto così: «La mia vita e la mia arte, per certo, hanno sempre calamitato le controversie, ma le accuse più recenti avanzate nei miei riguardi sono un’orribile distorsione della realtà». In pochi gli hanno creduto, anche perché subito dopo Wood diverse altre donne hanno trovato il coraggio di parlare: la sua etichetta, Loma Vista Recordings, ha deciso di interrompere immediatamente la collaborazione.

Arte – Finalmente riaprono i musei, i siti archeologici e gli spazi espositivi
Dopo quasi tre mesi di chiusura, nella maggior parte delle regioni italiane riaprono gli spazi culturali. A Milano in particolare, passata nel giro di due settimane da zona rossa a zona gialla, dal Castello al Museo del Novecento, dalla Gam a Palazzo Reale, i musei, gli indirizzi civici e molte altre realtà culturali riapriranno con le loro mostre, ma non in modo automatico né immediato – e per il momento solo nei giorni feriali, per evitare assembramenti.

Cinema e serie tv – Le nomination ai Golden Globe hanno fatto incazzare tutti, anche chi è stato nominato
L’assenza di nomination ai Golden Globe 2021 per I May Destroy You è stata oggetto di dibattito nel corso della settimana, a fronte dell’accoglienza estremamente positiva ricevuta dalla miniserie di Michaela Coel, per interpretazione e temi (tra cui il consenso nei rapporti sessuali). Tanto che anche l’autrice di Emily in Paris, che al contrario ha ottenuto nomination, ha definito l’accaduto «sconcertante».

Libri – Il figlio di Joe Biden pubblica un libro in cui parla dei suoi problemi di droga
È stata annunciata l’uscita, il 6 aprile, del memoir di Hunter Biden, figlio del nuovo Presidente degli Stati Uniti, che ripercorre la sua storia di dipendenza e abuso di sostanze, già accompagnato da blurb eccellenti, come quelli di Stephen King e Dave Eggers, che lo ha definito «candido e coraggioso». La “letteratura presidenziale” è ormai un genere a sé stante. I libri degli Obama, quello di Hillary, il memoir della nipote di Trump contro Trump (molto venduto negli Usa). Non ne fa parte ma quasi Rodham di Curtis Sittenfeld, uno strambo romanzo ucronico uscito nel 2020 in cui si immagina come sarebbe andata la vita di Hillary se avesse detto no alla proposta di matrimonio di Bill Clinton.

Editoria – I primi nomi dei candidati allo Strega
Sono stati annunciati i primi candidati al Premio Strega 2021 (vinto lo scorso anno da Sandro Veronesi con Il Colibrì). Già due i nomi “pesanti”, Teresa Ciabatti con Sembrava Bellezza (Mondadori) ed Emanuele Trevi con Due vite (Neri Pozza), con una terza potenziale sorpresa, Antonella Lattanzi e il suo Questo giorno che incombe (HarperCollins). La domanda che si fanno in molti è se Nicola Lagioia (già vincitore nel con La ferocia) ed Einaudi decideranno di lanciare La città dei vivi. Ma quasi tutti propendono per il no.

Moda – Asos compra Topshop
Lunedì 1 febbraio, Asos ha ufficializzato l’acquisizione di Topshop, marchio cosiddetto “high street” che per lungo tempo è stato sinonimo di un certo fast fashion e colonna portante della moda made in Uk. Ora è nelle mani del popolare e-commerce, anch’esso in fase di ridefinizione: un incontro interessante, tra la Brexit e il boom dell’online, che sta ridisegnando le strategie di marchi e piattaforme.