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Dei nuovi test su un antichissimo fossile potrebbero cambiare la storia dell’evoluzione umana

29 Giugno 2022

Una serie di nuovi test effettuati su fossili di proto-uomini ha cambiato la cronologia dell’evoluzione umana fin qui considerata più attendibile. Finora, infatti, gli scienziati erano convinti che i più antichi esemplari di Australopithecus africanus fossero comparsi in Sudafrica, vicino alla rete di caverne conosciute come la Culla dell’Umanità, nelle vicinanze di Johannesburg (il luogo in cui sono stati ritrovati più fossili di antichi esseri umani al mondo), intorno a 2.6 milioni di anni fa. Secondo i nuovi test, invece, gruppi di questi proto-umani sarebbero già esistiti almeno un milione di anni prima, una nuova datazione che potrebbe cambiare definitivamente le nostre convinzioni sull’evoluzione della specie.

In particolare, sono stati i risultati dei test effettuati sul teschio di Mrs Ples a restituire i risultati più interessanti. Mrs Ples è il nomignolo che si è attribuito al teschio quasi intatto di una “donna delle caverne” rinvenuto dagli archeologi nel 1947 in una delle caverne vicino Johannesburg. Il teschio di Mrs Ples è stato analizzato usando una nuova tecnica, basata sulla ricerca di sedimenti di un rarissimo isotopo creato quando i sassi presenti nelle caverne sudafricane furono esposti ai raggi cosmici, milioni di anni prima che andassero a finire dentro le caverne. Cercando e trovando questo isotopo, gli scienziati si sono resi conto che l’Australopithecus africanus è almeno un milione di anni più vecchio di quanto pensassimo. A oggi, infatti, questa specie era considerata troppo “giovane” per essersi evoluta nell’homo genus, quella alla quale appartenevano i nostri antenati, le cui prime tracce risalgono a circa due milioni di anni fa. Ora, la nuova cronologia rende Mrs Ples, e la specie alla quale apparteneva, una possibile antenata dell’umanità.

Finora, la più antica parentela dei sapiens era quella con l’Australopithecus afarensis, l’uomo-scimmia vissuto 3.2 milioni di anni fa. Se l’africanus e l’afarensis sono stati contemporanei, come questi nuovi studi indicano, questo vuol dire che avrebbero potuto incontrarsi e accoppiarsi. Un fatto che ingrandisce non di poco l’albero genealogico dell’umanità. Non per niente, Laurent Bruxelles, professore che ha preso parte a questi test, ha detto che in realtà il nostro albero genealogico somiglia sempre di più «a un cespuglio».

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