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Il fotografo della copertina di Nevermind è ancora in contatto con il bambino che nuotava nella piscina

Sul Guardian Tim Jonze ha intervistato Kirk Weddle, il fotografo che scattò la famosa fotografia del bambino sott’acqua per la copertina di Nevermind. Weddle ha raccontato di aver ricevuto la proposta perché, ai tempi, si presentava come un fotografo specializzato in fotografie subacquee. Non aveva mai scattato un bambino, però, ed era un po’ preoccupato. Per fortuna due suoi amici che ne avevano appena avuto uno accettarono di prestarglielo. La band non era molto conosciuta ai tempi della preparazione dell’album: lo scatto venne realizzato in modo abbastanza casalingo e Weddle venne pagato qualcosa come 1000 dollari.

Dopo aver effettuato una prova con una bambola, Weddle decise di iniziare a scattare: lo shooting con Spencer durò circa 5 minuti. Per fornire un po’ di scelta, in seguito realizzò altri servizi, ritraendo anche bambine. Ma l’etichetta scelse proprio Spencer, il protagonista del primo tentativo. Da quel momento il fotografo e il suo soggetto non hanno perso i contatti. Spencer oggi ha 27 anni. A 23 si era raccontato sul Guardian, affermando che, secondo lui, era sicuramente stato scelto per via del suo pene, ed era molto contento di non essere finito sulla copertina del disco di una band tipo i Backstreet Boys.

L’unica cosa che lo infastidisce è il fatto di non aver guadagnato molti soldi dalla foto: ad arricchirsi è stata l’etichetta discografica ma non lui e i suoi (che vennero pagati soltanto 200 dollari + una cena a base di tacos). A Weddle andò un po’ meglio: qualche mese dopo venne richiamato scattare sott’acqua l’intera band. «Ho pensato che le 10 del mattino fosse un buon orario per loro: non lo era», racconta, ricordando come i Nirvana si fossero presentati in orario ma di pessimo umore. La giornata era fredda e grigia, e così la piscina. I componenti della band non sapevano niente, nessuno li aveva avvertiti di quello che avrebbero dovuto fare, e non era stato facile fargli capire che dovevano immergersi nell’acqua gelida e posare trattenendo il fiato.