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17:26 giovedì 23 ottobre 2025
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".
A Los Angeles hanno organizzato una proiezione di Bugonia solo per persone pelate o disposte a farsi rasare a zero prima di entrare È anche una maniera per sentirsi vicini a Emma Stone, che per la sua interpretazione nel film ha deciso anche lei di rasarsi a zero.
ATM ha messo online l’archivio delle sue vecchie campagne e sono bellissime I manifesti, i depliant e le locandine di Azienda Trasporti Milanesi riflettono l’evoluzione del costume e della società milanese.
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.
Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.
A causa del riscaldamento globale, per la prima volta nella storia sono state trovate delle zanzare in Islanda Era uno degli unici due posti al mondo fin qui rimasto libero dalle zanzare. Adesso resta soltanto l'Antartide.
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.

Cosa significa il voto di Milano

Sala ha dimostrato che questo centrosinistra può reggere. Parisi ha dimostrato che un altro centrodestra è possibile. Sarebbe bello ripartire da qui.

20 Giugno 2016

Milano è un’eccezione perché lì – e soltanto lì – il Partito democratico non è stato sconfitto. Questa è stata una delle letture più diffuse all’indomani del secondo turno delle amministrative, che ha visto le candidate grilline trionfare a Roma e Torino, il Pd vincere per pochi punti percentuali nel capoluogo lombardo (nonché, con un margine più alto, a Bologna), mentre la sinistra di De Magistris s’è presa, come largamente anticipato, Napoli. Il problema di questa analisi è che, se non propriamente fuorviante, è doppiamente parziale. Primo perché i voti a Roma, Napoli e Torino non sono stati principalmente voti anti-renziani. Secondo perché anche le elezioni meneghine non sono state soltanto una vittoria del governo, ma un’anomalia più ampia nel panorama politico italiano: l’eccezione che conferma la regola, direbbero i pessimisti; oppure un modello da cui ripartire, se si vuole essere più ottimisti, e forse il dato più interessante sta proprio lì.

Non c’è bisogno di essere fini notisti per capire che a Napoli e nella Città eterna il voto di protesta è stato anche, se non soprattutto, una risposta a una situazione di degrado cittadino, che specie a Roma è stato rottamato il Pd di Marino, della malagestione, di Mafia capitale, più che il partito di governo (dato lo stato in cui versa la città, sarebbe stato una sorpresa il contrario). A Torino, che versa in condizioni assai meno disastrate, la questione è più delicata e complessa: la vittoria di Appendino era meno scontata, e non si può escludere che implichi anche qualche elemento di malumore nei confronti del governo, ma l’impressione è che sia stata anche, se non soprattutto, una reazione a un monopolio del centrosinistra durato quasi un quarto di secolo (23 anni, per la precisione). Del resto il sindaco uscente mandato a casa, Fassino, non era propriamente il più renziano dei candidati.

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Detto questo, il dato più interessante – almeno nell’opinione di chi scrive, e specie per le sue implicazioni future – è Milano. Non tanto perché sia una vittoria del Pd, o del suo segretario. E neppure soltanto perché è stata una vittoria di Beppe Sala. Quello che ha fatto del voto meneghino un caso unico, un’eccezione interessante, è stato tutto il processo: i candidati, la campagna e, certo, il risultato.

Quella che abbiamo visto a Milano è stata prima di tutto un’elezione degna di una città matura e globale, con due candidati non soltanto “presentabili” (fatto già di per sé non scontato), ma addirittura credibili: che sia di destra o di sinistra, un osservatore onesto non può non riconoscere che sia Sala sia Parisi sono partiti da curriculum forti e programmi, con le dovute differenze, sensati; che entrambi hanno portato avanti una campagna elettorale all’insegna dei toni civili e, salvo qualche eccezione, persino del fair play (spiace un po’ che negli ultimi giorni il centrodestra abbia sferrato qualche colpo basso, per esempio sui candidati musulmani del Pd); in entrambi gli schieramenti, certo, non mancavano gli estremisti, ma i leader hanno dimostrato di avere il potere e la volontà di tenerli a bada.

Con queste premesse, le elezioni milanesi sarebbero state qualcosa di cui andare fieri indipendentemente dal risultato. Poi, certo fa piacere che abbia vinto Sala, che ha dimostrato una resilienza notevole davanti alla concorrenza serratatissima (e in parte inattesa) dell’avversario; né dispiace, o preoccupa, che lo abbia fatto con un margine ridotto. L’impressione è che chi ha votato l’ex commissario di Expo, lo abbia fatto soprattutto perché ha visto in lui un bravo sindaco in potenza, forse anche in virtù del suo pedigree renziano ma non soltanto per via di esso. Allo stesso modo, chi ha votato Parisi non lo ha fatto certo per fare un dispetto al governo, ma perché, beh, l’ex city manager di Albertini è una figura che piace, specie tra i conservatori moderati che faticano a riconoscersi in Salvini o in altre derive xenofobe. Sala ha dimostrato che questo centrosinistra – progressista, contemporaneo e pro-business – può reggere. Parisi ha dimostrato che un altro centrodestra è possibile. Sarebbe bello ripartire da qui.

Nelle immagini: Milano, Porta Nuova (Marco Bertorello e Filippo Montefiore AFP/Getty Images)
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