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L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.
La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Dopo il caso degli accoltellamenti sul treno, in Inghilterra vorrebbero installare nelle stazioni i metal detector come negli aeroporti Ma la ministra dei Trasporti Heidi Alexander ha già fatto sapere che la cosa renderà «un inferno» la vita dei passeggeri.
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.

Michelle e le madri d’America

Queste elezioni sono una lotta sul sogno americano: la first lady deve dimostrare che Obama ne è un esempio

05 Settembre 2012

Michelle Obama è immobile, al centro del podio. Sorride. È appena salita sul palcoscenico della convention democratica di Charlotte, è emozionata. Il pubblico la stava attendendo con trepidazione e ora la applaude convinto, sventolando i cartelli “we love Michelle” portati dai volontari. Ha un vestito di seta rosa senza maniche e i denti bianchissimi. Le guance di gomma le illuminano il viso, con un pizzico di cipria a schiarirle. Le prime parole quasi le restano in gola, ma non si emoziona e continua a parlare. Ha una voce calma, ferma. Materna. Parla alle mamme americane, come Elaine Brye, la madre dell’Ohio che un giorno le scrisse una lettera per ringraziarla e per tutta risposta fu invitata alla Casa Bianca insieme al marito. Ieri sera è stata Elaine a presenterla al pubblico, a introdurre “l’orgoglio delle madri d’America”.

Michelle ricorda i primi tempi con Barack, il buco sull’auto del marito da cui si vedeva l’asfalto, le scarpe buone mezzo numero più piccolo, i debiti contratti per andare all’università che nei primi anni di matrimonio erano maggiori delle rate del mutuo. Cerca un contatto con la middle class, un elettorato che a novembre sarà fondamentale per la riconferma del marito. Cerca di ricordare le sofferenze del marito, cresciuto dalla madre e dai nonni, che è stato il primo a soffire e per questo sa come affrontare i problemi. Un uomo che è “rimasto com’era”, nonostante i quattro anni alla Casa Bianca.

“Fare il presidente non ti cambia, ma rivela chi sei”. Il pubblico esplode, applaude convinto. “Siamo ancora una famiglia che pensa ai problemi della gente”, afferma con voce bassa ma decisa. “I love you, Michelle”, urla un uomo in sedia a rotelle dalla prima fila. Lei resta seria, il pubblico ascolta assorto. “Oggi amo mio marito più di quattro anni fa”. Una frase che nasconde un’intera campagna elettorale. “Fare l’impossibile è la storia di questa nazione”.

Queste elezioni sono una lotta sul sogno americano. I repubblicani sostengono che Obama lo stia uccidendo, il presidente afferma di esserne l’esempio. Come lo è Julian Castro, il sindaco di San Antonio a cui è affidato il keynote speech, che sale sul palco prima di Michelle. Ha 38 anni, la faccia da bravo ragazzo e prende lezioni di spagnolo. Con gli occhi lucidi ringrazia la madre, commossa sugli spalti, che una volta teneva in mano una scopa. “Ora io ho in mano questo microfono”. Il segreto per moltiplicare queste storie di successo è rieleggere Barack Obama. “Il sogno è universale, è l’America a renderlo reale”, afferma Castro fra gli applausi.

Il partito democratico punta a essere il simbolo delle minoranze. Una delegata dell’Illinois di origine indiana sfoggia un sari di seta azzurra, uno del New Mexico indossa un cappello a tesa larga e un cravattino da cowboy, e poi asiatici, afroamericani, latini. Anche i volontari sono di ogni età ed etnia, con il chador o il crocifisso che pende dal collo. E Castro, che nel 2010 è stato rieletto con l’82,9% delle preferenze, guarda ai suoi predecessori: Bill Clinton, a cui nel 1988 fu affidato il keynote speech della convention di Atlanta, e Barack Obama, a cui toccò il discorso principale a quella di Boston del 2004. È il primo ispanico ad affrontare il keynote. Sulle sue spalle poggia un disegno a lungo termine dei democratici, che proprio grazie ai latinos puntano in futuro a trasformare il Texas, da sempre fortezza repubblicana, in uno stato liberal. Castro guarda avanti e conquista il pubblico, ormai entusiasta. La platea è calda, coinvolta.

La prima ovazione della serata è stata però per Ted Kennedy, vecchio leone del senato americano scomparso tre anni fa. Sul maxischermo scorrono vecchie immagini in bianco e nero, il pubblico applaude. Poi all’improvviso lo schermo è a colori, sbiaditi. Appare un giovane Romney. È un vecchio dibattito televisivo durante le elezioni per il Senato del 1994. Ted Kennedy distrugge Romney, il pubblico è in estasi. Il giovane Romney è ammutolito, bastonato da Kennedy sull’aborto. “Teddy, Teddy”, urla il pubblico. Quell’anno Teddy Kennedy ottenne il 58% dei voti, Romney appena il 41%. Qua a Charlotte sperano tutti che Obama ne segua le orme.

(foto MLADEN ANTONOV/AFP/GettyImages)

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