Stili di vita | Moda

Cosa aspettarsi dal mese della moda

I debutti, gli spostamenti, i tentativi di rilancio. Le cose da sapere sulle settimane della moda da New York a Parigi.

di Studio

Rihanna a Londra (Tim P. Whitby/Getty Images)

A New York apre Tom Ford e chiude Rihanna
Inaugurata con un giorno d’anticipo da Tom Ford, la settimana della moda di New York si riprende alcuni dei suoi marchi che erano fuggiti verso Parigi per l’ultima stagione. Tornano infatti sia Proenza Schouler che Rodarte dopo l’esperienza della couture, ma se ne va Victoria Beckham, che ha scelto di festeggiare il decimo anniversario del suo marchio a Londra, con tanto di copertina di British Vogue e video in cui dimostra che il prossimo passo è lo stand-up special su Netflix. Ralph Lauren compie (e festeggia) cinquant’anni di storia mentre a chiudere ritorna anche Rihanna, anche se non con la linea d’abbigliamento ma con quella di intimo (Savage Fenty). Se non altro sarà uno show interessante a livello di casting: meglio accontentarsi di questi tempi.

A Londra debutta Riccardo Tisci per Burberry
Alla faccia della Brexit, l’evento principale della settimana della moda di Londra sarà il debutto sulla passerella di Riccardo Tisci per Burberry: un italiano (anzi due, contando l’amministratore delegato Marco Gobbetti) a capo del marchio britannico più conosciuto nel mondo. Dopo le feroci critiche ricevute per aver letteralmente bruciato prodotti invenduti dal valore complessivo di 28,6 milioni di sterline, Gobbetti ha annunciato a Business of Fashion che Burberry non distruggerà più il suo invenduto e, seguendo l’esempio di altri marchi come Versace, Giorgio Armani e Gucci, non farà più uso di pelliccia vera nelle sue collezioni. Le prime mosse della direzione creativa di Tisci sono state saggiamente caute: una collaborazione con Vivienne Westwood e una nuova stagionalità, un nuovo logo ridisegnato da Peter Saville, infine il lancio silenzioso ma efficace della Belt-Bag, la borsa dal prezzo moderato che punta a gareggiare con le bestseller di Gucci e Louis Vuitton. Non ci rimane che assistere alla sua prima sfilata.

Un’immagine della campagna Gucci ispirata alle rivolte studentesche del ’68 parigino

A Milano non c’è Gucci, e neanche il Governo
Milano, intanto, perde momentaneamente Gucci, che sfilerà eccezionalmente a Parigi per concludere la celebrazione della Francia orchestrata da Alessandro Michele: prima ci sono state la campagna per la pre-collezione per l’autunno 2018 ispirata alle rivolte studentesche del ’68 parigino e poi la sfilata per la collezione resort ad Arles. Il capitolo finale si terrà a Le Palace, nightclub famoso tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Bottega Veneta, dopo l’addio di Tomas Maier, ha già annunciato che non sfilerà: il debutto del nuovo direttore creativo Daniel Lee è previsto per il prossimo febbraio. Se le speranze sono riposte come sempre in Miuccia Prada, ancora di più da quando i risultati sono del marchio tornati a essere incoraggianti, è significativo che al rinnovo di Milano XL, la rassegna di eventi che dal 12 al 24 settembre si propone di affiancare e allargare la settimana della moda a un pubblico più vasto di quello degli addetti ai lavori, sia mancata la rappresentanza del Governo, come segnalato da Pambianco. Eppure, allo scorso Pitti il Ministro Bonisoli aveva detto di voler mettere la moda al centro del suo mandato. Avrà cambiato idea.

A Parigi debutta Hedi Slimane da Celine. E c’è Gucci
A chiudere, almeno simbolicamente, il mese delle collezioni per la Primavera Estate 2019 sarà un altro grande debutto: quello di Hedi Slimane da Céline, anzi Celine senza l’accento come annunciato da pochi giorni fa via Instagram. Quand’era da Saint Laurent aveva sacrificato lo Yves, ora l’accento, recuperando una dicitura usata negli anni Sessanta: l’approccio “totalitario“ di Slimane alla direzione creativa è ormai mitologico, ma il mercato gli ha sempre dato ragione. Prima di dare spettacolo a Venezia, intanto, Lady Gaga ha sfoggiato il primo modello di borsa firmato dall’amico designer. Dopo l’addio di Phoebe Philo, una designer che ha rappresentato per più di una generazione di donne un preciso idealtipo femminile, sarà interessante seguire i cambiamenti nella silhouette e nella filosofia del marchio. Se Slimane farà Slimane, di sicuro un sacco di gente si arrabbierà.